Una Roma oscura, che offre la sua faccia più torva fatta di acciaio, ruggine e pioggia è lo sfondo di È così che si uccide, il thriller d’esordio di Mirko Zilahy. Una città in cui dominano i «mostri» urbani: il Gazometro, la centrale nucleare di Latina, il Mattatoio di Testaccio, gli ex Stabilimenti di Mira Lanza. Luoghi che diventano personaggi della storia, che hanno un’anima e una voce. In questo contesto si muovono i protagonisti: un commissario di straordinaria umanità, affiancato da una squadra in cui spiccano donne di grande acume e sensibilità, e un assassino seriale metodico, di ferocia chirurgica.\r\n\r\nZilahy, editor e traduttore, passa dalla parte della scrittura scegliendo il thriller: genere che gli permette di affrontare i temi che più lo interessano – amore, morte e vendetta – e di costruire una storia come una sorta di montagne russe, unendo l’alto e il basso, sempre presenti nella grande letteratura, di genere e non.\r\n\r\n \r\n\r\nLa pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte.\r\n\r\nEnrico Mancini si è specializzato a Quantico, in crimini seriali. È un duro. Ma di recente non riesce nemmeno ad assistere alle autopsie, figuriamoci condurre un’indagine su un omicidio che ha tutta l’aria di essere rituale. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo.\r\n\r\nL’istinto di Mancini non sbaglia: con il secondo omicidio, il commissario è costretto ad accettare l’indagine, prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.\r\n\r\nMirko Zilahy è nato a Roma il 1 maggio 1974, dove si è laureato in Lingue e Letterature straniere con una tesi su Dracula di Bram Stoker. Si è poi spostato in Irlanda per un dottorato di ricerca sullo scrittore Giorgio Manganelli. Al Trinity College di Dublino ha insegnato lingua e letteratura italiana. In seguito ha lavorato per Fazi editore come redattore e aiuto editor della straniera nella casa editrice e come editor della narrativa straniera di Minimum Fax. Attualmente svolge attività di traduzione; ha tradotto autori come Bram Stoker, Roger Boylan, Peter Murphy e nel marzo 2014 è uscito nella sua traduzione Il Cardellino di Donna Tartt per Rizzoli (premio Pulitzer). È cultore di Letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Vive nelle vicinanze del grande Gazometro con la compagna, Paola, e due figli. È appassionato di calcio, arti marziali, hard rock, birra scura e Irlanda.