In uno dei tanti fine settimana parigini, trascorsi tra le bancarelle del Marché du livre anciene et d’occasion George Brassens, Stefano Mancuso e il suo “antagonista”, il professor Henri Gerard, sono alla ricerca di meraviglie.
Protetta da una sovracoperta di plastica una rilegatura del Settecento non può certo sfuggire a Mancuso, che si diverte ad incuriosire il suo “rivale” per poi sottrargli all’ultimo il piacere dell’acquisto.
Il titolo del volume è a dir poco magnifico: Essai historique et patriotique sur les arbres de la liberté.
E proprio con il mistero degli alberi della libertà si apre questo volume, illustrato dall’autore stesso e dedicato agli organismi che a buon diritto sono i veri ed indiscussi abitanti del Pianeta: gli animali in totale (noi compresi, ci piaccia o no!) sono solo lo 0.3% della biomassa, le piante raggiungono l’85%.
Stefano Mancuso è uno di quegli scienziati che non avrebbero bisogno di presentazione.
Sua è la direzione del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze.
Fondatore dell’International Society for Plant Signaling & Behavior, è un divulgatore incredibile: i suoi libri sono stati tradotti in almeno venti lingue.
Nella prefazione a questo libro si chiede se il suo percepire la presenza delle piante ovunque, in ogni ambito e situazione, fosse solo la conseguenza del suo amore per questi esseri incredibili.
Come per la protagonista di quel racconto di Maupassant che si innamorava di frequente e il suo mondo cambiava di continuo in base alla professione dell’amato.
Un giorno erano tutti codici e leggi per via dell’avvocato, un altro tutto cavalli, un altro ancora tutto farmaci per via del farmacista.
Invece no, le piante davvero sono ovunque, in ogni storia, in ogni ambito della vita, dappertutto.
Vera e propria nervatura, un’autentica mappa (o pianta!) del mondo…
La pianta del mondo
Stefano Mancuso
Editori Laterza
Articolo di: Cinzia Ciarmatori