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Incontro con Massimo Carlotto

Carlotto: un premio alla carriera e al merito per uno sguardo attuale e umano

L’8 Settembre Massimo Carlotto ha ricevuto a Camaiore il premio alla carriera “Giallo d'(amare). La sua presenza in Versilia è stata un’occasione per parlare della sua carriera, dei suoi libri, di scrittura e Mediterraneo.

Grafica Divina

Il premio conferitoti per la carriera “Giallo d'(amare)” che ruolo ha nella tua storia di scrittore?

I premi fanno sempre piacere e d’altra parte son passati ventun anni da quando ho iniziato e quindi un premio alla carriera ci sta.

Hai dichiarato, con grande fermezza, che il noir sia l’unico romanzo d’inchiesta percorribile, come mai?

L’ho detto perché ne sono stato convinto per moltissimi anni, poi con l’esperienza della collana “Sabotage” (edizioni E/O) è cambiato il punto di vista: credo che la complessità della società sia tale in questo momento storico che tutte le forme di scrittura debbano e possano fare con efficacia il tentativo di narrazione, come ha sempre fatto il noir. In questo paese, inoltre, il giornalismo d’inchiesta è morto da tantissimi anni perché non è più in grado di raccontare il rapporto tra crimine e società e tra crimine e potere anche politico. Il noir resta, in questo panorama, uno strumento straordinario per mischiare romanzo e realtà.

Il giallo e il noir spopolano tra i lettori: quali sono le caratteristiche del noir mediterraneo che rendono particolari i romanzi che si possono includere in questa definizione?

Il noir mediterraneo è stato il primo ed unico modo di raccontare la rivoluzione criminale al tempo della globalizzazione dell’economia che ha determinato forme di illegalità diffuse e in strati sociali che erano estranei, fino a quel momento, al mondo della criminalità.
In questo ambito il noir mediterraneo resta un valido esempio di come si possa scrivere noir con una forte dimensione sociale. Tuttavia il noir mediterraneo non esiste più: è annegato di fronte al mare di Lampedusa, giace lì, sul fondo degli abissi, coi cadaveri dei migranti, perché del noir mediterraneo resta solo il punto di vista europeo non più integrato dal necessario sguardo delle altre sponde bagnate dallo stesso mare. Il
punto di vista europeo è limitato e fuorviante.

Nella tua carriera, oltre a una numerosa bibliografia e alla partecipazione a inchieste e battaglie politico civili importanti, hai curato il mestiere di scrittore come “laboratorio artigianale”, penso a Sabotage e agli scrittori emergenti che si sono negli anni affermati. Quanto è importante per te il confronto con le nuove generazioni e la condivisione di strumenti del mestiere?

Io credo nella condivisione del sapere e in letteratura è fondamentale, tra l’altro l’ambiente letterario è chiuso. Credendo alla condivisione ho aperto la mia bottega e ho investito molto in questo progetto che continua e che ha avuto buoni risultati: con “Sabotage” sono emersi autori che fanno rete e vivono esperienze condivise all’interno della collana. La caratteristica più importante che cerchiamo negli autori di Sabotage è l’umanità: restare umani è indispensabile, anche in ambito letterario.

Hai sempre sperimentato generi e pubblici (graphic novel, letteratura per ragazzi). Di recente hai affrontato un nuovo modo di narrare con l’esperienza di Audible, audio book con la serie “Lovers Hotel”: quali sono state le difficoltà e le possibilità emerse da un mezzo così diverso?

È stata una fatica grandissima perché sono sei ore di dialogo per un personaggio solo e poi altri personaggi che si intersecano nella trama. Con Piergiorgio Pulixi siamo stati i primi in Italia a ideare e realizzare una serie narrativa audio. Lavorare con Sergio Ferrentino, esperto di radio e audio narrazioni, è stata un’esperienza notevole.

Poco meno di un anno fa è uscito “Il turista”: avrà un seguito?

Non lo so… ho trovato altre storie da raccontare su cui impegnerò la scrittura.

A breve, il 26 settembre, torna in libreria “L’alligatore” con il volume “Blues per cuori fuori legge e vecchie puttane”: cosa si può aspettare il
lettore da questo libro?

È una storia per dare una svolta alla vicenda, ci sono i punti fermi che il lettore ritroverà, ma atmosfera e dimensione psicologica diverse. L’alligatore in questa storia sarà molto innamorato.

L’alligatore è uno dei personaggi meglio riusciti della narrativa degli ultimi venti anni, da dove ha origine?

L’ Alligatore nasce dal desiderio di rompere con la tradizione del giallo italiano per affrontare temi diversi.

Carlotto e le donne protagoniste dei suoi libri: spesso sono state inquadrate come eccessivamente vittime o personalità che subiscono violenze di vario tipo, addirittura a volte è stata definita la tua scrittura “maschilista”. Queste descrizioni quanto rispecchiano le tue protagoniste?

Credo di affermare che racconto mondi criminali dove il ruolo della donna è di assoluta subalternità: sono molto duro e crudo su questo ma di fatti è la realtà che è così, a un lettore disattento sfugge questo elemento.
Pulixi, affermato scrittore e tuo allievo, ha definito il tuo romanzo “Arrivederci, amore ciao” uno spartiacque nella produzione noir. In quali elementi riveste questa funzione?
Vero perché secondo me è il primo vero noir uscito in Italia, la reazione dei lettori è stata di stupore e entusiasmo.

Il rapporto con i tuoi lettori è continuo e caloroso: in cosa è importante e stimolante il feedback con loro anche mediante i social media?

I social media sono un gran problema ma hanno un ruolo importante nella società, io dico la mia: per i lettori sono mezzi importanti di comunicazione con gli scrittori, poi io faccio circa sessanta presentazioni l’anno. Perché credo che i lettori diano la misura del tuo lavoro, d’altronde c’è un evidente scollamento tra critica e libri, e in questo rassegne e librerie restano dei luoghi di incontro e confronto.

I lettori e alcuni colleghi ti chiamano “Maestro”: ti ci vedi in questa dichiarazione? Maestro in che senso e di cosa?

E’ detto con rispetto perché credo nel mio piccolo di aver contribuito al noir in Italia, senza fossilizzarmi.

Qual è il tuo legame con la Versilia?
Sono venuto parecchie volte per lavoro e mi piace molto.

Intervista di: Erika Pucci

www.erikaluna.net

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