MyOwnMine è un progetto nato dall’idea di Francesco Parise nel 2012. Partito come progetto solista, Francesco Parise trova un’affinità artistica con Yandro Estrada (Camera237, Kyle, Artico), con il quale elabora una nuova visione del progetto MyOwnMine. I nuovi territori artistici si orientano verso il pop internazionale con uno sguardo al nu-soul contemporaneo e al synth-pop anni ’80. Ai due, nel 2018, si unisce Giuseppe Mazzuca al basso. Nello stesso anno il progetto entra nel rooster di Lumaca Dischi per cui uscirà il 28 febbraio 2020 il disco d’esordio “Everything is in perspective” con la produzione artistica di Vladimir Costabile.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Il processo di creazione è spesso casuale e disordinato: passo molte ore al pianoforte ed eventualmente alcune idee mi piacciono. Da lì c’è una prima fase di registrazionecasalinga in cui metto giù delle strutture con delle parole inventate. Poi in sala prove con Yandro e Giuseppe (gli altri due membri di Myownmine) arrangiamo insieme la canzone. Le fonti di ispirazione sono le più disparate, ovviamente c’è tanta musica contemporanea di vari tipi: hip hop, jazz, rnb.
Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?
Myownmine è un progetto che esiste nella mia testa da un po’ di tempo. Nel 2018abbiamo trovato, finalmente, una forma definitiva con l’ingresso di Giuseppe e siamoriusciti a finire la scrittura del nostro primo disco “Everything is in perspective”. Adessosiamo concentrati sul portarlo live nel miglior modo possibile.
Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?
C’è veramente un po’ di tutto: si possono citare gli Smiths ma anche tutta l’elettronica contemporanea. Noi tre abbiamo spesso ascolti diversi e questa cosa aiuta a mescolare ancora di più le nostre influenze: scriviamo canzoni pop ma siamo in grado di inserire poliritmie, bassi distorti e accordi jazzy, proprio perché le esperienze musicali e i nostri ascolti sono molto differenti e variegati.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Dipende dall’obiettivo che ci si pone. Se si vuole rimanere coerenti con sé stessi e con la propria generazione e quello che ha da dire bisogna fare sacrifici molto grandi. L’Italia in questo non aiuta per via del provincialismo dilagante nella musica commerciale: le cose più moderne suonano già vecchie e vedo miei coetanei rivolgersi agli adolescenti pur di avere un riscontro (perché i giovani sono i grandi onnivori della musica). Sarebbe bellose ci fosse un moto di orgoglio verso ciò che produciamo e che non è prettamente mainstream, ci vuole impegno e dedizione anche per portare avanti una visione culturale e noi puntiamo a questo.
Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Sono stati la svolta nella commercializzazione globale della musica, ognuno ha il poteredi farsi sentire. Rimane, però, sempre un mezzo che necessita di competenze e spesso di investimenti economici e a volte sembra quasi uno svantaggio per chi non ha la
disponibilità di investire tanti soldi. In più, in Italia, sembra quasi che il mercato digitale abbia una vita a sé stante sul mercato reale della musica suonata: artisti con milioni di views e ascolti non riescono a mettere in piedi un tour organico e annaspano.
Progetti?
Per ora siamo concentratissimi sulla preparazione del live e sul piccolo tour promozionale che faremo a marzo in diverse città d’Italia: ci piace lavorare nel presente.