Il Venezia rappresenta una vera e propria anomalia nella massima serie nazionale di calcio: una squadra che sembrava finita in B per caso, e che è riuscita a raggiungere la massima serie in mezzo all’entusiasmo dei fan e allo stupore degli avversari.
Eppure, c’è molto da dire dietro alle performance di questo team che rappresenta un curioso fenomeno di calcio giocato e vissuto che “sa di buono”.
Un ritorno inatteso nella massima serie
Dopo 19 anni, il Venezia è ritornato in serie A grazie alla vittoria nei playoff della Serie B contro il Cittadella. Eroe della promozione, Riccardo Bocalon, ma il vero merito dell’exploit è stato dell’allenatore, Zanetti, che è riuscito a creare quella strana alchimia che ha portato la squadra letteralmente alle stelle.
Il ritorno in serie A del team era dato per molto improbabile da tutti i bookmaker, e anche ora le quote di serie A che riguardano i lagunari non sono particolarmente favorevoli: assieme alla Salernitana, il Venezia riporta quote di 1.40 riguardo al suo ritorno nella serie cadetta per il prossimo campionato – quindi, un pronostico assai probabile per le grandi agenzie di scommesse.
Eppure, il Venezia ha già saputo sorprendere e sconvolgere i pronostici. Il passato travagliato del team, con tre fallimenti, è stato spazzato via con un colpo di spugna. Ma le storiche peculiarità nel Venezia, che raccoglie l’eredità – e i colori – delle due formazioni che l’hanno composto nel 1987, sono state ben rappresentate dallo scontro che è avvenuto in fase di preparazione della serie A.
Le nuove maglie: apriti cielo!
La maglia della squadra era originariamente nera, verde e arancione, e questi tre colori rappresentavano le componenti della sua storia. E durante la presentazione della nuova maglia, voluta dal Presidente, lo statunitense Duncan Niederauer, totalmente nera con poche concessioni agli altri colori, le proteste sono state numerose.
Questo aneddoto riassume brevemente lo spirito calcistico che alberga al Venezia FC e ben rappresenta la sua città, un luogo con infinite partigianerie di antica data, dove il gioco del calcio assume un valore quasi di comprimario rispetto alle passioni, anche se in teoria dovrebbe essere l’elemento principale.
Il fascino di Venezia e il suo stadio di calcio
I problemi che la dirigenza del Venezia si trova ad affrontare non sono solo culturali e ambientali: anche la natura tipicamente lagunare ha da dire la sua. Lo stadio ufficiale del Venezia, il Pierluigi Penzo, è stato edificato 100 anni fa in mezzo all’acqua, che lo circonda su tre lati. E come tutti gli edifici, ha problemi strutturali.
La struttura richiede dei pesanti lavori di ammodernamento e adeguamento alle richieste della massima serie, che stanno proseguendo senza sosta a ritmi forsennati – una cosa che sembra contrastare con l’acqua pigra della laguna. Ma si sa: Venezia – e il suo mondo rarefatto composto di suggestioni antiche e di esigenze moderne – sono fatte di eccessi e di estremi.
I progetti della squadra per il campionato 2021-2022
Nessuno a Venezia si fa delle illusioni sul campionato: tutti sanno che il Venezia non può ambire che a un ruolo di comprimaria intorno alle corazzate quali l’Inter, la Juve, la Roma, o il Napoli che l’ha superata con un netto 2 – 0 al Maradona. C’è comunque da dire che la squadra lagunare ha evidenziato un bel gioco e ha messo in difficoltà i padroni di casa nel primo tempo, nonostante la rosa risicata e le molte assenze, anche se il tecnico si aspettava di più.
Il Presidente e il Mister, in diverse conferenze stampa, hanno sottolineato l’impegno comune di tutti per portare a casa il risultato, che il primo anno non può che essere la salvezza, ma non hanno nascosto i loro sogni, come quello di arrivare in Europa.
Certo è che la strada è lunga, ma con l’umiltà e la tenacia che l’hanno contraddistinto, Zanetti – che ha un contratto fino al 2025 – avrà tutto il tempo per lavorare.