“Una stanza tutta per sé”: è questo il titolo del nuovo spettacolo che andrà in scena tra pochi giorni al Campania Teatro Festival, la rassegna artistica all’insegna dello spettacolo e dell’intrattenimento che ogni anno si tiene nel Cortile della Reggia di Capodimonte, a Napoli.
Il 6 e il 7 luglio saranno i giorni di Marianella Bargilli: l’attrice toscana è prossima al debutto per lo spettacolo ispirato e liberamente tratto dall’omonimo saggio della scrittrice inglese, Virginia Woolf.
A lavorare sull’opera il drammaturgo Gian Maria Cervo e il regista Alessio Pizzech, entrambi dediti ad un delicato adattamento di uno dei saggi più importanti della scrittrice e, più in generale, della letteratura inglese.
Marianella Bargilli è Virginia Woolf
Lo spettacolo ripropone tutti i temi presenti all’interno del saggio, un’esibizione all’insegna del riscatto, dell’affermazione di sé in quanto donna, ma anche uno spettacolo che lascia spazio al pensiero e alla riflessione su ciò che la donna rappresenta oggi, su quanto e come questi temi siano invecchiati dagli anni Trenta del Novecento ad oggi. Bargilli vestirà i panni della scrittrice inglese e per un’ora sarà protagonista, insieme alle musiche originali di Mario Incudine, di un viaggio che condurrà il pubblico in una riflessione sui diritti, sulla libertà, sulla rivendicazione, con intelligenza e umorismo, umorismo che fu proprio di Woolf. L’abilità dell’attrice starà proprio nel far emergere tutte le tematiche portate nero su bianco per la prima volta dall’autrice inglese, senza, però, che quest’ultima abbia la meglio su di lei.
Il tentativo del testo è proprio quello di dare una linea al pensiero femminile: il fine ultimo dell’autrice era quello di rivendicare la possibilità di essere ammesse ad una cultura che fino a quel momento si era rivelata ad esclusivo appannaggio maschile, mentre quello dell’attrice sarà quello di far capire quanto questo sia ancora oggi un percorso ostile e tortuoso. Sebbene infatti oggi vi sia la possibilità per le donne di accedere alla cultura – cosa che effettivamente la si deve attribuire agli sforzi di donne simbolo come la Woolf – sembrerebbe ancora difficile riuscire ad affermarsi in un panorama apparentemente patriarcale. Risultano dunque di particolare rilevanza, e, anzi, essenziali, testi e rivisitazioni teatrali di questo tipo, che calchino la mano sull’importanza dell’esser donna, sull’importanza di far prevalere il proprio pensiero ed il proprio essere in una comunità che lascia ancora – e tristemente – poco spazio al genere femminile.
“Ritrovarsi in uno spettacolo, in un personaggio come Virginia Woolf è spiazzante – dichiara Bargilli – è una riflessione profonda anche sulla mia persona come donna. Lei è un’autrice profonda, intensa, che ti porta a pensare, ad intenerirti, ma anche a preoccuparti: tante e belle emozioni racchiuse in un sunto che abbiamo realizzato con questo saggio. Per cui – continua l’attrice – io metto tutto quello che è la mia ricerca di indipendenza, di libertà, di voglia di crescere e di capire ancora più nel profondo il mio essere donna”.
Insomma, lo spettacolo darà la possibilità a noi pubblico di creare, durante quel lasso di tempo, una stanza tutta per sé, in cui ritrovare il coraggio di essere, di affermarsi e di scoprirsi senza il timore di essere giudicati. Una stanza, però, che non dovrà essere chiusa e dimenticata a fine spettacolo, ma che dovrà anzi esser portata sempre con sé, così da avere un punto fermo di riferimento dove ritrovarsi nei giorni in cui ci si sente smarriti. E vuole essere – ovviamente – anche un invito a considerare le stanze altrui, con tutte le loro particolarità, senza prenderci l’onere di considerare solo la nostra, ma guardando – magari anche con stima – la crescita che gli altri hanno costruito all’interno delle proprie. Un lavoro di reciproca stima sempre più necessario ai giorni nostri, essenziale per capirsi e rispettarsi, e per accettare chi ha trovato il coraggio di affermarsi in una società ancora colma di tabù.
“Per me la “stanza tutta per sé” – dichiara Gian Maria Cervo – è una stanza dove si rende di nuovo pericoloso, eccitante, genuino e perfino spensierato il discorso sul genere”. “Lo spettacolo – continua il regista Alessio Pizzech – vuole diventare una creazione aperta al pubblico, dove ritrovare la nostra intelligenza, lontano dai rumori della stupidità e della superficialità. Vuole essere un ritorno al valore dell’intelligenza che si riappropria del tempo e dello spazio, con un sorriso divertito e distante verso tante miserie umane”.
L’appuntamento è dunque fissato per il 6 il 7 luglio al Campania Teatro Festival, con uno spettacolo colmo di riflessioni ma anche di umorismo, all’insegna del rispetto e della conoscenza.
Articolo di: Riccardo Capurro