dr.gam è il nome d’arte del cantante, chitarrista, compositore, autore e produttore marchigiano Andrea Gamurrini, dove il cuore del nome e la testa del cognome vengono scelti come essenza della parte più passionale e quella più razionale, la più intima e la più cerebrale di un mondo svelato in entrambe le sue facce. L’abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato…\r\n\r\nNel tuo ultimo lavoro discografico si assaporano stili ed atmosfere diverse… cosa vi è confluito?\r\nTutto quello a cui ho approcciato in una vita di musica in movimento. Il movimento è vita… d’altronde neanche il brodo primordiale avrebbe scaturito vita sulla Terra se non vi fossero state le maree che lo avessero rimescolato. Ho sempre sentito il bisogno di viaggiare e mescolarmi anch’io in mezzo a musicisti con formazione e cultura diversa dalla mia e magari specializzati in differenti generi musicali, per cercare di prenderne il meglio e portarmelo a casa. Il movimento aumenta le interazioni e quindi anche le possibilità di arricchimento.\r\n\r\nEsiste un filo conduttore, un motore comune nella tua musica?\r\nIl filo conduttore è la buona musica. Il motore invece è l’energia e la magia che la musica stessa produce e trova il suo apice nella performance dal vivo. A fine concerto il benessere è tangibile sia a livello fisico che psichico, sia per i musicisti che per il pubblico…e dura per giorni…poi a me la voglia di rimontare sul palco riprende molto presto.\r\n\r\nQual è il tuo concetto di famiglia?\r\nSenza sminuire l’importanza della famiglia classica, che anzi reputo di fondamentale importanza per la preparazione dell’individuo giovane alla famiglia mondo, il mio concetto di famiglia è più allargato. Quella che io chiamo l’altra famiglia la reputo più dinamica, stimolante, varia, costruttiva, piena di differenti amori e colori, che, anche se vissuta appieno per tanto tempo, non possiede le insidie della gabbia o del clan che invece la prima può nascondere. L’altra famiglia a cui faccio riferimento è quella che mi sono creato durante i miei viaggi, che si allarga sempre più e che potenzialmente potrebbe comprendere il mondo intero se avessi qualche vita a disposizione.\r\n\r\nTanti gli incontri, tanti gli stimoli che hai avuto quali ricordi con maggior forza?\r\nTanti sono stati gli incontri e le situazioni stimolanti, ma se ne devo ricordarne una su tutte, fu quando montai sul palco dello Skunk Hollow di Hartland (Vermont – USA) alla prima data del primo tour nel New England che feci con il percussionista americano Steve Ferraris. Era la prima volta che suonavo negli USA e, anche se molte volte avevo già suonato all’estero e naturalmente mi sono sempre trovato a mio agio sul palco, quella volta accusai il colpo. Iniziai il concerto con salivazione a zero: cantare per due ore in quelle condizioni era impossibile. Poi, come per magia, quando le prime note partirono, la gente si alzò immediatamente a ballare, io avvicinai la bocca al microfono e tutto per incanto era tornato apposto. Fu una serata memorabile.\r\n\r\nIn dr.gam is in da house appaiono una carrellata di suggestivi personaggi. Come li hai scelti?\r\nIl video di “dr.gam is in da house” è stato un’idea del videomaker bolognese Oscar Serio ed è stata determinata dalla voglia irrefrenabile che lui aveva di ballare ogni volta che ascoltava quel pezzo; da lì capì che era proprio quello il messaggio da dover comunicare: il potere di coinvolgere e motivare le persone a ballare con un dancing video, dove l’attenzione doveva cadere sugli sguardi, le libere movenze di attori non professionisti, semplice gente di strada che balla senza schemi o scenografie per liberarsi dallo stress della vita quotidiana.\r\n\r\nCosa raggiunge il tuo sentire per farsi raccontare?\r\nHo sempre avuto una spiccata sensibilità ed una soglia dei sensi molto bassa, specie nel visivo e nell’uditivo. Da piccolo non ero un gran parlatore ed esternavo le mie sensazioni, inizialmente con il disegno e poi intorno ai 10 anni quando passai dal pianoforte alla chitarra classica, su di un pentagramma. Questo ha fatto sempre in modo che io raccogliessi una moltitudine di informazioni che inevitabilmente dovevo poi riversare da qualche parte…è come un contenitore dove costantemente si versa roba che di tanto in tanto ha bisogno di essere svuotato per non traboccare.\r\n\r\nIntervista di: Lucrezia Monti\r\n\r\n