In libreria I sepolcri dei Medici libro prezioso premiato con il Fiorino d’argento scritto dal giornalista Marco Ferri con cui approfondiamo alcuni aspetti di questa splendida pubblicazione.
La nostra intervista
Un libro importante I sepolcri dei Medici, premiato con il Fiorino d’argento, che si addentra in una materia particolare: quale?
È la storia delle operazioni svoltesi nell’arco di quasi sei secoli sulle sepolture medicee di entrambi i rami della dinastia, sia quello di Cosimo il Vecchio, sia quello del fratello Lorenzo, definito ramo “popolano” da cui poi origina la discendenza granducale. È una storia dedicata ai Medici, ma più da morti che da vivi, perché basandomi su una vasta mole di fonti, sin dall’inizio mi sono reso conto che nessuno aveva ‘messo ordine nei cassetti della memoria’ di questa particolare tematica legata alla dinastia. Eppure molto spesso gli autori facevano riferimento, perché necessario, a episodi legati alle sepolture. Io ho razionalizzato una valanga di informazioni, aggiungendone altre, chiarendone una parte, smentendone un’altra. Adesso chi deve confrontarsi con traslazioni, esumazioni e ricognizioni delle sepolture medicee comprese tra il 1467 e il 2019 ha uno strumento in più. Che non sarà definitivo, ma almeno un po’ di ordine lo ha messo.
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Come hai organizzato l’immenso materiale a cui hai avuto accesso?
Sin dal 2003, quando parte il mio studio, avevo reperito fonti sia a stampa, sia manoscritte. Poi altre se ne sono aggiunte strada facendo; e ad altre ancora ci sono arrivate più di recente. Ho scelto di ordinarle cronologicamente, perché più utile per tutti, ma così facendo sono emersi anche innumerevoli contrasti tra le fonti. Ma tutto fa storia, compresa la storiografia. Alla fine saranno i posteri, semplici lettori o addetti ai lavori, a giudicare la validità di questo mio lavoro che considero il messaggio in bottiglia spedito nel tempo. È la traccia forse più evidente che lascerò della mia esistenza.
Quale il filo rosso che ha guidato la tua ricerca?
L’interesse per le questioni medicee. Perché non sono stato sempre e solamente interessato ai Medici ‘morti’, ma avendo fondato nel 2008 “Medicea. Rivista interdisciplinare di studi medicei” con la dottoressa Clara Gambaro, mi sono interessati alla dinastia a 360°. Poi però ho approfondito i miei studi nella particolare materia trattata nel libro. È quella che mi è più congeniale e che mi ha dato e mi sta dando più soddisfazioni. Vedi Fiorino…
Quali, se ci sono state, le difficoltà di questo lavoro e quali le conquiste?
Tante. Un libro di 500 pagine significa un terreno minato di oltre un milione di battute, o circa 150mila parole che dir si voglia, oltre 220 fotografie, ben 620 voci dell’indice dei nomi. Mi considero fortunato nell’aver trovato la forza di mettermi in discussione tante volte. Mi è servito per crescere, perché solo uno stupido non cambia mai idea. Per esempio, a stesura già iniziata, mi sono reso conto che vi erano tante vicende ormai storicizzate, perché lontane nel tempo e delineate da una bibliografia pressoché definitiva. Quella era ‘La storia’, una parte che nel mio libro occupa i primi 16 capitoli. Poi c’era una parte consistente di operazioni che avevo personalmente seguito dal vivo, come giornalista: ecco, quella non poteva essere trattata alla stessa stregua della storia perché rappresentava ‘La cronaca’. Occorreva un linguaggio e una consistenza diverse. E così è stato. Infine ho voluto inserire nel volume due casi emblematici, per far capire meglio quanto fosse importante approfondire queste storie, per dimostrare per esempio che il feretro di Cosimo I, morto nel 1574, nell’attuale sepoltura delle Cappelle Medicee vi è arrivato quasi 300 anni dopo. E nel frattempo che cosa è accaduto ai suoi resti? Dove sono stati conservati? Ecco, il libro vuole essere la risposta a queste domande. E così facendo il lettore e lo studioso scoprono tante novità. Garantito!
Cosa ti ha lasciato questo libro?
Leggerezza. Mi sono tolto una soddisfazione, ma anche un peso. Dovevo mettere insieme e razionalizzare tutte quelle informazioni. E, grazie al mio editore, Angelo Pontecorboli, ci sono riuscito. Ora sto meglio. Come dopo un esame, la discussione di una tesi di laurea ecc…
In quale direzione stai guardando adesso?
Vorrei saperlo anche io. Ho tante idee, ma niente di così intrigante da lanciarmi in una nuova impresa editoriale. Nel 2020 lavorai a un libro su Dante poiché nel 2021 c’era l’anniversario. Per ora cerco di riposare e di trovare qualcosa di sicuro appeal. E a meno che non trovi dei documenti inediti, la materia medicea per ora dovrà fare a meno di me. Certo, anche se l’emergenza Covid non aiuta, per i prossimi mesi ho un fitto programma di presentazioni editoriali del libro. Credo che durante tutto il 2022 mi dedicherò a spiegare a coloro che sono interessati, il senso del mio lavoro mediceo. Poi si vedrà.
Intervista di: Elena Torre