In libreria e candidati allo Strega La più amata di Teresa Ciabatti
Candidato allo Strega 2017 è La più amata, il nuovo romanzo di Teresa Ciabatti edito da Mondadori. Un libro che sta facendo già parlare molto di sé e, detto in tutta franchezza, non sempre a proposito.
Ma del resto più un autore, in questo caso un’autrice è in vista, più ci si trova di fronte a pareri tra i più discordanti e tifo da stadio per difendere o attaccare la più chiacchierata del momento.
Certo però non è delle chiacchiere che ci piace parlare quanto della grande capacità descrittiva dell’autrice che mette al servizio del suo narrare la storia di una bambina, che cresce all’ombra di un padre ingombrante, un padre su cui si staglia un’ombra ancora più grande: quella della P2 di Licio Gelli.
Teresa Ciabatti nei suoi romanzi ha sempre girato intorno al tema della famiglia e libro dopo libro ha ristretto il campo fino a focalizzarsi sulla famiglia che più di tutte le altre la interessava realmente: la propria.
Scritto dopo la morte di entrambi i genitori ed altri membri della famiglia, lei stessa lo ha definito “un atto di viltà”, un modo per fare i conti con se stessa.
Rimasta orfana si è sentita da una parte sollevata dall’ansia più grande quella di trovarsi sola e da quella nuova sensazione di vuoto rivede per prima cosa la sua convinzione di aver sempre avuto un’infanzia felice, convinzione che cozza con la consapevolezza di avere un bunker sotto la piscina.
Grazie ad una ricostruzione attenta, rileggendo le carte della madre, aiutata dai ricordi, mette insieme i pezzi del puzzle del suo passato che prende pian piano contorni sinistri.
Ricorda uomini politici che vanno ad omaggiare suo padre, lingotti d’oro e mazzette di denaro nascoste nei cassetti, una pistola e personaggi come Robert Wood Johnson II che ogni estate andava a trovarli portando quantità di shampoo incredibili che portavano il suo nome.
Rivede suo padre, l’osannato Professore, primario dell’ospedale di Orbetello, che da sempre era stato il migliore, lui che aveva studiato in America, il più bravo di tutti, il più gentile, generoso con i poveri.
Attraverso la scrittura l’autrice si libera, o tenta di liberarsi, dall’ossessione per suo padre, dall’ansia per sua madre, l’odio per se stessa, arrivando alla convinzione che non sono le cose in sé che ci formano, ma il modo in cui le abbiamo vissute, il carattere che abbiamo “mio fratello, – ha detto durante una presentazione –
“messo di fronte allo stesso contesto è una persona migliore.”
La domanda che si pone all’inizio del libro, chi era Lorenzo Ciabatti, nel corso del libro cambia soggetto per diventare chi è Teresa Ciabatti, con l’amara presa di consapevolezza di essere, lei che “voleva diventare il presidente della Repubblica”, una persona qualunque.
E per raccontare la storia di uomini di potere come suo padre ha scelto l’unico punto di vista autentico che aveva a disposizione, quello mediato dagli occhi di una bambina prima e di un’adolescente poi, punto di vista difficile da integrare con le verità scoperte e con i fatti accaduti che l’hanno vista protagonista di grossi cambiamenti e improvvisi rovesci di fortuna.
Ne deriva un romanzo che non trova una risposta ai tanti interrogativi che rimangono in sospeso, ma che può essere letto come un concentrato di famiglia, amore, odio, conflitti, ma anche rifugio, protezione, benessere.
Un romanzo che a conti fatti rimane, nonostante tutto, un atto d’amore verso un padre che, a dispetto di ciò che dice l’autrice, è scritto da una donna forse “incompiuta ed inadeguata”, ma sicuramente saggia nell’affidare a quella bambina arrabbiata il punto di vista più efficace, quella bambina in grado di ricordare anche i più piccoli gesti quotidiani apparentemente innocenti ma che riletti nella loro interezza rivelano molto di più su una persona di quanto non facciano le implicazioni politiche.
Nessuna condanna nelle sue parole, solo la storia ordinaria di una vita straordinaria nella reale accezione del termine.
Articolo di: Elena Torre