“#cucitialcuore. Diario di un padre fortunato” non è un libro facile da recensire. Data la tematica potrebbe essere un libro strappalacrime, dolente o con dei risvolti di humor forzato, quasi a sottolineare che, nonostante la malattia di Tommi, tutto vada bene. Se c’è abbiamo della sottile ironia rivolta contro un mondo che spesso non capisce, non ci capisce o non comprendiamo perché giri in quel modo. In realtà si tratta di un libro dove Francesco Cannadoro parla della sua esperienza, senza giri, senza abbellimenti, mostra quello che è stato ed è essere padre. Al di là della malattia, solo con il cuore.
Iniziamo dal dopo libro. È successo ciò che ti eri preventivato nello scriverlo?
Tenendo presente che non mi ero preventivato grandi cose se non la possibilità di aumentare il pubblico passando per un canale diverso, direi di si. I followers sono raddoppiati dall’uscita del libro, ma credo che non sia esclusivamente merito suo. Il percorso social si è evoluto e incontra il favore di chi ci si imbatte, quindi a dirtela tutta è più il percorso web a trascinare il libro che il contrario.
Un libro. Un blog. Quante persone ha conosciuto attraverso di essi e potuto aiutare? Dare una parola di conforto?
Molte! Come molte hanno aiutato me/noi. Diario di un padre fortunato è un meraviglioso esempio di mutuo-aiuto. Informazioni, nozioni, gesti! Tutto a doppio senso. Va e torna.
Spesso nel libro c’è un’ironia “da reazione” ad un mondo che così bello non è eppure piano piano a volte si scivola verso una specie di normalità. Anche nella differenza si trova il quotidiano?
Il quotidiano è qualunque cosa tu viva ogni singolo giorno. Se per qualcuno il semplice quotidiano è alzarsi e preparare il latte per il proprio figlio, per noi è preparare 7 siringhe tra antiepilettici, gastroprotettori e altro… dopo un po’ non ci fai più caso. Non dico che faremmo fatica ad abituarci alla normalità (perché sarebbe una cavolata) ma “nel nostro” ormai ci sguazziamo (imprevisti a parte naturalmente).
C’è stato un momento in cui hai sentito che non potevi (potevate) farcela?
3 volte la settimana. E guai se non accadesse. La paura di non farcela è innanzitutto sintomo che stai dando il giusto peso a ciò che stai vivendo. Ovvio non devi farti sopraffare da quel peso, ma tenerlo presente e temerlo fa tenere alta la guardia. Cosa davvero accadrà lo scopriremo solo vivendo, inutile soffermarsi più di quanto sia sano a pensare al domani. Qui e ora sta succedendo tutto ciò che merita la mia/nostra attenzione.
Quale aiuto concreto le persone che leggono questa intervista o i tuoi post possono dare?
Venire a trovarci sui social, unirsi alla nostra battaglia contro il drago e magari di quando in quando condividere qualche contenuto. E ovviamente comprare il libro! Ah.. se a qualcuno avanza una macchina attrezzata….
Quale è il momento da papà che ricordi con maggiore intensità
Ce ne sono diversi, alcuni sono anche descritti nel libro. Momenti difficili che abbiamo superato solo grazie al nostro essere uniti e alla nostra volontà di essere famiglia. Perché ci va un sacco di volontà ad essere davvero famiglia e ancor di più in una situazione come la nostra che porta spesso a fare voli pindarici con la mente per fuggire qualche minuto dalla realtà. Minuto dopo minuto molta gente si è scoperta improvvisamente lontana e sono crollati un sacco di castelli. Però, proprio vista la nostra situazione, se devo scegliere un momento scelgo “tutte le mattine”. Noi non sappiamo quanto Tommi starà con noi, quindi ogni nuovo giorno che inizia, trovarci ancora tutti e tre, è l’emoziona più intensa che possiamo provare senza nemmeno accorgercene.
La tua definizione di essere padre
Siamo tutti persone, abbiamo tutti i nostri limiti e i nostri difetti, ma quando un figlio “sente” suo padre allora quello è un padre. Non esistono buoni padri e padri cattivi. Esistono padri e “tizi che hanno messo incinta tua madre” (e ovviamente vale anche per le madri). UN padre è presenza. E non parlo di presenza fisica. Uno può essere lontano stando a 20 cm e “cucitoalcuore” stando dall’altra parte del mondo.
Intervista di: Luca Ramacciotti