Chiara Parenti (1980), autrice de La voce nascosta delle pietre, è nata a Lucca dove vive con il marito, il figlio e due gatti combinaguai. Laureata in Filosofia, è giornalista pubblicista e lavora nell’ambito della comunicazione. Ama disegnare, leggere e viaggiare.
Alle pietre si è avvicinata per caso, oppure sono state loro a chiamarla, non si sa. Fatto sta che da quando ha messo al dito un anellino con la pietra di luna la sua vita è cambiata, e oggi c’è il piccolo Diego a dimostrarlo.
Il mondo delle pietre è affascinante e ricco, parte di una cultura e conoscenza millenaria. Come ti ci sei avvicinata?
Potrei dire per caso, ma poiché penso che il caso non esista, ti rispondo come farebbe nonno Pietro: forse sono state proprio loro a chiamarmi.
Nella primavera del 2015 persi un anellino con una pietra di zaffiro a cui ero molto affezionata perché me lo aveva regalato mio marito. Qualche tempo dopo, mi venne in mente di cercare su internet “anello di zaffiro” pensando di prenderne un altro. Il primo risultato che trovai però fu la descrizione delle proprietà di questa pietra, che è la pietra della saggezza ma anche simbolo di amore e fedeltà. Ne restai talmente affascinata che sospesi le mie ricerche per mettermi a leggere anche i significati delle altre pietre. Uno, in particolare, mi colpì, quello della pietra di luna, la pietra femminile per eccellenza, legata alla fertilità. Lessi che dovrebbe essere indossata dalle donne che desiderano avere un figlio e durante la gravidanza, per protezione. In quello specifico momento della mia vita il significato di quella pietra che trae il suo potere dalla luna mi restò particolarmente impresso. Qualche giorno dopo partii con mio marito per un viaggio in Malesia e lì, in un centro commerciale di Kuala Lumpur, trovai un negozietto carino di pietre e cristalli: il profumo di incenso e le luci soffuse gli regalavano un’atmosfera davvero suggestiva… quasi magica. Così comprai un anellino con la pietra di luna e pensai: “Provare non costa niente…”.
Quando, una volta tornata a casa, scoprii di essere incinta, non riuscivo proprio a crederci. Da quel giorno non mi tolsi mai quell’anello dal dito, tranne nelle notti di luna piena, quando lo mettevo sul davanzale della finestra per farlo “caricare” alla luce della luna.
Cosa ti ha fatto decidere di raccontare una storia che raccontasse delle caratteristiche e delle peculiarità delle pietre?
Proprio questa mia esperienza personale. Da quella vicenda che mi fece scoprire sulla mia pelle gli effetti delle pietre su di noi, mi venne in mente la storia di una ragazza che aveva un negozio di pietre (come quello che avevo visto in Malesia) e che conosceva uno a uno i significati di gemme e cristalli e gli straordinari effetti che possono avere sulle persone.
Quale filo di Arianna hai seguito per scegliere le pietre che approfondisci nella storia?
Mentre la storia di Mezzaluna si dipanava nella mia mente, in parallelo studiavo le pietre, con le loro caratteristiche, le proprietà e le leggende ad esse legate. Quando ne trovavo una particolarmente interessante e “utile” pe lo sviluppo della storia di Luna, la inserivo proprio dove sentivo che le sarebbe servita, per aiutarla ad andare avanti. Diciamo che nello scrivere la sua storia, ho fatto quello che Luna e suo nonno sanno fare meglio: trovare la pietra giusta per ciascuno dei miei personaggi, quella che guida verso la felicità.
Pensi veramente che in qualche modo il mondo minerale ci parli? E in che modo?
Credo proprio di sì. Come nonno Pietro – sempre lui! – penso che siano “figlie della terra”, concepite nel suo ventre caldo, e che perpetuano all’infinito il battito del suo cuore infuocato.
Quindi le pietre sono vive e davvero ci chiamano esercitando su di noi un’attrazione particolare, frutto della risonanza energetica che abbiamo con loro.
Per questo, per scegliere una pietra, dobbiamo lasciarci andare e optare per quella da cui ci sentiamo inspiegabilmente, istintivamente attratti, quella che vibra della nostra stessa energia. È lei la nostra “pietra gemella”.
Anche tu hai avuto un nonno come Luna, la protagonista?
Sì, mio zio Piero, che ora non c’è più.
Come il nonno di Luna, anche lui mi ha vista crescere ed è stato come un secondo padre per me. Non era un cacciatore di gemme o un viaggiatore inarrestabile, anzi, credo non abbia mai messo piede fuori dall’Italia. Però era un gigante buono, un uomo forte e coraggioso, proprio come Pietro nel libro. Come lui, mi ha sempre spronata e sostenuta a seguire i miei sogni.
È cambiato il tuo atteggiamento verso la vita dopo la stesura di questo romanzo?
Sì, credo che ogni storia, che scrivo o che leggo, mi cambi almeno un po’, dandomi qualcosa che prima non avevo. È questo che fanno i libri, arricchiscono l’anima.
A questa storia poi sono e sarò per sempre legata. L’ho scritta in nove mesi, gli stessi che ha impiegato il mio piccolo Diego a crescere dentro di me. Sono nati quasi insieme, ecco perché questo libro per me è particolarmente importante.
Quanto hai dato di te ai protagonisti e quanto loro hanno dato a te?
In ogni romanzo che scrivo, metto molto di me nei miei personaggi, specie nella protagonista, a cui generalmente affido il compito di raccontare la storia in prima persona (Luna, testarda e determinata, mi assomiglia molto, per esempio).
D’altro canto i personaggi ci mettono del loro: a un certo punto, non so come, sembra quasi assumano vita propria e sebbene io avessi previsto di far dire o fare loro qualcosa, capita che loro non siano d’accordo e facciano in modo di mandare all’aria i miei piani.
Sono felice quando succede (sebbene a volte mi capiti di dover riscrivere interi capitoli) perché mi sembra di essere riuscita a dar vita a persone vere che mi costringono a mettermi continuamente alla prova e a rivedere i miei piani. Degli amici che hanno sempre qualcosa da insegnarti e che ti dispiace lasciare alla fine del viaggio.
Credi nel vero amore?
Sono un’inguaribile romantica e credo che l’amore, quello vero, non solo esista e ma anche che possa superare ogni cosa.
Le parole di Luna sono le mie, quando dice che il vero amore «ha bisogno di forza, sacrificio, di una resistenza infinita. È un diamante che non ha paura del tempo che passa, delle tempeste, della furia degli elementi. L’amore resiste. Aspetta. E continua a vibrare per sempre».
Allora è vero che i diamanti sono i migliori amici delle ragazze?
È vero. Ma ho scoperto che lo sono anche l’agata, l’ametista, l’acquamarina e tutte le altre pietre. Magari non avranno lo stesso valore commerciale, ma possono arricchirci in molti altri modi diversi e più importanti.
Intervista di: Elena Torre