GERO (o Gero Riggio), pseudonimo di Calogero Pasquale Riggio nasce a Mussomeli (CL) nel 1987. Nel 2007 è Finalista al Festival di Castrocaro con prima serata su Rai Uno. Nel 2009 pubblica il suo primo demo album “Guardando nel mio specchio” distribuito da Major-free che contiene il singolo “L’Indistruttibile” ripubblicata sulle compilation di Radio Tour Festival e Suono Siciliano (distribuzione USA, Argentina e Canada). Negli anni viene scelto come open-act di alcuni concerti di Ron, Gatto Panceri, Francesco Tricarico e Tinturia. Partecipa nel 2018 con il brano “Svuoto Il Bicchiere” dedicato a Paolo Borsellino, al Premio “MUSICA CONTRO LE MAFIE” riuscendo a centrare la vittoria assoluta del concorso. Conosciamolo meglio…
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho cominciato ad approcciarmi al Mondo della Musica quando avevo sedici anni. Frequentai un centro di aggregazione giovanile dove imparai a suonare la chitarra. Prima mi divertivo a trasformare in italiano testi di grandi successi internazionali ma quando ebbi tra le mani la chitarra mi sono reso subito conto di avere tra le mani lo strumento che mi avrebbe salvato la vita molte volte. Iniziai a buttare giù le prime idee di inediti. Per lo più parlavano di storie d’amore platoniche da un punto di vista di un adolescente ai primi approcci con l’altro sesso. Ero timido e mi vergognavo. Così cercai di sfogarmi sui fogli di carta. In uno di questi momenti nacque il mio primo brano “19 Agosto”
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
La mia musica nasce da un esigenza interiore che non saprei descrivere bene a parole. Ho sempre pensato che per certe cose è la natura e la sensibilità di ognuno di noi che fa il grosso del lavoro. Ho sempre considerato la musica come una dimensione parallela dove puoi tutto. Puoi persino parlare di cose che magari nella realtà sono difficili da realizzare. Diciamo che avevo bisogno di viverla questa dimensione alternativa che Madre Natura mi aveva donato. Non ho grosse fonti di ispirazioni perché fortunatamente la vita, la gente che incontri, quello che succede intorno, se riesci a coglierlo diventa un grosso spunto di riflessione. Se ti riferisci agli artisti in cui mi ispiro, ti dico che mi piace ascoltare molto cantautorato italiano perché reputo che la poetica che utilizzano i grandi maestri della canzone italiana sia unica e sola nel mondo. L’ultimo, in ordine di tempo è Dario Brunori.
Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?
“Un Anno in più” è sicuramente un passaggio obbligato per la mia vita artistica. Mi piace definirlo “raccolta” perché abbraccia diversi periodi compositivi. Ci ho impiegato tempo perché volevo infilarmi nella giusta dimensione prima di farlo uscire fuori. Volevo essere sicuro che fosse davvero quello che desideravo e credo di esserci riuscito. Si parla di un Disco completo dove trovi influenze cantautorali, intime ma allo stesso tempo brani leggeri, ballabili ed echi funkeggianti. Mi sono divertito molto nel comporlo perché davvero è un Disco libero che mi ha fatto sorridere, riflettere ed emozionare mentre lo scrivevo.
Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica?
In realtà credo che si stata la musica a incrociare la mia strada. Nella vita faccio altre cose che mi permettono di investire su questa grande passione. Non rincorro i sogni ma cerco di beccarli ad un incrocio prima o poi. Scrivere mi rende libero, mi rende vero. Pensare solo che quello che tu percepisci può essere di aiuto per altri mi rende molto felice. Vedo la musica come una socioterapia. Poi tutto è venuto su in maniera naturale.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Lavorare nella musica oggi vuol dire “sacrificio” principalmente. Devi metterla davanti a tutto se vuoi ottenere il massimo ed oggi è veramente molto difficile. Le possibilità e soprattutto le grandi aziende del mercato discografico investono pochissimo nei progetti. Ormai si può parlare quasi di “autoproduzione” anche se si è sotto contratto editoriale importante. Quindi molte volte devi guadagnarti da vivere in altri modi per poter lavorare nella musica. Ormai il passaggio obbligato dai talent è l’unico mezzo per arrivare subito al grande pubblico ma è anche un arma a doppio taglio e logicamente molto complicato da centrare. Credo che per lavorare nella musica oggi non basti solo avere il talento ma servono idee lungimiranti e osare, osare sempre ed essere veloci, rapidi e intuitivi. Questo Mondo va più veloce della luce e se ti fermi un attimo resti indietro.
Progetti?
Dedicherò al momento tutte le attenzioni a fare conoscere questo album e le sue canzoni. Poi cercherò di trovare le condizioni necessarie per poterlo suonare dal vivo, vero banco di prova per capire dove può arrivare. Lo considero un disco molto importante per la mia crescita artistica e cercherò in tutti i modi di farlo conoscere a quanta più gente possibile.