Cenerentola una fiaba dalle tenui sfumature dark. I teatri nonostante l’incertezza di un lungo, lunghissimo periodo, continuano a portare in scena la magia. Ci è riuscito nuovamente il Teatro Comunale di Bologna che per il periodo natalizio ha fatto alzare il sipario su uno dei titoli più amati rossiniani: La cenerentola. Emma Dante firma la regia pensata per il teatro Costanzi di Roma, il Comunale di Bologna ne riprende lo spettacolo.
La Cenerentola di Rossini, una fiaba dalle sfumature dark
La Dante realizza una messa in scena, con colori fiabeschi ma ben lontana dai lieto fine dell’immaginario collettivo. L’opera è molto affine al racconto di Perrault, i personaggi cardine sono gli stessi e si suddividono nella canoniche due squadre: buoni versus cattivi, anche se i buoni non sono mai totalmente innocenti e i cattivi risultano così grotteschi da fare simpatia. Zuccherosi quanto basta, i personaggi sono il perfetto bilanciamento della volgarità ostentata, di una ricchezza apparente che mal cela un’inesauribile povertà d’animo. Dante però calca ancora più la mano e sottolinea come i tre personaggi antagonisti alla protagonista, riservino a Cenerentola violenze psicologiche e domestiche nascoste nelle rassicuranti ma non più di tanto, mura domestiche.
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L’intento della regista è proprio quello di esaltare l’aspetto psicologico che si dovrebbe generare in dinamiche familiari perverse come queste ma non sempre ci riesce. o meglio, la ripresa dell’allestimento penalizza l’intento. Cenerentola interpretata da Chiara Amarù, è una ragazza semplice, rassegnata al suo ruolo dove trova conforto in tante “mini me” che le fanno compagnia. Le Cenerentola replicanti, la completano nel suo mondo lasciando intuire un totale estraniamento dal mondo esterno, mondo che verrà scoperto solo grazie all’arrivo del principe Don Ramiro, che si rivelerà essere un outsider, del nuovo mondo in questo caso, proprio come Cenerentola.Amarù, protagonista indiscussa della serata, dai bei toni bruniti, è sicura del suo mezzo vocale che non sfoggia mai totalmente, salvo poi per lasciarlo libero di esprimersi durante il bellissimo rondò finale. Pecca un pò di personalità scenica, dimessa fino alla fine ma forse è proprio l’intento registico a renderla al pubblico così, anche se alla fine riesce, per caso o volontà, ad addomesticare la famiglia disfunzionale, le due sorelle Clorinda e Tisbe, riesco nell’intento anche vocale, di rendersi insopportabili, d’altronde così vuole per loro questa visione registica. Sempre troppo sopra le righe.
Sonia Ciani e Aloisa Aseimberg sono in perfetta sincronia, resta però la curiosità di vedere due antagoniste un pò meno caricaturali. Lo stesso discorso vale per Dandini Alaimo, come sempre una garanzia vocale anche se complice i troppi impegni, e reduce da un riuscitissimo Falstaff fiorentino, delle volte si ha la sensazione che stia interpretando un altro ruolo. Timbro possente e voce sicura, Alaimo tratteggia un Dandini un pò annoiato. Antonino Siragusa , è un biondo principe ossigenato, rivestito di carta da zucchero, anch’esso come la protagonista, circondato da replicanti che lo aiutano a conquistare la vicinanza a Cenerentola. Canta, lo farebbe anche bene se non sentisse, lui o il direttore, l’esigenza di sfoggiare una voce eroica con sovracuti che sono assolutamente troppo per un’opera come questa. I fischi alla fine della prima sono, dal mio punto di vista, immeritati però suggerisco, a mio modesto parere, di non calcare troppo la mano. Completano il cast Vincenzo Taormina che interpreta Don Magnifico, non riuscendo nell’intento di farlo risultare antipatico e l’Alidoro di Gabriele Sagona, entrambi convincono vocalmente, Sagona definisce maggiormente colui che è custode di sapere e di nascosto agli occhi dei più, rivestito da libro, librone, è la perfetta incarnazione della conoscenza.
La serata è godibile, il pubblico del teatro Comunale di Bologna, è caldo ed entusiasta come sempre ed è la sua cifra distintiva anche se a stonare la serata è il direttore Nikolas Nagele che fin dall’attacco della splendida ouverture, fa capire che non ha la più pallida idea di quale sia la sua lettura per quest’opera. L’orchestra a tratti è in evidente difficoltà e rimedia come può. Spesso i solisti nei concertati gli sfuggono di mano e fanno quello che possono per dare senso a questa Cenerentola che per parola della stessa Dante, dovrebbe essere dark ma pare un incubo che dura un lampo, un sogno, un gioco.
In conclusione rimane un buon spettacolo riuscito a me. Rimane la curiosità di vedere e sentire il Dandini di Andrea Vincenzo Bonsignore che si alterna nel ruolo, a Nicola Alaimo.
Nota positiva per le coreografie, surreali ma non troppo, dove una serie di aspiranti, a volte improbabili, fanciulle da marito, gareggiano con la bella Cenerentola, riservandole doppi giochi e colpi bassi alle spalle. In fondo in guerra e in amore tutto è lecito e questo la Dante lo sottolinea bene.
Repliche fino a giovedì 23 dicembre 2021
Articolo di: Susanna Alberghini