Adolfo Durante è un’artista e cantante dal particolare timbro vocale nato a Salerno e attualmente residente a Mantova. Nel 2006 ha portato in giro per l’Italia “Mimì in…jazz”, una serie di concerti per piano e voce in omaggio a Mia Martini. Nel 2012 esce “Stanza 219 e altre storie”, album di cover rivisitate di musica italiana (Luigi Tenco, Domenico Modugno, Ornella Vanoni e altri). Nel 2015 pubblica il suo primo album di inediti dal titolo “Libertà”, un viaggio in musica che spazia dal folk al rock dal quale vengono estratti i singoli “Il Funambolo”, “Pioggia Leggera” e la title-track “Libertà”, che nel corso dello stesso anno si aggiudica il concorso “Voci per la libertá – Una canzone per Amnesty” nella sezione “emergenti”. Nel 2016 esce il singolo “Una Voce Per Te”, dedicato ai prigionieri di coscienza e co-prodotto da Amnesty International Italia. Nel 2017 esce il singolo “Non Sono Più Forte”, testo di Alessandro Hellmann (scrittore e autore per musica e teatro). A marzo 2018 pubblica il video di “Stella” (regia di Michele Pastrello), brano che racconta la persecuzione dei nostri connazionali nel 1893 nelle saline della Camargue e alle foci del Rodano. Il video del brano viene selezionato tra i finalisti del Biella Festival Music Video 2018. Lo stesso anno esce “Le Parole Vere”, brano inserito nell’album di prossima pubblicazione dal titolo “Nell’attesa di un bacio”.
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato molto presto, all’età di 16 anni. Le mie prime esperienze sono avvenute da subito in studi di registrazione, sia come solista che come corista. I miei inizi mi hanno visto impegnato come frontman e come voce solista di formazioni o gruppi. A 18 anni avevo già inciso il mio primo disco da solista con brani inediti. Il mio approccio alla musica è sempre avvenuto attraverso canzoni inedite e molte esperienze dal vivo, poiché quella negli anni ‘90 era la scuola di formazione, molto diversa da quella di oggi che vede giovanissimi impegnati in talent televisivi: in quegli anni il talent per chi voleva iniziare a fare musica era la strada e il palco dei pub.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
La mia musica rispecchia la molteplicità delle anime che convivono dentro di me: sono uno che, per il solo fatto di essere un interprete e quindi non uno che scrive le proprie canzoni, subisce il fascino della versatilità; non amo le definizioni per eccellenza, mi piace sperimentare e non rimanere vincolato ad un genere musicale, a discapito di altre possibilità che la musica, in questi anni, mi ha permesso di affrontare. Quindi grazie a collaboratori, musicisti e produttori ho affrontato più generi musicali senza mai tralasciare forti riferimenti alla musica d’autore, che rimane la mia preferita. Non so dirti se mi sono ispirato a loro, ma ci sono artisti che più di altri mi hanno affascinato per il modo di cantare o per il tipo di scrittura: Alice, Ivano Fossati, Luigi Tenco, Mia Martini.
Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?
Parla di matrimonio infantile, una pratica tradizionale effettuata in molti paesi che presuppone una grave violazione dei diritti dei bambini e delle bambine, ne impedisce la libertà fisica e la capacità di decidere del proprio futuro. Le spose bambine nella loro infanzia hanno poche possibilità di frequentare la scuola, spesso sono trattate alla stregua delle donne adulte e generalmente devono farsi carico dei ruoli e delle responsabilità per lo più ricoperti dagli adulti, malgrado la loro tenera età. Le bambine concesse in sposa prematuramente a seguito di matrimoni combinati sono più vulnerabili e più esposte a subire violenze e abusi sessuali. Capisci che un’esperienza musicale di questa tipo richiedeva tempo e un team di autori che affrontassero l’argomento senza retorica, evitando ogni tipo di banalità. È stata una produzione rischiosa, ma di cui vado molto fiero. È un argomento di cui si parla poco, ma più diffuso di quanto si pensi. Questo singolo, che anticipa di qualche mese il nuovo disco, è uscito in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia, in collaborazione con “Voci per la libertà- Una canzone per Amnesty”, un festival nato 20 anni fa con l’intento di diffondere i principi della dichiarazione attraverso la musica e, in generale, l’arte, riconosciute come mezzi in grado di veicolare valori umani fondamentali quali rispetto e tolleranza.
Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?
I testi portano la firma dello stesso autore, Alessandro Hellmann, che ho scelto per la sua capacità di trasmettere contenuti profondi senza essere ermetico, arrivare in chi ascolta con semplicità, ma allo stesso tempo lasciando momenti di riflessione personale rispetto a ciò che siamo oggi come società, come uomini del nostro tempo, con le nostre virtù e le nostre debolezze.
Progetti?
Ho da poco terminato il mio nuovo album “Nell’attesa Di Un Bacio”, in uscita per il prossimo anno, che rappresenta la sintesi di tutti i generi musicali che negli anni ho affrontato sia durante le esperienze live sia attraverso le produzioni in studio. È un disco eterogeneo negli arrangiamenti di Alberto Lombardi, con suoni ispirati alla musica d’autore, al pop, al rock, al funky e alla musica di nicchia. È un disco suonato con musicisti veri e nessun campionamento, nemmeno per gli archi. Sicuramente un disco in controtendenza rispetto all’elettro-pop, molto in auge ultimamente. Nel frattempo sto ipotizzando e formalizzando alcuni eventi per promuoverlo, tenendo conto della dimensione che mi è più congeniale, come il live in teatro.