Ospite del nostro spazio interviste Paolo Crimaldi autore di diversi libri tradotti in molte lingue. Lo incontriamo all’indomani dell’uscita del suo nuovo volume edito da Edizioni Mediterranee dal titolo Psicologia Karmica, dinamica delle relazioni affettive, dei sentimenti e delle scelte destiniche.
Cosa si intende per Psicologia Karmica?
La psicologia karmica è un modo di vedere e considerare la persona nella sua dimensione anche animica, ossia con quel che si porta dietro dalle passate esistenze. E’ un dato imprescindibile, che naturalmente dà per scontato la dottrina della reincarnazione, che a mio avviso è talmente ovvia da non poterne dubitare se si possiede una visione della vita non strettamente finalizzata all’esperienza meramente materiale.
Per cui l’interesse è centrato sull’Anima e non sulla Psiche, quest’ultima predominio della psicologia accademica che giustamente la studia tenendo conto di protocolli scientifici che naturalmente non possono assolutamente prevedere, almeno al momento, la possibilità di esistenza di vite passate che hanno influito su alcuni comportamenti e modi di essere attuali.
E’ una visione diversa, spirituale, ma non in senso religioso, della dimensione umana e del suo agire.
Lei definisce l’anima come “la grande assente di questa nstra epoca” come abbiamo potuto dimenticarla?
Credo che l’Anima la si è fatta allontanare a partire da Cartesio in poi, dal momento in cui la pretesa della ragione di poter tutto spiegare ha iniziato a tagliare via gli aspetti non sperimentabili dell’esistenza. E’ quando l’uomo, magari del tutto inconsapevolmente, ha iniziato a barattare la propria liberta creativa con la sicurezza di un’esistenza comoda e sempre più priva di rischi non solo concreti, materiali, ma anche e soprattutto emotivi, fino a giungere all’attuale vita mediatica, dove tutto passa in rete e la propria identità si rafforza e sente il diritto di esistere solo se appare, generando però una grande solitudine di fondo e un profondo vuoto emotivo.
In cosa la terapia karmica si distacca dalla psicoterapia?
differente perché non lavora sulle patologie, cosa che fa molto bene la psicologia clinica, specie di alcuni orientamenti terapeutici, ma sul recupero della propria Anima, di quei valori che ci appartengono ma che a causa di scelte errate risalenti a vite precedenti, o all’infanzia di questa che stiamo vivendo, ci impediscono di essere liberi nel manifestare ciò che siamo. La patologia e la sua cura è competenza della psicoterapia, la terapia karmica invece è un’iniziazione allo star bene, al vivere una vita piena, un percorso per ritrovare l’Anima smarrita, ossia la dimensione di autenticità e forza interiore smarrita o semplicemente bloccata da vissuti passati non in linea con il proprio piano evolutivo.
Risulta utile se la persona che vuole sperimentare la terapia karmica in precedenza ha fatto un persorso terapeutico di tipo psicologico, soprattutto psicodinamico e ancor più umanistico-esistenziale.
In altre parole la terapia karmica è una proposta per chi non ha problematiche psichiche, ma esistenziali, e cerca di trovare un senso che percepisce, ma non riesce a sdoganare, soprattutto in relazione alla dimensione relazionale e affettiva, operando scelte spesso ripetitive e assolutamente lontane dai propri desideri e da quanto sarebbe in armonia col proprio percorso evolutivo e quindi animico.
Questo libro si allontana in un certo senso dai suoi lavori precedenti, cosa è cambiato dentro di lei e verso quale direzione sta andando la sua riflessione?
Non credo sia un libro diverso da quelli passati, ma ne è il prosieguo, visto che si continua a parlare di amore e di relazioni, sia pure variegato in forme e modalità. Direi che è un libro maturo, che nasce dal confronto con tematiche esistenziali quali il passare degli anni, la solitudine, la morte, l’amore da adulti, tutte cose che precedentemente erano solo accennate e che in Iniziazione alla psicologia karmica trovano maggiore spazio e trattazione, tanto che il numero di pagine del libro è molto più cospicuo di quelli precedenti.
Come ci si può riappropriare dell’anima?
La risposta più logica dovrebbe essere attraverso la terapia karmica. Ma non è così. Chiunque può farlo, imparando ad uscire da una visione della vita, delle relazioni, e del mondo nel quale vive, stereotipata, senza aver paura di mostrare la propria diversità. Uscire dall’omologazione, superare l’ossessione della perfezione e della ragione a tutti i costi, questo è il modo per riappropriarsi della propria Anima, che ripeto non è Psiche, ma qualcosa di molto più profondo, ancestrale e spirituale, che non può essere appannaggio di un approccio scientifico e dimostrabile attraverso protocolli inappugnabili, ammesso che ne esistano.
Come consiglia di approcciarsi alla lettura del suo libro?
E’ la domanda più complessa perché credo che ognuno ha il suo metodo. In genere dico sempre di partire dal capitolo il cui titolo attrae di più l’attenzione, di non essere necessariamente ordinati e schematici se non è nella propria natura. Magari è un libro che si compra per compiacere l’autore, o un amico che l’ha fortemente consigliato, e che poi giace su uno scaffale della libreria per anni fino a quando ne saremo attratti, tanto da prenderlo tra le mani e iniziarlo a sfogliare. Probabilmente ci darà modo di trovare risposte o semplicemente di sentire che qualcuno è sulla nostra stessa strada e che proseguirla non è da folli, ma solo da temerari.
Intervista di: Elena Torre