“Quello che siamo, infatti, abbiamo scelto di esserlo.”
1899, Londra. Fevvers è una star del circo: trapezista dal corpo e dalle fattezze inconsuete, di una spiccata cultura, ironia e determinazione che confluiscono nella sua incontestabile sensualità è la protagonista di questo grande romanzo di Angela Carter. Il giovane giornalista Walser in cerca di scoop e attratto dalla seducente trapezista, decide di seguire la tournée russa del circo per conoscere più da vicino la storia della protagonista e viverla nel suo contesto naturale. La storia di Fevvers si profila così come il percorso di chi ha saputo fare della propria diversità un punto di forza, grazie alla tenacia, allo studio e alla determinazione di chi crede nei propri sogni. Intorno a lei si muovono personaggi e contesti talvolta paradossali in cui la fervida immaginazione dell’autrice esplode in ritratti e metafore profonde e a volte feroci. Così le metamorfosi, le relazioni umane, la diversità fisica, l’eros, la seduzione, il successo vengono donati al pubblico nella loro essenza multiforme dalle sfumature più dolci e tenere a quelle più devastanti. I personaggi che la Carter propone non sono una semplice galleria di essere diversi e inattesi: tutti quanti hanno, nella loro profonda essenza, tratti riscontrabili di un’umanità contemporanea alla deriva, affamata di sogni da realizzare e di autenticità. Il circo non è solo lo sfondo di una saga avvincente, è piuttosto la grande metafora dell’esistenza, dei suoi riscatti e dei suoi rovesci dove i punti di vista si ribaltano facilmente, dove trovano spazio e successo coloro che sono i relitti dell’umanità e dove, per tentativi e errori, si può intraprendere il viaggio alla ricerca di sé e alle sue mutevoli declinazioni. La narrazione della Carter è accattivante: le ricche descrizioni, le indagini delle emozioni, l’abilità di racconta storie è condita da un umorismo stuzzicante capace di giocare sul filo dell’equilibrio con le descrizioni e le situazioni spesso iperboliche restando in bilico per volare sul trapezio della libertà. Il testo è arricchito da un’intensa postfazione di Dacia Maraini che ne sottolinea la meravigliosa aria femminile e pungente.
Articolo di: Erika Pucci