Renzo Bistolfi (Genova 1954) vive a Milano, dove lavora come manager in una società internazionale. Instancabile viaggiatore fai da te, non ha mai tagliato i ponti con la sua Genova e con Sestri Ponente, dove torna appena possibile a ritemprarsi dalla vita metropolitana. Appassionato di teatro, ha fatto l’attore in una compagnia amatoriale. Ha letto tutti i romanzi di Georges Simenon, che considera un vero maestro. Nelle edizioni TEA sono già apparsi I garbati maneggi delle signorine Devoto e Il coraggio della signora maestra.
«Quel demonio fatto e finito!» tuonò Battista allargando le braccia. «È lì che aspetta come un avvoltoio posato sul ramo. E dire che i settanta non se li ricorda più nemmeno lei e… sapete com’è: con le palanche non vi ci foderano mica la cassa, no? Sì, insomma», Battista ammiccò in modo eloquente, «i cappotti di mogano in definitiva li fanno ancora senza tasche. Per tutti!» «Eh, già.» convenne la Scaramellini, seria.
«E poi i denari dell’avarone vanno in bocca al leccardone, dicevano i miei vecchi.»
Battista andò alla porta e sbirciò fuori, attraverso i vetri rigati di pioggia. «La vedete? Adesso va a fare il giro delle pigioni: è il cinque del mese, mese di novembre millenovecento e cinquantasei», sillabò solennemente sgranando gli occhi, sostenuti da due vistose borse. «Un tempo da andare a picchiare negli scogli con barca e tutto, ma lei niente: nemmeno la burrasca di mare la fa ritardare di un giorno. E poveretto chi gli manca uno scudo, una palanca, allora non vuol sentir ragioni e diventa cattiva come l’aglio!» Scrollò la testa pelata e concluse.
«E poi ha sempre una cattiveria da dire. Una a testa, come il prete che ti mette l’ostia sulla lingua…lei invece ci posa un po’ di veleno. E io ci avrei fin paura che il Padreterno un giorno o l’altro mi castigasse, altro che.»