ORIZZONTE DELLE GENTI – COME UN GREGGE (Zenith Recordings)
Massimiliano Piantini è un cantautore toscano a tutto tondo. Sì, perché Massimiliano, in questo suo progetto, passa con grande facilità da chiare citazioni di Guccini, De Andrè, Lolli, a movimenti musicali tra loro diversi (dalla ballata folk al waltzer all’indie rock acustico di 9 Dicembre). E poi snocciola parole per parlarci di alienazione (in 9 dicembre, che ricorda un po’ le luci della centrale elettrica per mood e per ambientazioni post industriali), dell’inquietudine che ci attanaglia in questo mondo “iperconnesso” e veloce. E ancora cita Elio Vittorini e il suo “Uomini e no” (in “Ballata per emmedue”) e chiude questo album denso di parole, suggestioni con una bellissima ballata / waltzer d’altri tempi, tra il serio e faceto, in cui fa capolino una parola come proletariato… Che, anche se molti fanno finta di niente, esiste, eccome… E Massimiliano ci tiene a parlarne. Di questo e di molto altro ancora in Come un gregge.
Quando hai iniziato a fare musica?
Più o meno nel 2002-2003 ho cominciato con una chitarra a fare canzoni di cantautori italiani, prevalentemente De Andrè e Guccini.
Con quali artisti sei cresciuto?
Quando frequentavo le medie e il liceo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ero fissato con gli Alan Parsons Project. Poi è seguito il periodo rock anni ’70 con Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd ,Dire Straits, etc… A questo è seguito il periodo cantautorale, che ancora continua, con De Andrè, Guccini e Lolli, che ho deciso di conoscere dopo che in molti notavano delle affinità quando ascoltavano le mie canzoni. Ultimamente ascolto spesso Fausto Rossi e Sixto Rodriguez con il suo blues melodico, intenso e poetico.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Scrivo canzoni nel tentativo di conferire una sorta di dignità estetica ai miei pensieri, alle mie emozioni.Questo mi aiuta a chiarirmi le idee e a misurarmi con ciò che mi tormenta,. Vivo, lavoro, osservo ciò che mi circonda, nel frattempo la mente registra, ma vive sempre in un presente altro, ricerca, scrive. Le mie fonti d’ispirazione sono la società e la natura così come le canzoni che ho scritto finora nascono dall’osservazione e dal tentativo di comprendre i meccanismi che regolano l’una e l’altra e che spesso si rivelano gli stessi.
Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?
Di decadenza e di resistenza , di lotta, di sfruttamento e di complicità, dell’ intenzione e della materia, dell’individuo e del tutto, del tempo e dell’esistenza. La decadenza è quella della civiltà occidentale che credo abbia raggiunto il suo acme negli anni ’70 per poi intraprendere la via di un inesorabile declino, oltrepassando il punto di non ritorno verso un nuovo medioevo digitale. Ci sono tutti i segnali che storicamente si sono manifestati durante il crollo di antiche civiltà e imperi. Crisi economiche persistenti, incontenibili spinte migratorie, enormi corporaizoni di stati di complessa gestione, burocrazie asfissianti, malcontento e povertà diffusi, ascesa di nuovi imperi… Al momento l’unica lotta che si prospetta, a causa dell’individualismo esasperato e dell’impoverimento culturale dovuto al consumismo del bisogno indotto, è una lotta, non propositiva di un mutamento sociale ma di resistenza alle spinte liberiste e all’erosione dei diritti e della libertà.Oltre ad un approccio quasi più sociologico che sociale affrontato con intenzione poetica, ci sono nell’album anche riflessioni esistenziali sull’individuo e sul tempo sospese tra nichilismo e laico panteismo naturalistico.
Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?
Nessun messaggio, spero solo di raggiungere sensibilità affini.
Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica?
Qualche anno fa,una volta arrivato a metà di questo mio primo progetto musicale, avevo deciso di abbandonare le mie velleità artistiche. Poi, per curiosità, mi sono messo a riascoltare il lavoro fatto e a rileggere i miei racconti e mi è sembrato che forse valeva la pena continuare. Così ho fatto.Nel frattempo mi sono accorto di avere altre cose da dire e ci sto lavorando in questo momento.
Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?
Non c’è un genere in particolare.Ogni canzone ha un arrangiamento libero a seconda di ciò che si presta meglio all’intenzione originaria seguendo il mio gusto musicale.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Non lo so. Non riesco a vedere l’arte e quindi la musica come lavoro, ma la collego prevalentemente al processo creativo e all”ispirazione. L’ artista per me non è una professione ma un momento dell’essere.
Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Credo che abbiano grandissimi potenziali ma contemporaneamente si verifica il fatto che all’estrema facilità di comunicare non corrispondano necessariamente contenuti degni di essere comunicati. Il rischio è che se tutti parlano insieme, alla fine è come se non parlasse nessuno e nella confusione si sente solo chi riesce ad urlare più forte. Il grande pregio invece è che, grazie ad essi, si riesce a raggiungere un pubblico altrimenti fuori portata.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
Pensieri, emozioni, poesia e una musica che contribuisca a comunicarli.
Cosa pensi dei talent show?
La stessa cosa che penso di un pacco di carteigenica profumata o di una scatoletta di tonno.
Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.
Se non arrivo a dieci vuol dire che non mi piacciono o non mi fanno arrabiare così tanto.
Che mi piacciono… mia figlia,la mia compagna, i miei genitori, il mio cane… e siamo già a quattro…l’anarchia,l’arte(musica,letteratura,poesia),la filosofia, creare, lavorare in campagna da solo, la buona compagnia, il buon bere e il buon mangiare… mi sa che siamo a undici… diciamo la buona tavola in generale… dieci!
Che detesto: le ingiustizie, la prepotenza verso il debole, la violenza gratuita, la superficialità , il tempo, tutte le mansioni quotidiane, il degrado della materia,il vento forte,chi tira i rifiuti dal finestrino, l’indicativo al posto del congiuntivo. Dieci! Ci ho dovuto mettere anche il vento!
Prossimi appuntamenti dal vivo.
Per adesso sto mettendo insieme una formazione fissa per fare qualche uscita. Niente di programmato.
Progetti?
Sto lavorando su nuovo materiale. Vediamo cosa ne esce.