“La vita a rovescio” è il romanzo di Simona Baldelli che ripercorre la storia di Caterina Vizzani, quattordicenne realmente esistita nella Roma settecentesca.
Caterina è un’adolescente povera, sfregiata dal vaiolo, dalle grandi abilità di seduttrice e consapevolmente inquieta nei panni femminili che le vanno stretti.
Per tutta la vita perseguirà l’idea di vivere come un uomo visto che il potere del mondo è relegato alla sfera maschile. Il suo percorso per raggiungere questo obiettivo sarà animato da avventure, flirt, innamoramenti e soprattutto confronti spigolosi con una società stereotipata fortemente condizionata dal sistema dei privilegi signorili e dai valori religiosi.
Il contesto in cui Caterina prende cosapevolezza di sè è una società maschilista, in cui le figure femminili non hanno spazio: a loro è negata la possibilità di decidere del proprio corpo e della propria vita, il piacere femminile e la libertà di viverlo in base alle inclinazioni individuali non è assolutamente contemplato.
Il discorso che attraverso Caterina si porge al lettore è una tematica importante che va al di là della percezione del proprio corpo e del sentimentalismo. Difatti è strettamente collegato all’emancipazione economica e all’affermazione sociale per secoli ancora legata a un’archetipo maschile a conferma di quanto sia stata lunga e impervia l’affermazione dei diritti per donne e omosessuali.
Caterina, pagina dopo pagina, prende il coraggio di vivere la propria esistenza da uomo, assumendone anche le sembianze e diventando così Carlo. Un viaggio che diviene al contempo emancipazione, seduzione e avventura narrato con abilità dall’autrice. Il ritmo avvincente, la costellazione di personaggi che si intrecciano nello sviluppo della trama unita a una scrittura gioiosa e sottile, rendono la lettura scorrevole, dinamica e coinvolgente in una ricostruzione storica attenta e puntuale.
Interessante è il tema della maturazione erotica da parte di Caterina in cui maschile e femminile convivono: con grazia e precisione la scrittrice ci regala sequenze emozionanti, mai fine a se stesse ma che nell’architettura narrativa si fanno emblema della crescente consapevolezza della protagonista fino a rendere universale la ricerca di sè e dell’affermazione del proprio modo di essere.
Articolo di: Erika Pucci
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