Roberta Santagostino, si occupa di grafica. Dal 2007 frequenta la Scuola Ikebana Ohara presso il Chapter Milano dove ha ottenuto il diploma di IV Master e dove oggi insegna.
Il tuo primo incontro con il mondo dell’ikebana
Risale ai primi anni 2000 quando, visitando la mostra di fiori e piante “Orticola” a Milano, mi imbattei in alcune composizioni ikebana in mostra nello stand del Garden Club Milano e ne fui abbagliata. Curiosando in internet capii che c’era un mondo affascinante dietro a quelle realizzazioni così intense e apparentemente semplici e mi ripromisi di approfondire appena ne avessi avuto l’occasione.
Perchè studiare ikebana? Passione verso il mondo dei fiori? Il Giappone?
Credo che la ragione sia stata la voglia di imparare ad esprimermi in un modo per me nuovo, con materiale vivo e – finalmente – tridimensionale.
Il mio lavoro di grafica mi aveva infatti abituata a porre attenzione a linee e volumi, equilibri e colori ma sempre in modo bidimensionale, questa nuova possibilità mi ha attratta da subito.
Inoltre stare a contatto con i fiori poteva aggiungere piacevolezza a quei momenti di relax e concentrazione che mi volevo regalare. Poi c’era l’interesse per il Giappone e la sua estetica, a cui cercavo di avvicinarmi attraverso la pratica dell’ikebana.
Descrizione della scuola Ohara.
La Scuola Ohara fu fondata negli anni centrali del periodo Meiji (1868-1911) da Unshin Ohara. Fino ad allora, quasi tutte le composizioni ikebana realizzate in coppe o vasi erano disposte verticalmente in una forma “eretta”, l’antico stile verticale compresso da molti limiti e da regole strette e dettagliate. Unshin, grande innovatore, esplorò campi e montagne dell’area di Osaka-Kobe per cercare di sviluppare uno stile di ikebana che esprimesse la bellezza dello scenario naturale. Cercò anche modi di disporre i fiori occidentali, dai vivaci colori, che avevano appena iniziato ad essere importati in Giappone. Il risultato dei suoi sforzi fu il Moribana, il primo brillante passo dell’ikebana moderno.
Nel 1916 a Unshin successe il Secondo Caposcuola Koun Ohara (1880-1938), che sviluppò e stabilì tecniche fisse per il Moribana e ideò il Moribana Paesaggio, composizione che si ispira al paesaggio naturale, esclusività di questa scuola. Koun lavorò intensamente per promuovere l’ikebana Ohara organizzando le prime mostre in luoghi pubblici, come i grandi magazzini, diffondendo l’ikebana tra la gente comune del suo tempo. E’ con il Terzo Caposcuola, Houn Ohara (1908-1995) che la scuola si trasforma in un’organizzazione di livello mondiale. Suo figlio Natsuki creò le composizioni Hanamai e Hana-isho e lavorò con lui organizzando molte mostre ma purtroppo s’ammalò e morì precocemente.
Oggi, la Scuola Ohara guarda avanti e punta a un’ulteriore sviluppo sotto la guida del giovane Quinto Caposcuola Hiroki Ohara. Non costrette dai generi e dalle regole esistenti dell’ikebana, le attività poliedriche del giovane Hiroki sono osservate e ammirate da diversi circoli culturali e artistici. Nel 2011 ha creato il nuovo stile Hana-kanade, che esprime la bellezza incrociata dei rami e in cui i vegetali sono scelti liberamente.
Il grande valore di questa scuola per me si trova nella varietà di composizioni che si possono realizzare. Ispirate a movimenti artistici e culturali come il Rimpa e il Bunjin o alla natura come gli affascinanti paesaggi che la riproducono in un piccolo vaso, consentono all’ikebanista di esprimere la propria personalità in modi diversi e sempre nuovi.
Cosa ha portato l’arte dell’ikebana nella tua vita
Fare ikebana per me è un piacevole lusso, un atto creativo, un momento tutto mio durante il quale osservo, scelgo il materiale, lo lavoro in totale concentrazione. Ogni pensiero svanisce. I fiori e i rami sono sempre portatori di bellezza, l’ikebana per me è un modo per goderne intensamente. Fare ikebana mi sta insegnando ad eliminare il superfluo, a non aver paura di buttar via e di cambiare, ad apprezzare il momento. Mi fa guardare alle stagioni con un occhio diverso, oggi mi piace la natura sfolgorante in autunno e poi addormentata in inverno, fino a qualche anno fa ne percepivo solo la malinconia. Guardo le piante con più attenzione, ne scruto forme e linee, passeggiando in campagna le osservo e noto particolari che prima non vedevo!
L’ikebana in Italia.
Dobbiamo tutti ringraziare Jenny Banti Pereira che nel 1955 cominciò ad interessarsi all’ikebana, arte allora quasi sconosciuta in Italia, e nel 1959, dopo un soggiorno in Giappone, fondò il chapter Ohara Italia. Personalità brillante e creativa si occupò di ikebana per tutta la vita, insegnando e scrivendo libri, testi di riferimento tutt’ora studiati.
Il mio ricordo di Jenny Banti è legato ad un anthurium. Mi ero avvicinata al’Ikebana da poco tempo quando ebbi l’opportunità di partecipare ad un suo seminario sul bambù. Affrontai l’occasione con un misto di curiosità ed entusiasmo ma nessuna consapevolezza del privilegio che mi veniva offerto. Mi divertii molto a realizzare i vasi intagliando il bambù, la sua guida era ferma e il piglio deciso ma il suo volto di trasformava quando sorrideva guardando i lavori che le piacevano.
Un attimo però si è inciso nella mia memoria, quando prese in mano un fiore di anthurium molto irregolare e un po’ contorto, lo osservò in silenzio facendolo ruotare fra le dita e disse sommessamente “questo, questo si, è interessante”. Vidi con i miei occhi – ma soprattutto sentii – il rapporto speciale e intimo che aveva con i vegetali: lei è quell’anthurium stavano parlando… e si capivano! Questo ricordo di lei, questo è fare bene Ikebana per me.
Come nasce l’idea di scrivere un libro sull’ikebana.
L’ikebana è senz’altro l’ispirazione e il filo conduttore del libro ma non va considerato un testo sull’ikebana, piuttosto una raccolta di tutto ciò che ho trovato riferito a piante e fiori usati nelle composizioni floreali, con un occhio di riguardo per l’arte e la poesia giapponese. Ho cominciato a raccogliere informazioni su alcuni fiori preparando una piccola ricerca per l’esame che dovevo sostenere per ottenere il diploma di master. Mi sono sempre più appassionata e incuriosita e a poco a poco il materiale raccolto è aumentato. E poi il Giappone è un paese di grande fascino che mi ha letteralmente conquistata, quindi ho cominciato a cercare anche notizie sugli usi e sui costumi che avevano un legame con i fiori, così è nato questo libro.
Quanto tempo ci è voluto per raccogliere tutta la mole i dati, immagini, informazioni presenti nel tuo libro?
Poco più di due anni.
Un libro rivolto a tutti?
Certamente, è di facile lettura grazie alle molte illustrazioni e ai tanti box che consentono di scorrere le pagine liberamente, soffermandosi sui temi e gli argomenti di maggiore interesse. E’ un libro divulgativo, con informazioni sul Giappone e sulla sua cultura che spero possano interessare e divertire ogni tipo di lettore!
Intervista di Luca Ramacciotti