Incontriamo Gabriella d’Albertas e seguiamola in un interessante viaggio alla scoperta del sé
Gabriella d’Albertas da oltre 15 anni aiuta le persone a liberarsi dalla prigione delle convinzioni limitanti e a ritrovare il proprio potere personale. Coach e Counsellor con approccio costruttivista e transpersonale, ha una laurea in Lettere con indirizzo semiologico e un passato professionale come manager d’azienda, che ha poi lasciato per la sua vera passione: lo sviluppo del potenziale umano attraverso la trasformazione degli schemi di pensiero disfunzionali. È già autrice, insieme a Giuseppe Vercelli, de Il Potere Nascosto dell’Ombra e Di Che Archetipo Sei?
Perché nessuno si vede per quello che è?
La maggior parte delle nostre convinzioni si ‘deposita’ nel nostro inconscio nei primi 7 anni di vita: come potremmo avere una ‘nostra’ visione di noi stessi? Non abbiamo avuto modo di conoscerci ‘direttamente’, ma attraverso gli occhi dei nostri educatori. E quello che i nostri educatori hanno visto in noi è diventata la nostra realtà. Se un genitore o un insegnante ci ha detto che non eravamo bravi in una determinata cosa, questo è diventato vero per noi, anche se magari non era affatto così. Non è raro, ad esempio, che, dopo aver cambiato insegnante, si inizi a migliorare il proprio rendimento in una materia in cui ci si riteneva poco portati.
È difficile riconoscere i condizionamenti di cui siamo vittime come riconoscerli?
In effetti non è affatto facile riconoscere i condizionamenti che abbiamo, per questo sono tanto potenti e pericolosi: perché agiscono inosservati. Siamo burattini mossi dai fili invisibili delle nostre convinzioni e non ne siamo neppure consapevoli. Crediamo di vivere una vita ‘nostra’, ma in realtà quello che facciamo è vivere la vita dei nostri condizionamenti. Per questo è tanto importante recuperare degli strumenti che ci permettano di rintracciarli ed estirparli dalla nostra mente. Nel libro è descritta una tecnica specifica che ci insegna a trovare le convinzioni limitanti nascoste nei pensieri, nelle parole, nei comportamenti, nelle relazioni, nei disagi fisici e, più in generale, nelle nostre dinamiche quotidiane.
Quali sono gli errori più comuni che commettiamo?
L’errore più comune è quello di credere di essere fatti così come siamo fatti. Ed è anche il più grave. Quando penso di essere ‘fatto così’ in realtà mi precludo la possibilità di cambiare, perché non credo di poterlo fare. Scambiamo i nostri condizionamenti per noi stessi, e ne siamo talmente identificati da non riuscire a capire la differenza abissale che esiste tra ciò che realmente siamo e ciò che crediamo di essere. Se, ad esempio, mi reputo pigro e lento, questa può non essere affatto la mia natura, ma quello che io ho sempre creduto. Il problema è che finché credo a un assunto lo rendo vero per me. Se dunque voglio liberarmi di un mio limite, come prima cosa dovrò eliminare la relativa convinzione: perché la convinzione costruisce la mia realtà.
Un altro errore molto comune, e altrettanto grave, è quello di credere che il nostro modo di percepire il mondo sia oggettivo, mentre non lo è affatto. Se, ad esempio, una persona non mi saluta, magari anche solo perché non mi ha visto, la mia mente decodificherà questo messaggio in modo del tutto soggettivo. A seconda dei miei condizionamenti potrò credere che questo atto sia una mancanza di rispetto nei miei confronti, oppure potrò pensare di essere ‘invisibile’, o che quella persona mi considera indegna del suo saluto, oppure, al contrario, potrò interpretare quel non-saluto come un atto deliberatamente provocatorio nei miei confronti, una sorta di atteggiamento di sfida, oppure ancora potrò sentirmi in colpa, temendo si comporti così per qualcosa che ho detto o fatto in precedenza, ecc. Scambiamo il mondo con l’interpretazione che diamo del mondo. Ma questa interpretazione parla di noi, non del mondo!
Come è possibile liberarsi dai condizionamenti?
Prima di tutto dobbiamo diventarne consapevoli, perché senza rintracciarli non possiamo cambiarli. Poi dobbiamo individuare le convinzioni che li tengono in piedi ed avere una tecnica per sostituirle. Nel libro sono descritti i 7 passi per liberarsi delle credenze limitanti e attivare le risorse bloccate. Oppure, se preferiamo iniziare con un lavoro più generalizzato e meno specifico, possiamo utilizzare direttamente le meditazioni descritte in fondo al libro, che affrontano i diversi temi (autostima, relazioni, amore, prosperità economica, ecc.). Non importa quale sia la modalità che prediligiamo: l’importante è calarci dentro noi stessi e lasciare andare le vecchie zavorre.
Spesso siamo noi stessi a limitare noi stessi pur di non affrontare i cambiamenti perché?
Questo è verissimo. Siamo proprio noi i principali sabotatori della nostra felicità. Preferiamo vivere nel nostro piccolo mondo, piuttosto che sollevare la testa e guardare il cielo. Ma c’è un perché: affrontare i cambiamenti ci fa molta paura. Cambiare vuol dire andare verso l’incertezza, e noi generalmente siamo molto attaccati alle nostre (false) sicurezze. Amiamo tenere le cose sotto controllo, o perlomeno avere l’illusione di farlo. Il cambiamento presuppone smettere di calpestare le nostre stesse orme e addentrarci in territori sconosciuti, molto meno rassicuranti. Eppure è solo lì che abbiamo una reale possibilità di evolvere. Finché rimarremo dentro la nostra “zona di comfort” non potrà esserci una vera crescita.
Perché la paura ha radici così forti nelle persone?
La paura ha radici così profonde perché invece di estirparla, senza esserne consapevoli, la rafforziamo. E la rafforziamo costantemente perché le diamo la nostra attenzione. Ogni volta, cioè, che indugiamo su una qualche forma di preoccupazione o di pensiero poco costruttivo stiamo in realtà consolidando la paura. E così facendo ci riempiamo di paure: paura di essere giudicati, di essere rifiutati, di non essere apprezzati, di essere inadeguati, di non essere all’altezza, di affrontare alcune situazioni o persone, di non avere sufficienti risorse o di perderle, paure per la nostra salute o per quella delle persone care, e così via. Ma non basta. Abbiamo paura anche di essere felici, di avere successo, di stare bene, temiamo che poi potrebbe accaderci qualcosa di brutto, di inaspettato. La paura ci sottrae energia, motivazione, voglia di vivere, e ci porta spesso a compiere scelte che vanno contro la nostra vera volontà. Per questo dobbiamo debellarla. E lo possiamo fare solo attraverso una corretta igiene mentale, imparando a gestire i pensieri, a riconoscere quelli costruttivi da quelli di paura, e dare attenzione solo a quelli che ci sono di sostegno e aiuto. Anche questo è descritto nel libro.
Come riconoscere la nostra vera identità?
La nostra vera identità non è una tra le tante, è la nostra realtà di base, ricoperta dagli strati del condizionamento. Per riconoscerla dobbiamo prima sollevare quegli strati. Da qualche parte, dentro di noi, sappiamo di essere molto di più di quello che stiamo esprimendo: quella consapevolezza è la nostra vera identità che ci chiama dalla profondità di noi stessi. È un richiamo sottile, che riusciamo a sentire solo qualche volta. È il richiamo della nostra autenticità che aspetta paziente, sotto i detriti delle false credenze, di essere ritrovata e resa libera di esprimersi.
In che modo questo libro può accompagnarci?
Questo è un termine molto appropriato: accompagnarci. Non possiamo addentrarci da soli nel mondo dei condizionamenti, perché non abbiamo né le conoscenze, né gli strumenti per farlo. Abbiamo bisogno di una guida. E questo libro ci guida a rintracciare le convinzioni alla base dei nostri problemi e autosabotaggi, insegnandoci sia a rintracciare le convinzioni limitanti, sia a sostituirle, permettendoci nel contempo di compiere quei passi evolutivi necessari per crescere e lasciarci alle spalle la falsa immagine che abbiamo di noi. Contiene, inoltre, sia un elenco delle principali convinzioni limitanti, sia le istruzioni su come testare l’inconscio: gli strumenti che servono per fare finalmente piazza pulita dei nostri falsi limiti.
per saperne di più https://www.gabrielladalbertas.it/
Inervista di: Elena Torre