Prossimamente in libreria Eterni secondi di Luca Bonaffini che oggi è ospite del nostro spazio interviste ecco cosa ci ha raccontato in proposito.
Da sempre ti occupi di musica e teatro adesso proponi al tuo pubblico un romanzo. Come hai affrontato il passaggio alla narrativa?
Nello stesso modo ma con differente modalità. Sono un autore di canzoni che, con la letteratura, ha ben poco in comune. Se non l’effettiva relazione che esiste, nel Novecento, tra il linguaggio musicale e quello cantautorale dei poeti della beat generation e dei suoi eredi.
Eterni secondi si compone di tre tempi separati cosa li diffferenzia e cosa li accomuna?
Sono tre romanzi brevi, indipendenti e due dei quali già pubblicati. Il primo è un racconto lungo (o romanzo breve) inedito, rimasto nel cassetto due anni prima di essere concluso. Gli altri due, a seguire “L’internauta” e “La notte in cui spuntò la luna dal monte” sono stati stampati in occasione di eventi particolari, in un momento in cui avrei immaginato di tutto, tranne che di diventare uno “scrittore” (se non di canzoni), “L’internauta” è poetico e introspettivo, ispirato al cd di un amico medico impegnato in Africa, che nel 2016 pubblicò intitolato “Sognatori feriti”. Il terzo, che sarebbe il primo in ordine cronologico di scrittura, uscì nel 2013 in occasione (con un anno di ritardo) del decennale della scomparsa prematura di Pierangelo Bertoli. Infatti ho deciso di rimetterlo sul mercato letterario nel 2017, in occasione dei 15 anni. Gli anniversari tristi servano almeno a questo: a non dimenticare la bellezza del “seminato” di chi ha vissuto.
In comune hanno la struttura spazio-temporale: “Cattivi romantici” (l’inedito) si svolge dalle 21 alle 24 in un appartamento di Viale Abruzzi a Milano; “L’internauta” durante un accaldato giorno di ferragosto, sempre nella città della Madunina, all’interno di un Parco Verde e in pochissime ore; infine, “La notte in cui spuntò la luna dal monte” a Sassuolo. E’ la vera storia che vide me e Pierangelo concepire (lui fu l’autore, io il complice) la canzone che scoppiò a Sanremo. Quella notte era tra il 6 e il 7 gennaio 1991. Dalle 21 alle 6 del mattino. Ore indimenticabili, minuti preziosi, eterni (appunto…) secondi!
Parte del libro è ambientato negli anni Settanta perchè questa scelta?
Perché io sono un “concepito” degli anni ’70, almeno dal punto di vista ideologico e formativo. Lì ci fu il giro di boa, quando gli ideali e le certezze politiche ereditate dal ’68, si avviarono verso la prima rivoluzione digitale, tecnologica e omologante, degli anni a venire. Un fallimento generazionale ma che non prescinde dalla voglia di speranza dei migliori.
Essere eterni secondi è destino o una precisa scelta?
Ogni istante è premonizione e fonte di ispirazione per l’eternità; ma bisogna anche guadagnarsela, combattendo e lottando contro la propria parte di scontata e mediocre. Poi, se si arriva secondi, si vince lo stesso. Ma dal primo posto si può soltanto tornare indietro…
I tuoi protagonisti vivono o sono vissuti?
I miei protagonisti sono sia vissuti che immaginari. Spesso la metafora, la maschera, la parodia, la caricatura, serve a questo: a cancellare la verità inutile e a conservare quella essenziale. Diciamo che i personaggi realmente esistiti o esistenti potrebbero essere immaginati; ma anche viceversa: sono interscambiabili.
Quanto li linguaggio visivo e musicale si fa spazio in queste pagine?
La musica non manca mai, soprattutto quella che mi risuona nelle orecchie da quando ho imparato ad ascoltare e a suonare. Il linguaggio visivo lo lascio ai fumettisti, ai pittori, ai fotografi, ai registi cinematografici, magari loro vedono meglio di me!
Intervista di: Lucrezia Monti