I Niente di Personale si formano nell’ottobre del 2011 con l’incontro di Marco Goi (basso) e Michele Veneziano (voce e chitarra acustica). Il duo prende fin da subito una forte inclinazione verso l’alternative folk, con testi in lingua italiana. La prima demo Chiunque nel Niente vede la luce nell’agosto 2012. Dal 2013 la formazione inizia ad arricchirsi con altri tre musicisti, Luca Bernardi (tastiere e voce), Tommaso Frassanito (batteria) e Nicola Maestri (chitarra elettrica). Dopo un anno di live, la nuova formazione si dedica al songwriting e alla registrazione del primo album Pillole, totalmente autoprodotto. Una grande attenzione agli arrangiamenti porta i nuovi brani ad avere una forte identità non solo grazie ai testi di Veneziano ma anche musicalmente attraverso la cooperazione tra i cinque elementi. Pillole esce su bandcamp il 12 Settembre 2016, e dal 19 settembre è disponibile anche su Spotify.
Noi li abnbiamo incontrati e adesso ve li presentiamo.
Quali sono gli ingredienti per scegliere un singolo?
Deve essere orecchiabile, piacere ai tuoi genitori e non deve durare troppo.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascolti e in uno che scrivi?
Un segreto, quel particolare o quella storia che sai solo tu che ti fa sentire un brano davvero tuo. In un brano che ascolti direi che deve sorprenderti come l’amore a prima vista.
A quali modelli musicali guardi?
Siamo nell’ambito della cosiddetta scena indie italiana, e i modelli sono più o meno quelli, ci sono quelli che ce la fanno a sfondare, il nostro momento non è ancora arrivato.
Di cosa parla “Marcobaleno”?
Marcobaleno è un ragazzo che si rende conto di essere quasi adulto oppure un adulto che si rende conto di essere ancora ragazzo, Marcobaleno è qualcuno che si sente libero e si da forza dicendo di essere Dio.
Quali suggestioni contiene il tuo ultimo lavoro discografico?
All’interno dell’immaginario di Pillole si possono trovare diversi mondi, nelle canzoni ci serviamo di personaggi a volte reali a volte no, come il Leviatano, Nikola Tesla, Dio o Gulliver. Altre volte è l’ambiente a creare il giusto contesto per una storia. Ogni racconto è visto con gli occhi di questo ragazzo, che sta uscendo dall’adolescenza.
Come si racconta il presente?
Guardare la società a volte non basta, ci sono canzoni vecchie che sono più attuali di canzoni nuove, forse il processo va fatto al contrario e bisogna raccontare il passato è la nostalgia che alimenta la speranza nel prossimo futuro.
Cosa vorresti per la tua musica?
Più visibilità, ma c’è da guadagnarsela.
Intervista di: Lucrezia Monti
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