Mi chiamo Bif e sono un cantautore salernitano e La Stanza è il mio primo disco da solista, uscito qualche giorno fa per Luma Records. Scrivo canzoni, pop per alcuni, folk per altri. Mi piace raccontare delle cose vivo per come le vivo, ed in questo lavoro ci sono alcuni episodi che ho ritenuto importante comunicare.
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato fondando una “boy” band, i Drunky Lovers, all’età di 16 anni. Ci siamo tolti qualche soddisfazione, andavamo in giro proponendo i nostri pezzi da Salerno a Casa Sanremo. Ero un fiume in pieno di canzoni pop. Il sogno si spezzò sul più bello, ma decisi di seguire l’istinto: di quel gruppo non ero il cantante, bensì autore e prima chitarra. Avevo paura della mia voce. Poi ci ho lavorato su, studiando con Germano Parisi e Francesco Di Bella, ed eccomi qui.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Nel mio immaginario, fino all’età di 15 anni, ci sono stati solo l’amore e i suoi turbamenti. Da quando ho iniziato a muovere i primi passi nella musica, complice anche il laboratorio di songwriting ed il collettivo Sant’Apollonia di Salerno, capitanato dal maestro Francesco Di Bella, i miei orizzonti si sono allargati di molto. Oggi ho a disposizione strumenti che mi permettono di avviare ed intercettare al momento giusto il processo creativo, di incanalare le idee e di tradurle su foglio, anche grazie a qualche piccolo trucco tecnico, sia per quel che riguarda lo stile di scrittura che per le armonie da abbinare ai versi. Non c’è più solo ispirazione, ma osservazione di tutto ciò che mi circonda, applicazione e metodo. Se cantassi solo di me stesso non sarei un cantautore, sarei un egoista. C’è tanto di cui scrivere dentro ed intorno a noi, il mondo di oggi deve essere raccontato anche ed ancora nelle canzoni.
Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?
Concettualmente, La stanza è la fusione tra due anime – quella romantica e quella politica – che ciclicamente si rinnovano traendo forza l’una dall’altra. Fisicamente, invece, rappresenta un luogo nel Cilento ove mi rifugio per scrivere, stare a contatto con la natura e con me stesso.
Il disco si compone di otto brani frutto di un percorso artistico coerente con la mia storia personale e politica.
Amore, disillusione, impegno sociale ed ascolto dei silenzi e della solitudine sono i cardini intorno a cui ruota. Un viaggio di ricerca personale ricreato attraverso armonie e melodie eterogenee tra loro, dove l’immediatezza del pop moderno incontra un cantautorato tipicamente folk.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Sacrifici, investimenti, pochissime gratificazioni e tante emozioni. Precariato probabilmente! Significa quasi mai potercisi dedicare interamente, anima e corpo. Significa dover portare gente alle serate e considerarsi dei veri e propri imprenditori di sé stessi, cosa che spesso si è costretti a far a scapito del lavoro artistico.
Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
È un’opportunità, ma spesso significa snaturarsi e vendere l’anima al diavolo virtuale: vedo gente omologarsi a strategie ed abbandonarsi ad atteggiamenti talvolta ridicoli pur di risultare simpatica, fruibile e quindi degna di “valore”. A scapito della musica. Credo che per un musicista, e ancora di più per un cantautore, sia fondamentale trasmettere il proprio messaggio musicale su di un palco. Non c’è, alla fine, promozione più concreta ed atto più rivoluzionario contro un sistema che tutto agevola tranne che la buona musica.
Cosa pensi dei talent show? Hai mai pensato di parteciparvi?
Li ho sempre seguiti da spettatore: se il livello della musica è così basso non è colpa dei talent, dai quali, alla fine, comunque vengono fuori talenti, anche se spesso si tratta di performer ed interpreti, quasi mai cantautori degni della tradizione italiana.
Me la prendo, invece, con le etichette discografiche e le radio che danno spazio solo a poche enclavi di privilegiati, che macinano soldi, passaggi, premi, festival creando un monopolio di fatto in mano a poche persone, facendo terra bruciata dei piccoli imprenditori\editori e quindi di tante realtà che non riescono a competere, nonostante il capitale umano (con le dovute eccezione, ovviamente).
Prossimi appuntamenti dal vivo?
Sto lavorando affinché possa girare il più possibile e farmi conoscere. Come dicevo, la dimensione che preferisco è quella live. Il primo appuntamento che posso indicarti è il 6 febbraio al Sober di Pontecagnano, dove è partita un’interessante rassegna dedicata ai cantautori, “Al primo piano”. Mi piacerebbe avervi lì e vi invito inoltre a seguirmi sui miei canali social, dove costantemente pubblico aggiornamenti sulle prossime uscite.