Da pochi giorni in libreria ritorna Musica Nera edito da Tea, l’appassionante romanzo giallo di Leonardo Gori interamente ambientato nella Versilia degli anni Sessanta. Noi abbiamo incontrato lo scrittore toscano per sapere qualcosa di più in merito. Ecco cosa ci ha raccontato.
Musica Nera era già uscito qualche anno fa. Che cosa è cambiato in questa nuova ed arricchita edizione?
Musica Nera, nella piccola saga di Bruno Arcieri, sta fra L’angelo del fango e Il ritorno del colonnello Arcieri, con in mezzo l’apparizione nei Fantasmi del passato di Marco Vichi. Questo romanzo doveva per forza prendere il suo posto, nella collana TEA dedicata al colonnello, ma nel frattempo la mia scrittura è talmente cambiata che ho dovuto usare parole nuove, in molte pagine, per raccontare la stessa vicenda. Potrei dunque dirti che è cambiato tutto ma non è cambiato nulla: ci sono dei punti in cui ho indugiato di più sui pensieri di Arcieri, fermandomi ad ascoltare quello che il personaggio mi comunicava. Ho cercato di delineare meglio le psicologie di alcuni personaggi secondari e ho sfoltito qualcosa, in una trama molto complessa, pur lasciando intatti gli snodi della vicenda: ho cercato di privilegiare le emozioni, rispetto ai particolari tecnici tipici delle storie di spie.
Arcieri è nuovamente alle prese con un passato che fa fatica a scolorirsi. In che modo è cresciuto questo personaggio tanto amato dai lettori?
Il personaggio è cambiato radicalmente negli ultimi due romanzi, Il ritorno del colonnello Arcieri e Non è tempo di morire. Ha capito qualcosa dei fantasmi che lo agitavano e ha rinnegato il suo passato. Ma anche se quel vissuto si allontana, il tempo dell’anima non è quello del calendario e tornerà sempre a tormentarlo. Questo cambiamento c’è già, in embrione, in Musica Nera: Arcieri si fa delle domande che forse non trovano subito risposta, ma che sono la premessa necessaria agli sviluppi futuri. Arcieri forse riuscirà a fare i conti una volta per tutte col suo passato nel prossimo romanzo, ma nel frattempo cerca con tutte le forze di vivere, forse per la prima volta, una vita autentica, fondata sulle cose quotidiane che sono la ragione stessa dell’esistenza.
La musica in tutti i tuoi libri è sempre stata presente c’è anche mentre scrivi?
La musica è la colonna sonora della vita! Nella mia è sempre presente, ma non amo molto la sua funzione di “sottofondo”: merita sempre di essere ascoltata con attenzione. Ciò non toglie che il mio amato impianto hi-fi sia spesso in funzione, nelle fasi di riscrittura, quando lavoro di lima e quel che conta è arrivare giusto a un “suono” ideale delle parole. Ma quando invece devo tenere le orecchie ben schiuse per sentire cosa mi racconta il personaggio, allora niente musica, perché Arcieri oggi è molto anziano, parla con un filo di voce e non voglio essere distratto.
La Versilia è protagonista tanto quanto Arcieri, Tom, Angela e gli altri quando è iniziato il vostro ‘amore’?
Non c’è un inizio, c’è sempre stata. Sono uno di quei fiorentini per cui la Versilia, intesa in senso molto ampio, forse troppo, da Marina di Massa a Viareggio, è una seconda casa. Ogni nome di località, nell’ininterrotta catena fra mare e montagna, evoca qualcosa nella mia memoria. Non sarebbe stato possibile ignorare la Versilia, nei miei romanzi. D’altra parte è una striscia di terra in cui c’è davvero tutto, montagna e mare, pianura e collina, vita e morte… E’ un microcosmo ideale. Come un set hollywoodiano in cui puoi prendere e usare tutto quello che ti serve.
Un capitolo finale sembra riaprire i giochi…
Il capitolo finale è dedicato soprattutto ai nuovi lettori del Colonnello, che temevo potessero restare perplessi per la conclusione di Musica nera, scritta in un’epoca in cui pensavo che quella sarebbe stata la sua ultima avventura. Era necessario che Arcieri dicesse loro, in qualche modo, che non si trattava di una conclusione, ma anzi di un nuovo inizio. L’amicizia con Franco Bordelli ha reso possibile quel dialogo finale che è il ponte ideale con quanto accadrà “dopo”.
Un omaggio ai Palombari dell’Artiglio alle vittime di Sant’Anna cosa rappresenta per te la memoria?
La memoria è tutto: è l’origine stessa delle storie, e di storie noi viviamo. I ricordi di Arcieri, che intessono le sue vicende, sono quelli miei, quelli raccontati dalle persone che ho conosciuto, quelli letti sui libri di Storia, quelli rubati ovunque. In particolare, l’Artiglio e Sant’Anna rappresentano due facce chiave della Versilia. Aggiungi Burlamacco e il carnevale e avrai tutto il bene e tutto il male del mondo.
Intervista di: Elena Torre
Foto di: Francesca Curradi