Home Da non perdere Beata ignoranza di Massimiliano Bruno In sala dal 23 febbraio

Beata ignoranza di Massimiliano Bruno In sala dal 23 febbraio

Beata Ignoranza arriva nelle sale italiane

Ignorante, col trascorrere del tempo, è divenuto un’offesa, ma il suo significato letterario è quello di non sapere, non conoscere.  E questo è il tema principale su cui verte il nuovo film di Massimiliano Bruno, in tutte le sale dal 23 febbraio.

Al quinto film da regista Bruno ancora una volta sfodera una bella commedia nella tradizione storica italiana (stile C’eravamo tanto amati) dove si ride,  e molto, dove ci si commuove e si riflette. Partendo dalla sua esperienza personale di assuefatto e condizionato dalla “rete” Bruno analizza la rivoluzione sociale che ha travolto e cambiato il mondo negli ultimi anni.  Pro o contro?  Intelligentemente il regista non dà una risposta al quesito, ma semplicemente lo analizza attraverso i tre protagonisti.

Grafica Divina

Ernesto (interpretato da Marco Giallini) professore di lettere all’antica nemmeno ha un pc, ma in compenso ha una questione in sospeso con Filippo (Alessandro Gassmann), professore di matematica che vive tra smartphone,  tablet e tutto ciò che lo può tenere online. Nina  (la bravissima Teresa Romagnoli, al suo esordio) per girare un documentario che analizzi il fenomeno Internet li costringe a scambiarsi i panni per un paio di mesi.

Così Filippo deve riscoprire le “connessioni” umane (e la difficoltà di insegnare senza ricorrere alle app!) ed Ernesto riottoso all’inizio, a capire che come tutte le invenzioni, anche l’utilità reale di Internet è legata a come si usa.

Da una parte una maggiore diffusione delle notizie, dall’altra la mancanza di una verità occultata da pseudonimi che, forse, ci permettono di essere più veri che nella realtà fisica, con un’attenzione a ciò che abbiamo in memoria sui nostri apparecchi e cosa potrebbe finire in rete, perché una volta pubblicata e vista non si torna più indietro. Tra litigi, cambi di punti di vista e documentario nel film che segue la realizzazione del documentario si sviluppa anche un’analisi di come il concetto di famiglia, lavoro e rapporti sono cambiati. Se in peggio o in meglio questo il film non lo rivela, lasciando intendere che come sempre la verità sta in mezzo.

Se Carolina Crescentini fa un cameo tanto vitale e importante da essere il motivo su cui verte il dissapore tra Filippo ed Ernesto, ci sono una serie di personaggi relativamente secondari a partire da Margherita (Valeria Bilello) donna emancipata e sicura di sè stessa per arrivare a Gianluca (interpretato dal bravissimo Giuseppe Ragone) musicista esperto di matematica e cannabis.
Bruno ancora una volta  (coaudiuvato alla sceneggiatura di Herbert Simone Paragni e Gianni Corsi) mette in campo con intelligenza e buongusto un campionario di umanità che fa riflettere senza però giudicare.

E alla conferenza stampa ci sono stati ulteriori spunti di riflessione come quello  proposto da Gassmann  (nel film il professore amicone degli allievi) sulla scuola e su come sia cambiata e vada vista. Se una volta poteva essere considerata punitiva  (Ti boccio!) oggi però non deve essere costellata da amiconi perché l’insegnante è un educatore non l’amico. Lo stesso dicasi per il ruolo del genitore. Semmai sarebbe auspicabile un corso per insegnare ai giovani ad usare con coscienza Internet.

La Crescentini ha sottolineato che lo schermo ci permette anche una maggiore sicurezza e “rabbia” che altrimenti non avremmo e che le battaglie che portiamo avanti online non ci vedrebbero mai scendere in piazza. Per Giallini la vera rivoluzione sociale della rete è l’appiattimento generazionale.  Se una volta un nonno poteva redarguire il nipote per ciò che faceva oggi non può criticarlo per la sua attività su Facebook perché i primi ad abusare dei social non sono i giovani.

 

Articolo di: Luca Ramacciotti

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