AFRICAN REQUIEM – Homicide non involontaire d’Ilaria Alpi
di Stefano Massini
Una lettura-spettacolo di Maria Laura Baccarini nell’ambito della rassegna “Femina, Feminae”
Giovedì 19 aprile 2018 alle 19h45
Mairie du 9ème arrondissement – Salle du Conseil
6, rue Drouot – 75009 Parigi
Traduzione: Gérard Auburgan
Foto: Jérôm Prébois
African Requiem è il titolo che lo scrittore Stefano Massini ha dato a questo testo nel momento in cui ha fatto delle letture spettacolo… il titolo della pubblicazione era “Lo schifo”. Il sottotitolo è rimasto lo stesso (“L’omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione”)
AFRICAN REQUIEM Omicidio non casuale di Ilaria Alpi Nella nostra ventunesima regione
Di: Stefano Massini
La Verità.
C’è un grumo grigio che la copre.
Sangue, stragi, omicidi politici, terrorismo, mafie e collusioni fra potere, criminalità, affari. Questo grumo ha reso la nostra democrazia una democrazia incompiuta.
Ilaria Alpi, giornalista del TG3, e Miran Hrovatin, cameraman, cercano il loro Minotauro per affrontarlo e rivelarne il volto. Si addentrano nel labirinto somalo negli anni dei signori della guerra Aidid e Ali Mahdi.
C’è un ponte criminale che unisce l’Italia e la sua ex colonia, e Ilaria vuole scoprire chi c’è sul ponte.
Lei non è lo stereotipo della giornalista arrembante, competitiva. È fatta in altro modo, ha dentro una grande passione civile, una profonda intensità. È una giornalista che fa il suo mestiere.
Comprende che deve cercare la verità nel mix di armi e rifiuti tossici, ma sa anche che questa verità fa parte di un gioco più grande, di uno scenario che si chiama mondo, dove le ricchezze dell’Africa fanno paio con i dolori dell’Africa; prima intuisce, poi indaga, cerca, scopre. È venuta a conoscenza di «qualcosa di grosso», come lei stessa riferirà ai suoi colleghi per telefono poco prima di essere assassinata.
Se non ci caricassimo sopra la retorica, potremmo definire Ilaria e Miran due eroi. Ma due eroi semplici, senza protezioni, senza effetti speciali, senza mitologia.
Questa storia è il simbolo perfetto della corruzione dei nostri tempi, dell’evidenza soffocata dall’omertà.
Onore a questi due eroi quotidiani giustiziati in pieno giorno, dall’anonimo nemico cancro dei nostri tempi.
(dalla prefazione a cura di Walter Veltroni)
Chi come me fa teatro da sempre, in tutte le sue forme, chi opera e si esprime nello «spettacolo dal vivo» non può esimersi al giorno d’oggi, in piena era digitale, immersi nella massificazione e nella globalizzazione, dalla domanda più semplice: qual’è il ruolo del teatro oggi ?
L’intrattenimento? L’arricchimento culturale? La partecipazione collettiva ad un evento?
Per me il teatro oggi è uno «strumento umano», la riscoperta dell’empatia, dell’abbandono a qualcuno che ci racconta una storia; una pausa di poche ore dalla comunicazione compulsiva virtuale di cui siamo vittime inconsapevoli…
Grazie al teatro esiste ancora un luogo dove si celebra «l’umano».
Il teatro è simbolo dell’urgenza di ritrovare l’uomo, la sua voce, la sua carne, l’istante unico e irripetibile, il sacro della vita.
E se continuo a fare teatro con la musica, la parola, il corpo, mi rendo conto che è essenzialmente per questo disperato, gioioso bisogno.
Allora, scegliere la storia da raccontare diventa un gesto delicato e preciso.
Stefano Massini, che da anni consacra la propria drammaturgia ad importanti argomenti della nostra storia contemporanea, con questo testo African Requiem, dedica la sua ricerca dell’«umano», ad un’eroina del quotidiano, sola, tradita da tutto, dalle istituzioni, dalla giustizia, dalla democrazia fallimentare del nostro paese: Ilaria Alpi.
In mezzo al caos, alla chimica impazzita di questo mondo, fermarsi, avvicinare l’obiettivo ad una storia come quella di Ilaria è una necessità morale, la stessa necessità che l’ha spinta verso la verità e quindi verso la morte.
Esecuzioni come quella da lei subita, insieme al suo fedele operatore Miran Hrovatin, in pieno giorno, priva di qualsiasi protezione, annegano nel mare di morti, di casi insoluti per volontà istituzionale, trascinati in processi interminabili senza che i veri colpevoli vengano mai toccati… In qualche caso arriva una tardiva simbolica soddisfazione… allo stremo delle forze.
Nel caso di Ilaria nemmeno questo.
E allora resta il teatro, l’empatia. L’umano che tocca l’umano.
Per questo ha una grande importanza per noi dedicare ad Ilaria Alpi questa rassegna consacrata alle eroine quotidiane.
Ilaria Alpi celebrata solo dalla Cronaca, dalla tragicità della sua morte, ma sostanzialmente eroina insabbiata che solo grazie alla memoria e al nostro sforzo di ogni giorno nel mantenere viva una certa lucidità, potrà continuare a ricordarci, col suo esempio, il valore dell’etica, dell’umile e sacra ricerca della verità.
Maria Laura Baccarini