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Ospite del nostro format musicale Peligro

Peligro, all’anagrafe Andrea Mietta, è un rapper milanese classe ’92. Appassionato di musica fin da piccolo, comincia a dedicarvisi all’età di 14 anni. Nel 2011 scrive il suo primo album, “Scontento”, il cui coordinamento artistico è affidato al produttore argentino Hernan Brando (Hotel Buena Vida). Nel 2012 pubblica “Ep-Centro”, realizzato in collaborazione con i rapper della scena milanese Rike e Seppiah, scritto e registrato in una notte. Nel 2013 esce il secondo album, “Musica dannata” (prodotto da Hernan Brando).

Nel 2015 Peligro pubblica in tre parti il mixtape “Training Camp” e l’anno seguente esce il suo terzo disco ufficiale “Tutto cambia”, distribuito da Artist First e presentato sui più importanti palchi d’Italia come quello del Deejay On Stage a Riccione, del MEI di Faenza e del Tour Music Fest di Roma. A fine 2016 esce l’EP Assoluto(Artist First), nuovamente prodotto da Hernan Brando.

Grafica Divina

Dopo varie esperienze come la partecipazione all’Emergenza Festival, alla FluoRun di Milano, al Premio Lunezia (sezione Nuove Proposte) a Roma e Marina di Carrara, al Deejay On Stage a Riccione e varie esibizioni su palchi storici come quello della Locanda Blues di Roma e del Bundalinda di Brugherio, nel 2018 esce l’album “Mietta sono io” (prodotto da Marco Zangirolami),che viene presentato al MEI – Meeting Etichette Indipendenti, al Festival Show 2018 e al Deejay On Stage a Riccione.

A giugno 2019 Peligro pubblica il singolo “Gemelli”, prodotto da Hernan Brando, e partecipa alle edizioni 2019 di Festival Show e MEI, mentre nel dicembre dello stesso anno esce il brano “Quanto ti costa

-Di cosa parla “Respiro”?

Respiro” è un viaggio musicale. I brani non hanno un tema ricorrente, parlo di suggestioni, delle cose che ho visto e che ho sentito.

-Quali sono i generi in cui spazi nel tuo nuovo EP?

Ho cercato di muovermi in mondi che non avevo ancora esplorato. Ci sono tante sonorità diverse, ovviamente c’è il rap, ma c’è anche il pop, un po’ di trap, un po’ di rumba, il two-step, l’elettronica… tante cose!

-Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Quando scrivo parto sempre da delle sensazioni, delle suggestioni… scrivere per me è un modo di analizzare come mi sento, di sviscerare dei fenomeni che mi fanno riflettere e di descriverli con delle istantanee, delle fotografie.

-Cosa non deve mai mancare in un brano che ascolti e in uno che scrivi? 

Per me una condizione necessaria di ogni brano – leggero o impegnato, di qualsiasi cosa di parli – è la musicalità e l’equilibrio. Tante volte si sacrifica la godibilità sull’altare della sperimentazione o di chissà cos’altro. Io non sposo questa filosofia. Anche la musica più strana e sperimentale non può prescindere da un principio di godibilità. È un dovere di chi fa musica nei confronti di chi ascolterà.

-Cosa pensi dei talent show? Hai mai pensato di parteciparci?

Ci ho pensato e ci ho anche provato, ma evidentemente non era la mia strada.

Penso che i talent show facciano il loro lavoro: sono degli spettacoli televisivi in cui la musica recita una parte all’interno di un ecosistema più grande.

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