Alex Rusconi è autore di molti libri che vanno dalla biografia di Fregoli a trattati di magia e chimica, ad un vero e proprio dizionario di termini usati in magia a manuali di giochi con le carte, anzi coi tarocchi. Studioso, storico, è attuale direttore della rivista Magia (oltre a collaborare con molte testate del settore e non) edita dal Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze). Il suo più recente libro è sulla figura di Bartolomeo Bosco. Ha promosso anche una raccolta firme per far sì che questo importante artista abbia una via dedicata a lui nella nativa Torino e questa biografia da lui scritta ha ispirato una spedizione, in corso di organizzazione, per recuperare gli oggetti perduti da Bartolomeo Bosco nella Senna durante un trasporto. Un libro, quello su Bosco, che si legge come un appassionante romanzo di avventura.
L’importanza storica di una figura come Bosco e soprattutto perché su un personaggio che non ha vissuto nel medioevo, ma diciamo piuttosto “recentemente” tutti questi straordinari aneddoti e storie inventate su di lui.
Bosco è stato fondamentale perché con la sua opera e la sua lunghissima carriera (dal 1815 ha fatto spettacoli fino al 1860 poco prima di morire) è riuscito a far diventare il suo nome sinonimo di prestigiazione. E’ successo anche nel XX secolo con Silvan, ma nel caso di Bosco in tutta Europa dalla Spagna alla Francia, Germania, Austria, Russia, Turchia, Egitto un po’ meno in Inghilterra. In rumeno fino a poco tempo fa prestigiatore si diceva proprio Boscar per capire l’influenza che esercitò. Lo fece montando uno spettacolo che era incredibilmente vario riuscendo a divertire un pubblico eterogeneo andando dai bambini agli adulti. Pubblici straordinari. Se pensiamo alla storia della mgai dell’800 subito ci viene in mente Robert Houdin che aveva il suo spettacolo nel suo teatrino da 150 posti. Bosco occupava teatri da 1000/1200 posti quando non utilizzava una sua tensostruttura da mille posti. Quindi un pubblico grandissimo ed eterogeneo perché passava da numeri assolutamente drammatici come l’afferra proiettili a numeri leggerissimi, addirittura comici perché Bosco faceva un sacco di gag che oggi non farebbero ridere, ma che all’epoca evidentemente sì riuscendo, quindi, a coprire il gusto di tutti, ma anche le possibilità economiche delle persone. Se è vero, come si racconta oggi che il costo del biglietto del suo spettacolo fosse molto caro, in realtà c’erano biglietti di vario tipo e quasi tutti potevano permettersi di andarlo a vedere. Per quanto riguarda gli aneddoti si deve fare una considerazione importante. La maggior parte degli aneddoti inventati, gonfiati che si raccontano su Bosco era lui stesso a inventarli e diffonderli. Era una sorta di promozione, non particolarmente onesta vero, ma attenzione. Faccio sempre il paragone con gli “speciali televisivi” che David Copperfield ha realizzato dagli anni ‘80 fino alla fine degli anni ‘90 per promuoversi e in essi c’erano molti trucchi televisivi. Si perdonano perché quello era uno spot pubblicitario che serviva a far sì che la gente andasse a vederlo in teatro durante l’anno dove ovviamente non poteva barare. Lo stesso Bosco. Metteva in giro un sacco di aneddoti falsi, inventati per portare la gente a teatro, ma poi in teatro doveva essere assolutamente all’altezza di quelli aneddoti e lo è sempre stato chiaramente.
Se si pensa alla prestigiazione, e anche film recenti hanno portato l’attenzione su questa arte sdoganandola, forse soprattutto in Italia, dal concetto del mago per la festa di compleanno dei bambini, ma del mago che fa uno spettacolo teatrale, quanto è importante non tanto saper eseguire un numero quanto saperlo presentare.
È assolutamente fondamentale. Già lo stesso Silvan nel suo manuale edito negli anni ‘70 nella primissima pagina scriveva: Conoscere un gioco è niente, saperlo eseguire è già qualcosa, ma saperlo presentare è tutto. Oggi purtroppo le nuove generazioni pensano che la tecnica sia tutto. In realtà no. Il gioco di prestigio deve essere un mezzo per raccontare delle storie, per comunicare qualcosa di emotivamente interessante. Per, come dico sempre io, incantare che è il verbo cruciale.
Quindi la verità è che l’abilità del prestigiatore andrebbe assolutamente nascosta per far sì che quello che avviene agli occhi del pubblico sia vera magia. Invece la tendenza è far vedere quanto siamo abili. Oggi abbiamo una generazione di giocolieri straordinari, ma non di prestigiatori perché si è perso questo concetto che, non solo io, ma molti maestri italiani ripetono di continuo, che è importante la presentazione. In caso di uno spettacolo musicale è importante la musica che si sceglie, il linguaggio del corpo per far arrivare al pubblico un certo effetto, nel caso di numeri parlati con storie interessanti da raccontare, con parole e modi di porsi che riescano ad emozionare il pubblico, ad emozionarlo, incantarlo al di là dell’effetto proposto.
Tutto ciò potrebbe essere la conseguenza dei molti tutorial che si trovano online dove si fa vedere un effetto e spesso ne svelano pure il trucco?
Oggi è assolutamente così anche se in realtà non è tutta colpa dei tutorial, è un fenomeno che già esisteva prima. I tutorial di youtube possono essere davvero utili se si trova un equilibrio tra essi e lo studio serio che si fa sui libri o la frequentazione di circoli magici o prestigiatori che possono aiutarti a crescere. Il tutorial da solo non serve e può diventare effettivamente molto dannoso perché fa un po’ passare il messaggio che una volta che acquisisci la tecnica fai il “salto invisibile” (per citare il mio amico Diego Allegri) e tutto va a posto.
Ecco proprio Diego Allegri che è il mago dei tutorial per antonomasia è una persona di una cultura straordinaria che conosce tutte le finezze della prestigiazione e che in questi ultimi tempi sta cercando di far passare attraverso il suo canale youtube anche l’importanza della storia della magia. Infatti una volta al mese viene a casa mia e facciamo uno special sui vari argomenti e questo spero possa essere utile.
Questo mi auguro possa servire anche se mi rendo conto che guardando un tutorial che ti parla di Bosco per un ragazzino può essere più noioso di un video dove impari una certa tecnica, ma lo dico sempre ai giovani non si è prestigiatori per la tecnica, non lo si è se si sanno fare mille cose con le dite o maneggi con le carte straordinari, quella è giocoleria (che è un’arte assolutamente dignitosa, ma non è prestigiazione, non è magia). Si è prestigiatori, artisti quando si conosce la propria storia, si ha un background storica importante, si conoscono i veri segreti della magia che risiedono tutti nella psicologia sostanzialmente e nel modo poi di porre e saper presentare gli effetti.
Nel 2019 perché è importante l’esistenza di un’associazione come il Cicap che ha una rivista dedicata proprio alla Magia.
La rivista ho l’onore di dirigere da pochi messi per volontà del segretario del Cicap Massimo Polidoro e questa associazione sarà sempre importante perché i fatti, la storia ci dimostrano che nonostante si viva in un periodo illuminato di tecnologia, di scienza la gente ha ancora molto bisogno di credere. Qui a Roma, con tutto il rispetto verso la religione, si percepisce molto. C’è questo bisogno atavico di credere in qualcosa, sia Dio, quelli che ti leggono la mano o mettono in contatto coi defunti. Questo bisogno di credere viene purtroppo sfruttato anche oggi da un sacco di ciarlatani che approfittano di fare dei soldini facili a discapito di persone che hanno davvero dei problemi o delle speranze.
Il Cicap continua a combattere anche questi personaggi anche se la “P” della sigla oggi non è più paranormale, ma sta per pseudoscienze (inizialmente quando fu fondata nel 1988 significava Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale n.d.i) perché al giorno di oggi ciò che è diventato davvero pericoloso sono tutte quelle pseudoscienze o medicine alternative che hanno un fascino particolare perché si avvicinano alla magia. Oggi c’è la tendenza a demonizzare la scienza, la medicina, a pensare che le industrie farmaceutiche abbiano chissà quali interessi economici su cui speculare. Avranno sicuramente interessi economici perché quello è il loro mestiere, ma la scienza non si può demonizzare e non è l’industria farmaceutica, ma qualcosa di più grande al di fuori di ogni logica economica.
Purtroppo anche chi ci propone queste pseudoscienze fa fulcro su questo bisogno di credere su qualcosa di diverso, su questo bisogno di sentirsi affiliati in una comunità che ha qualcosa in cui credere comune come i terrapiattisti, una realtà ridicola, ma assieme si sentono forti ed hanno qualcosa di alternativo come se il concetto che la Terra fosse sferica fosse qualcosa di cui vergognarsi o di non accettabile. Faccio parte del Cicap fin dagli anni ‘90 e questa tipologia di mentalità non riesco nemmeno a comprenderla. Le mie sinapsi non arrivano a capire come faccia una persona a credere che la terra sia piatta o che, dopo tutte le dimostrazioni possibili, l’omeopatia possa avere qualche effetto. Quando tutti hanno già detto o dimostrato in tutti i modi possibili che l’omeopatia non ha nessun effetto se non quello placebo che è il più grande e forte di tutti.
Il Cicap quindi è fondamentale anche se devo dire una cosa che non piacerà a Piero Angela o Massimo Polidoro. Pur esistendo da trent’anni il Cicap ha fatto l’1% di quello che servirebbe perché viene ancora visto come un gruppo di scettici con la mente chiusa che non accettano certe cose non riuscendo, per ora, a far passare il messaggio come si dovrebbe. Speriamo di farlo nei prossimi anni.
Intervista di: Luca Ramacciotti
Foto: Paol Prestini Studio KF2