La Sperling & Kupfer ha editato un libro molto particolare che è consigliabile a tutti coloro che amano i grandi felini e agli animalisti che non vorrebbero animali in cattività perché si comprende, in questo testo, come a volte sia la loro salvezza. E la nostra.
“Con occhi di tigre” è realizzato grazie all’esistenza di Tiger Experience, bioparco che Gianni Mattiolo (uno dei due autori del libro) ha assieme al socio Giacomo Ferrari.
Gianni si occupa da anni (fornendo loro un rifugio) di questi meravigliosi animali ed ho avuto la fortuna di vedere tutto l’amore che su di essi riversa, la dolcezza e la passione verso questi magnifici felini.
E lo ringrazio per avermi regalato la grandissima emozione di avermi fatto accarezzare una tigre bianca.
Persone come lui, e il socio Giacomo, sono preziose per la salvaguardia di questi affascinanti ed ipnotici animali.
Ho voluto porre alcune domande all’altro autore del libro perché è interessante come l’analisi di questi particolari animali sia legabile alla sfera umana come appunto ha indagato Matteo Rampin psichiatra e psicoterapeuta che si occupa di gestioni delle crisi e problem solving.
In un mondo di comunicazione di massa quanto davvero comunichiamo tra di noi?
Comunicare non significa parlare e basta: occorre anche ascoltare, e farlo sul serio. Ma ascoltare richiede alcuni ingredienti che stanno scomparendo: la capacità di fare silenzio, di mettersi nei panni dell’interlocutore e di mantenere l’attenzione sulla sua persona senza farsi distrarre. In questo senso, la qualità della comunicazione sta degenerando.
La civilizzazione ci ha portato a non riconoscere più le nostre reazioni naturali?
Per certi versi siamo fortemente condizionati dalla civilizzazione; ma non è detto che questo sia un fatto negativo. In realtà stiamo seguendo la natura, dato che per la nostra specie è naturale sviluppare la civiltà e, quindi, modificare e modulare le spinte biologiche come gli istinti.
L’ego ci domina o ci lasciamo dominare?
L’ego, cioè l’attaccamento eccessivo a se stessi, l’amor proprio che antepone i propri interessi a qualsiasi altra cosa, è una brutta bestia. Non si finisce mai di domarla, ma conviene insistere sempre a tenerla sotto controllo, perché è una bestia miope, che non ragiona sulla lunga distanza e punta a soddisfare obiettivi di corto raggio sacrificando gli obiettivi più sani e più utili alla persona.
Quando, per la prima volta, ha preso in esame il mondo felino e vi ha visto un possibile insegnamento per l’uomo?
Quando ho incontrato Gianni Mattiolo stavo cercando un esperto di grandi felini perché intendevo studiare il problema della paura in situazioni estreme: con mia grande sorpresa, ho scoperto che Gianni aveva superato questo problema, perché il metodo con cui si prende cura di queste creature (che gli sono affidate dalle forze dell’ordine, o sono salvate da situazioni incresciose) è basato sull’osservazione scientifica del comportamento degli animali e sul rispetto delle leggi etologiche, e questo porta allo sviluppo di relazioni basate sulla vicinanza e non sulla paura. Mi è parso naturale provare a estrarre alcune riflessioni sul comportamento umano, a partire da quelle sull’interazione tra grandi felini e uomo.
L’uomo ha terrore atavico dei felini, ci siamo allontanati dalla Natura eppure continuiamo a subirne la fascinazione e questo è palese anche nel libro come è anche ovvio che noi ci seppelliamo sotto routine e substrati di abitudini. Quanto dobbiamo lavorare su di noi per far sì che il futuro sia migliore?
Lavorare su se stessi è prioritario e indispensabile se si vuole mantenere viva l’umanità, intesa come l’assieme delle caratteristiche che hanno permesso alla nostra specie di sviluppare il pensiero, la scienza, l’arte, la tecnologia e tutto quanto serve per vivere meglio. Ma lavorare su se stessi è faticoso, richiede impegno e umiltà: cose che oggi sembrano non essere tenute molto in considerazione, e che invece sono il pane quotidiano, per esempio, di chi come Gianni e i suoi collaboratori deve entrare ogni giorno nel territorio di leoni, tigri, puma e leopardi.
Intervista di: Luca Ramacciotti