Fiori sopra l’inferno, l’esordio narrativo di Ilaria Tuti
Il corpo senza vita di Roberto Valent viene ritrovato poco fuori il paese di Travenì, poche case incastrate in una valle tra i monti e circondate da rigogliosi boschi. La neve ha mantenuto intatto il cadavere, che nudo si mostra agli occhi degli inquirenti, circondato da trappole. Poco distante, tra gli alberi, i suoi abiti sono stati utilizzati per costruire un fantoccio che simile ad un macabro spaventapasseri sembra osservare la scena da lontano.
Incaricata dell’indagine il commissario Teresa Battaglia, una donna fuori dagli schemi, dai modi bruschi e un intuito fuori dal comune.
Perché a Valent mancano gli occhi? Chi è stato ad uccidere con così tanta brutalità un padre di famiglia? Chi è il fantasma che si aggira nei boschi e che i bambini del luogo dicono di aver visto? Un alone di mistero circonda non solo la morte di Roberto, ma anche le vite degli abitanti del paese, vite che si rivelano non così perfette come vengono raccontate. Un romanzo coinvolgente questo esordio di Ilaria Tuti, che arriva in Italia con Longanesi avendo già convinto molti editori stranieri, tanto da essere già in via di traduzione. Un romanzo dall’ambientazione sicuramente suggestiva e l’atmosfera sospesa che strizza l’occhio ai gialli scandinavi, e che mette in tavola i piatti tradizionali del thriller: l’incipit con una macabra scena del crimine, un commissario con insolite capacità investigative, un ispettore con un passato da cui sta scappando, uno scenario di indubbio fascino e sullo sfondo una tematica sociale, capitoli brevi e tasselli differenti che troveranno la loro collocazione nel finale.
Recensione di: Elena Torre