Home Da conoscere “Il riparatore di libri”: ce ne parla l’autore Giorgio PCA Mameli

“Il riparatore di libri”: ce ne parla l’autore Giorgio PCA Mameli

In libreria per Gruppo Editoriale Bonanno, “Il riparatore di libri” di Giorgio PCA Mameli.
Basta una manciata di secondi per dire di un’esistenza e vedere scorrerne gli episodi più significativi: più belli, più brutti, più esaltanti, più umilianti. La vita è la somma di tanti sedicesimi, che compongono un libro. Con una differenza: gli strappi, le lacune e le sfilacciature di un volume possono essere riparati, ma gli strappi, le lacune e le sfilacciature della vita no: stanno lì dove stanno. Immobili. Solo il senso e l’interpretazione di quello che è stato, che hanno portato al presente, possono essere cambiati. E questo può farlo soltanto il riparatore.

In questa intervista le parole dell’autore

Quando nasce la figura de “Il riparatore di libri”?

Grafica Divina

Nasce dal caso, come sempre. Stavo sfogliando un vecchio album di fotografie quando mi è tornato alla mente un episodio, diciamo controverso, che avevo cacciato in fondo al sacco dei ricordi. A quel punto ne sono usciti a grappoli anche altri. Li ho rivissuti per “come”  quei fatti erano accaduti e ho pensato anche ai corollari che a questi stavano attorno e li avevano determinati: chi aveva detto cosa a chi e come. Molto importante il come. E tuttavia questo non mi è bastato: mi sono messo, a rivisitare la vicenda e soprattutto il suo contesto. Non tanto nella sua forma, quel che è fatto è fatto, quanto nelle sue motivazioni intrinseche, quelle nascoste. Quindi sono andato alle sue radici. Insomma ho cercato di capire il perché quel “cosa”, quel “chi” e quel “come” erano potute accadere proprio in quel preciso modo. Allora , in qualche misura mi sono trovato a “riparare” quei ricordi. Ed è nato il riparatore.

Il riparatore di libri

In che modo libri e vita si assomigliano?

Il parallelo è naturale, direi che avviene quasi per definizione. I libri, i romanzi, non raccontano storie di vite? E non si dice del “libro della vita?”. In più: se i libri da un lato sono la sommatoria di capitoli che tangibilmente si manifestano come ottavi o sedicesimi, la vita non si sviluppa anch’essa per “blocchetti” successivi e talvolta indipendenti? E quando si chiude una storia, magari d’amore, ma anche d’affari, non si dice: “capitolo chiuso”? Una vita e un libro si assomigliano nel loro strutturarsi a circa il 90%. E poi c’è un 10% che li differenzia nettamente. Un libro può essere scritto e riscritto all’infinito, si possono apportare correzioni, aggiunte, miglioramenti, cancellazioni, si può anche bruciare e scompare nel niente. La vita invece no, è un testo che si può scrivere, nei fatti, una volta e solo una volta, non ci sarà mail la sua bella copia. Per quanto si cerchi di cancellare gli avvenimenti sgradevoli questi riemergeranno sempre. Magari a distanza di anni. Sotto la forma di ricordi. E allora si potrà autogiustificarsi, ma le auto giustificazioni non riescono mai ad ingannare fino in fondo l’autogiustificatore.

Cosa hai dato a questa storia e cosa questa storia ha dato a te?

Io non gli ho dato molto, solo il “la”, poi la storia, con tutti i suoi episodi e ricordi, si inventata e sviluppata da sola. Come sempre mi succede quando scrivo. Mentre, per converso, questo romanzo mi ha dato tanto. Sono solo una novantina di pagine, ma per scriverle ci ho messo quasi due anni. Così tanto tempo perché quasi ogni pagina mi costringeva a ripensare alla mia, di storia e agli episodi che l’hanno costellata. Il protagonista dopo un terzo del percorso ha iniziato a lanciarmi dei segnali e a poco più di metà finalmente mi ha fornito la chiave di lettura in modo chiaro ed esplicito. Almeno per me. È stata una liberazione, perché a quel punto finalmente ho capito, ho ripensato alla mia vita, che non è così avventurosa come quella del protagonista e i miei ricordi hanno assunto un profilo differente. Quindi sì, questa storia mi ha dato molto e mi ha aiutato anche nell’impostare il romanzo successivo.

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