Bracconaggio senza freni in Lombardia. L’apertura della stagione venatoria, come ogni anno, provoca un aumento esponenziale del numero di reati commessi a danno della fauna selvatica protetta. In questi giorni i Carabinieri Forestali e le guardie venatorie WWF Italia, insieme ai volontari di altre associazioni, hanno condotto numerose operazioni, in tutta Italia, per il contrasto ai crimini contro la natura. In Lombardia, nell’ambito dell’Operazione “Pettirosso”, ancora in corso, si sta assistendo ad un preoccupante aumento delle illegalità venatorie. Nelle valli bresciane centinaia di cacciatori continuano ad abbattere fauna selvatica protetta con l’utilizzo di mezzi vietati.
Bracconaggio senza freni in Lombardia: WWF chiede intervento dell’Unione Europea
Solo nell’ultima settimana le guardie volontarie WWF hanno denunciato 20 cacciatori in Lombardia, di cui ben 13 nella sola provincia di Brescia. Il 100% dei cacciatori controllati è stato trovato in possesso di fauna selvatica protetta abbattuta e quasi sempre si serviva di richiami acustici vietati. È stato addirittura individuato un soggetto che cacciava privo di licenza. Ogni giorno, inoltre, decine di segnalazioni giungono al numero anti-bracconaggio delle guardie WWF da tutta la Regione.
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Quanto sta accadendo dimostra ancora una volta che i crimini contro la fauna selvatica in Lombardia presentano le dimensioni di una vera emergenza e richiedono un impegno straordinario di contrasto.
Le sanzioni previste dalla Legge 157 del 1992, non sono efficaci a dissuadere questi soggetti che spesso sono spinti a delinquere dagli ingenti ricavi illeciti ottenuti dalla vendita di specie protette per fini di ristorazione (un esempio è lo spiedo bresciano) o per il mercato illecito dei richiami vivi.
La politica regionale, piuttosto che sostenere chi promuove il rispetto per la fauna selvatica, patrimonio di tutti, si è resa promotrice di una legge volta, tra l’altro, a ostacolare i controlli proprio sui richiami vivi, una delle più diffuse violazioni in Lombardia, impugnata dal Governo dinanzi alla Corte Costituzionale. Inoltre, a seguito della sonora sconfitta che la Giunta ha subito dal TAR, frutto dell’ennesimo calendario venatorio farcito di concessioni illegittime, il Presidente della Regione ha addirittura ricevuto una delegazione di cacciatori che, tra le varie proposte, chiedono la riapertura dei roccoli, strumenti con cui si pratica l’uccellagione (pratica vietata) o di sparare a specie protette come i fringuelli.
In questo gravissimo contesto, negli ultimi giorni, a fronte delle numerose sanzioni a carico dei cacciatori di frodo, numerose sigle rappresentative dei cacciatori, piuttosto che condannare chi vìola la legge hanno dato vita ad un inaccettabile e gravissimo attacco ai Carabinieri Forestali “colpevoli” a loro dire, di applicare la legge con “eccessivo” rigore. All’Arma dei Carabinieri e alle polizie provinciali va tutta la solidarietà e il sostegno del WWF.
Le valli bresciane sono identificate tra le sette aree a più alta densità di bracconaggio del Paese dal Piano di Azione antibracconaggio, istituito su stimolo della Commissione Europea proprio a causa della eccessiva diffusione e frequenza di crimini contro gli uccelli selvatici in Italia. Il WWF segnalerà alle istituzioni europee questa grave e diffusa situazione e chiederà di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la sistematica violazione della Direttiva “Uccelli”.
Non solo Lombardia. Negli ultimi giorni le guardie WWF Campania hanno sanzionato numerosi soggetti che esercitavano la caccia con mezzi vietati e recuperato una poiana uccisa a fucilate; in Toscana ancora una volta è stato abbattuto un Ibis eremita, specie rarissima e oggetto di un programma internazionale di reintroduzione; sempre in Toscana i Carabinieri hanno fermato un uomo che cacciava senza licenza e munito di 58 tagliole, mentre in Trentino continuano i furti di tordi dai nidi, destinati ad essere venduti come richiami vivi. Infine la Calabria, dove sono stati rinvenuti dai Carabinieri Forestali 235 ghiri congelati e destinati al mercato illecito della ristorazione, spesso gestito dalla ‘ndrangheta.
Il bracconaggio, l’avvelenamento, il traffico illegale di specie protette hanno un costo incalcolabile ed un impatto enorme su ambiente, salute umana ed economia. I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo, preceduti solo dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi e generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno (INTERPOL, 2014).
Per questa ragione il WWF Italia è parte del progetto SWiPE “Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe”, finanziato dal programma europeo LIFE e mirato rafforzare il contrasto ai crimini contro la natura tramite la collaborazione diretta con magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e tutti coloro che hanno un ruolo attivo nelle azioni di investigazione e persecuzione di questi odiosi crimini.
Per saperne di più sul Progetto Europeo Swife
Fonte: WWF