Alessandro Minichino, in arte ALE ICE, è nato a Maratea (PZ) il 03 maggio 1999. Vive i primi due anni della sua vita in un piccolo paese della provincia di Salerno ai confini con la Basilicata.
Quali sono le tue fonti d’ispirazione quando hai deciso che avresti voluto intraprendere la strada della musica?
Penso di aver capito realmente di voler far musica quando da piccolo mia madre mi portò con sé al concerto di Marco Masini. Rimasi entusiasta della magia che avvolgeva il live; fui totalmente rapito dalla bellezza della surreale poetica del momento.
Fin da piccolo cantavo e ricantavo i brani di Masini e Vasco, di Rino Gaetano, di Samuele Bersani e di Tiziano ferro. Mi è stato d’ispirazione anche il rap italiano, con Fabri fibra.
Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?
Parla di Alessandro, o meglio, è Alessandro. Sono io, niente di più niente di meno.
Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?
Dovendo collocare questo progetto in un genere, direi pop/alternative.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Il punto è: cosa significava lavorare nella musica un po’ di tempo fa? La musica ha perso la propria poetica ed essenza e con essa anche gli artisti. Se fai musica oggi è impensabile concentrarsi unicamente sulle canzoni; devi essere un influencer, devi essere sempre presente nei social di tutti e stare al gioco. Ormai la musica da sola evidentemente non basta.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascolti e in uno che scrivi?
La verità. Devo poter percepire delle emozioni, non servono per forza temi importanti, ma basta che siano veri. Poi ascolto di tutto, spaziando in ogni genere.
Prossimi appuntamenti dal vivo?
Nessun appuntamento dal vivo.