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Nel suo primo anno di vita, il Laboratorio ha aperto le porte a editori, grafici, illustratori, traduttori, editor, agenti letterari, librai, bibliotecari, archivisti, docenti e lettori, creando di volta in volta occasioni di scambio e di idee che hanno favorito la formazione di tutte le professioni editoriali, puntando alla qualità, facilitando il dialogo all’interno della stessa filiera editoriale e comunicando con il contesto socio-territoriale di cui essa è parte integrante. \r\nHa ospitato incontri a cura di MiMaster, Aiti, Strade, Spazio Poesia, Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, Infotech, Accademia del Silenzio, Fondazione Lia, Piè di Pagina, Parolario, Librinnovando, BookCity, Babel e AIE.
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Nell’occasione abbiamo incontrato Luisa Finocchi, direttrice di Fondazione Mondadori che è al timone del Laboratorio
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– Tanti aspiranti scrittori, tante agenzie letterarie, tante case editrici piccole e medie… Una pluralità di domanda e offerta. Come può un giovane scrittore proporsi sul mercato? Quale la via?\r\nLa cosa fondamentale che un autore che vuole esordire deve conoscere è il panorama letterario ed editoriale nazionale: vale a dire che ogni editore, grossomodo, propone un determinato tipo di narrativa, di approccio alla letteratura; un autore deve conoscerli e capire a quali case editrici ha senso proporre la propria opera e a quali no: spesso i rifiuti editoriali sono infatti figli di invii sbagliati – ci sono case editrici italiane, per esempio, che non pubblicano alcuni generi letterari: se ho scritto un romanzo di fantascienza ha poco senso proporlo a chi non ha in catalogo editori di fantascienza.\r\n\r\n– Come si incontra un agente letterario?\r\nOggi è molto più facile entrare in contatto con un agente rispetto a qualche anno fa: tutte le maggiori agenzie letterarie, ormai, hanno un proprio sito web in cui forniscono contatti e spiegano quali sono le modalità per inviare i manoscritti. \r\n\r\n– Come fanno le case editrici anche solo a fare una valutazione di un testo essendo sommerse da qualsiasi tipo di proposta?\r\nNon è vero che gli editori non leggono: una possibilità la si dà a chiunque. Certo è che la mole di arrivi quotidiani è spaventosa: per questo gli editori si avvalgono dell’aiuto di lettori professionisti che preparano schede di lettura sui libri che ricevono. Solo i libri che hanno superato l’esame dei lettori esterni arrivano sul tavolo degli editor.\r\n\r\n– Quanto il mercato influisce sulla delta dei romanzi da pubblicare?\r\n È difficile stabilirlo. A volte si ha la sensazione, soprattutto dopo che un libro è diventato bestseller, che gli editori si mettano in caccia di libri che gli somigliano. Questo un po’ appiattisce il mercato. È però allo stesso tempo vero che, se si guarda ai grandi bestseller degli ultimi anni (dall’Eleganza del riccio alla Ferrante, dalle Sfumature a Volo a Saviano), si tratta quasi sempre di libri che sono diventati bestseller a sorpresa e, in molti casi, sono stati capostipiti di generi che non erano, fino alla loro uscita, sulla cresta dell’onda. Dunque un minimo di ricerca e di rischio c’è sempre.\r\n\r\n– Esistono case editrici coraggiose?\r\nSì. Ci sono molti editori piccoli e medi che fanno un grande lavoro di ricerca di talenti o ripescano autori dimenticati del passato dando loro nuova vita. Penso a L’Orma, alla prima minimum fax, a Voland, a Ponte alle grazie. Ma, se guardo i cataloghi dei grandi editori, trovo sempre qualche sorpresa: è Mondadori che pubblica Vollmann, Adelphi fa uno straordinario lavoro sul Novecento europeo, Bompiani ed Einaudi hanno lanciato negli ultimi anni alcune grandi voci della letteratura italiana under 40 che, magari, non sono arrivate in classifica, ma ci sono.\r\n\r\n– In Italia ogni anno vengono tradotti tantissimi libri… Ancora subiamo il fascino degli scrittori stranieri o abbiamo proposte nostrane in qualche modo deboli?\r\nSubiamo il fascino degli stranieri da sempre, e non solo nel mondo dell’editoria. Quanti film americani brutti e assolutamente non necessari abbiamo visto negli ultimi anni? Non credo che abbiamo proposte deboli: la letteratura italiana non è la miglior letteratura europea, ma ha un pugno di voci che non hanno nulla da invidiare a chi viene dall’estero. Bisogna, questo sì, che gli editori abbiano il coraggio di puntare su di loro tanto quanto pubblicano su uno straniero “normale” che viene trattato da genio.\r\n\r\n– Cosa è uscito con più chiarezza dal vostro lavoro? Quale la fotografia del nostro presente?\r\nLa letteratura italiana, come dicevo, è varia e propone alcuni voci di valore assoluto. Arriva forse un po’ in ritardo su certe tendenze rispetto ad altri Paesi (penso per esempio all’autofiction), ma quando ci arriva lo fa alla grande (basti pensare a quello che fanno Walter Siti e Filippo Tuena in certi suoi libri, ma questa è solo la punta dell’iceberg). Si scrive parecchio, e non è sempre facile distinguere le opere seminali da quelle derivative, però credo che il movimento letterario italiano sia vivo e produca un pugno di grandi libri ogni anno: per accorgersene, però, bisogna essere bravi a sfrondare, a distinguere il buono nella massa. Noi, con Booksinitaly, proviamo a dare una mano.\r\n\r\nLe piccole librerie resisteranno?\r\nNei Paesi anglosassoni pare che i lettori stiano tornando nelle piccole librerie, e questo fa ben sperare. Qui si fa parecchia fatica ancora, ma il problema non credo sia la dicotomia libreria di catena/libreria indipendente. Il problema è che si legge pochissimo: se la scuola e le istituzioni sapranno instillare nella popolazione la voglia di leggere, la gente tornerà in libreria.
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Intervista di: Elena Torre