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Ezio Frigerio “Io sono un mago”

Ezio Frigerio “Io sono un mago”. “Rapidi, pastosi, materici come le pennellate di un pittore informale, i capitoli che compongono questa autobiografia, attraversano il Novecento più colto e avventuroso. Fra una risata irriverente e qualche nostalgia, Ezio Frigerio ricorda la sua lunga esistenza con una sorprendente lucidità sentimentale. Nato da famiglia benestante comasca durante il fascismo, l’autore non esita a sorridere malignamente della buona borghesia locale.

Ezio Frigerio “Io sono un mago”

Il suo tratto corrosivo ricorda il miglior Piero Chiara, ma è Salgari che lo induce a essere curioso della vita, e a non risparmiarsi le più funamboliche avventure. Dopo la guerra, i bombardamenti, i tedeschi e la Liberazione, il giovane Frigerio scopre la pittura fiorentina, il mondo artistico che impregnerà anche il suo futuro mestiere di scenografo. E, ancora molto giovane, affronta l’impegno del teatro con Strehler come mentore – un sodalizio intenso e tempestoso che durerà decenni – quello del cinema con De Sica, la Loren e Mastroianni, il balletto con Rudolf Nureev. E, in seguito, gli allestimenti storici per il Piccolo Teatro di Milano, la Scala, l’Opéra di Parigi. Ma per Frigerio l’avventura è anche lontano dalle mille luci dei palcoscenici: nel silenzio immobile del deserto, nell’Africa più profonda, nella Russia più sconosciuta. Pagina dopo pagina il lettore incontra ricordi, sorrisi e qualche commozione non ancora sopita. Sberleffi e carezze, dedicati alla vita e alla sua magia. La stessa magia che il grande scenografo ha offerto agli spettatori per molte, moltissime sere. Giocando, come in queste pagine, su quel confine sottile e illusorio che sta fra verità e menzogna.”

Grafica Divina

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Questo è il comunicato stampa che accompagna il libro di Ezio Frigerio “Io sono un mago” edito da Baldini+Castoldi uscito, purtroppo, postumo. Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con il grande scenografo (nato a Erba nel 1930) in un memorabile allestimento dell’opera Turandot che il Festival Puccini mise in scena per l’inaugurazione del nuovo Teatro nel 2008. Regia di Maurizio Scaparro, costumi di Franca Squarciapino e, appunto, scene di Ezio Frigerio. Un allestimento che era di una bellezza e maestosità assolute.

Frigerio durante le prove non era di molte parole, anzi spesso lo sguardo era perso verso l’orizzonte su quelle sue scene che stavano prendendo vita. Molto gentile, appassionato di teatro e di arte sapeva incantare quando parlava.

Lo stesso avviene con questo libro di cui il comunicato stampa illustra perfettamente il contenuto, ma che non rivela la sorpresa che il lettore avrà nel leggerlo.

Possiamo iniziare da qualsiasi capitolo perché Frigerio narra sì la sua vita, ma lo fa per temi più che per cronologia che spesso si riavvolge su se stessa. Non scrive. Dipinge. Dipinge sensazioni, luoghi, ogni cosa diviene una scenografia, i ricordi si immobilizzano come quadri, i colori pare di toccarli, sentirne la grana passandoci sopra un dito. Sono memorie malinconiche, ma non tristi nemmeno nel capitolo finale che pare un requiem per il mondo teatrale.

Frigerio compone poesie non prosa e il suo libro è di suggestione per tutti coloro che amano la Letteratura proprio con la “L” maiuscola perché non è destinato solo a gli appassionati di teatro o a chi vi lava. Vi si trovano esperienze storiche, viaggi, sogni, amori. Come quello per la moglie che pur essendo solo accennato in qualche capitolo si sente potente e appassionato.

Un libro sorprendente che fa comprendere come tutta l’arte da lui studiata, i paesaggi visti si siano poi trovati su un punto di fuga prospettico in palcoscenico.

Da leggere: “Io sono un mago” di Ezio Frigerio

Articolo di: Luca Ramacciotti

Foto nell’articolo da Il Giorno

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