È il 1976, in piena dittatura militare argentina, quando Marta Taboada – madre dell’autrice, avvocata e militante nel Movimiento Revolucionario 17 de Octubre – viene sequestrata che la figlia è ancora una bambina: sarà assassinata qualche mese dopo, i suoi resti finiranno in una fossa comune, saranno recuperati solo trentaquattro anni dopo e infine identificati nel 2010. Ed è questo il punto di partenza della storia raccontata da Marta Dillon nel suo Aparecida, una storia che ha inizio con il lieto fine più triste del mondo, e rappresenta una delle celebrazioni più dolorose della storia argentina.
In libreria “Aparecida” di Marta Dillon
Tra autobiografia, biografia famigliare, giornalismo letterario e finzione tout court e con l’uso di materiali eterogenei (documenti giudiziari, poesie, interviste, canzoni, rapporti di polizia, documenti tecnico-scientifici, sogni, descrizioni di fotografie e di filmini casalinghi), Marta Dillon decostruisce, con questo libro, un percorso che inizia come figlia maggiore di tre fratellini in una famiglia degli anni ’70 e che, attraverso la ricerca, la militanza, l’impegno civile e sociale, la trasforma in una Figlia con la effe maiuscola.
Scritto con intelligenza e maestria, con una prosa intima e poetica, in cui non mancano le incursioni di particolari circostanze storiche, sociali e politiche, Aparecida è anche un libro in cui irrompono senza preavviso, ma con un tempismo perfetto, immagini e metafore visive di grande bellezza e suggestione, che affondano nel profondo e che potenziano il racconto con un album mentale di fotografie.