Marsilio editore ha dato vita ad una collana chiamata Passaparola, in cui gli scrittori italiani sono chiamati a raccontare di sé partendo da un libro.
Su dasapere.it trovate il racconto di Simona Vinci “Mai più sola nel bosco” che ci ha portato all’interno delle fiabe dei fratelli Grimm.
Oggi invece Francesco Pacifico, scrittore, traduttore ed editor, ci racconta come in Io e Clarissa Dalloway sia possibile trovare una nuova educazione sentimentale per i ragazzi.
Lo fa partendo proprio dall’esperienza personale, analizzando come l’essere cresciuti leggendo Stendhal possa farti diventare un “corteggiatore napoleonico, uno che dopo un sì cerca un altro sì, e poi ancora un altro in una sorta di karma dell’assertività […] che impedisce di capire i no che di tanto in tanto tutti riceviamo nella vita.”
Pacifico ci fa capire come Virginia Wolf sia anche una scrittrice da uomini e in che modo leggendo La signora Dalloway si possa imparare a comprendere l’animo femminile e a corteggiare una donna senza assediarla, quanto sia importante l’ascolto e soprattutto come “il maschio alfa non esista ma ci sia solo una lotteria truccata che regala soldi e proprietà immobiliari”.
E comprendiamo come i fiori che all’inizio del romanzo Clarissa Dalloway vuole comprare siano il più perfetto simbolo della celebrazione della vita, una vita magistralmente raccontata dalla scrittrice che meglio di altri ha saputo scandagliare il fondale sabbioso delle complesse emozioni umane.
Io e Clarissa Dalloway
Francesco Pacifico
Marsilio
Articolo di: Elena Torre