Ad aprile è uscito “A SUD DI NESSUN NORD”, il nuovo album del cantautore irpino ANTONIO PIGNATIELLO, anticipato dal singolo “Lontano da qui”\r\n\r\nL’album “A Sud di nessun Nord”, mixato da Taketo Gohara (produttore e ingegnere del suono di Vinicio Capossela) e registrato “on the road” grazie ad uno studio mobile durante un viaggio lungo la penisola, omaggia l’omonima opera di Henry Charles Bukowski. Il disco contiene 12 brani, scritti dallo stesso Antonio Pignatiello, che hanno come filo conduttore il tema del viaggio e dell’incontro.\r\n\r\nNoi l’abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato.\r\n\r\n \r\n\r\nQuanto la vita entra nella musica e viceversa?\r\nAntonio: “Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima di essere accaduto”, scriveva Rainer M. Rilke in “Lettere a un giovane poeta”. Ci sono un sacco di cose. Mi muovo lentamente per meglio osservare, e preferisco di gran lunga i non-creativi, perché non parlano delle arti, ma magari ti raccontano che l’altra sera il vicino ha incendiato il suo appartamento. E quando gli hanno chiesto il perché, ha risposto: “Beh, Nerone può incendiare Roma, e io non posso incendiare casa mia?”. Da quel giorno è stato ribattezzato Nerone. Insomma, mi limito a fotografare quel che vedo e\r\nascolto, e cerco di tenermi alla larga dai guai.\r\n\r\nQuanto conoscere e viaggiare aiutano a crescere?\r\nAntonio: Devo continuare a vivere se voglio scrivere, non posso salire in cima ad una montagna o rinchiudermi in una torre e stare a guardare cosa succede fuori. Devo accendermi e bruciare se voglio scrivere e lanciarmi nella mischia. E questo significa tante cose: bar, strade, incontri etc… Devi assaggiarla questa roba, conoscerne il sapore, l’odore, toccarla…poi puoi scriverla. E magari cantarla. Più che “crescere”, direi che i viaggi aiutano a vivere, e, nel mio caso, a scrivere. E questo è quanto.\r\n\r\nIn che misura l’opera di Henry Charles Bukowski è entrata nel disco?\r\nAntonio: Inciampo nei libri casualmente. Di Bukowski ho letto quasi tutti i suoi libri, naturalmente di quelli tradotti in Italia. Le storie e i personaggi che leggiamo non necessariamente restano dentro la cornice della pagine, a volte escono da quelle pagine per diventare altro. Bukowski e anche John Fante, per dirne due di scrittori che amo molto, hanno narrato la vita mettendoci quel po’ di immaginazione per renderla migliore di quanto non fosse realmente. Ad ogni modo, quelle storie diventano parte di te. Ti accompagnano inconsciamente, e ti ritrovi a cantarle. Le cose ti influenzano. E scriverle\r\naiuta.\r\n\r\nQuale è il filo rosso che lega i vari brani?\r\nAntonio: “In questo disco l’amore e la vita, questa coppia di amanti, sono sempre fuori orario: sono una mela troppo aspra o troppo invecchiata. Sono punto di partenza o di fuga per andare ad esplorare altre passioni umane come l’odio, la tristezza, la bile nera etc… Queste periferie sono più interessanti del nucleo che è l’amore. Sarà che la vita stessa è insensata. Rileggendo Plotino, la vita è una sorta di fiume senza sponde. Cantarla per farla scorrere dentro un alveo è e resta una bella illusione”.\r\n\r\nCosa ti è rimasto dentro dopo questo viaggio?\r\nAntonio: Molte storie, volti, e parole. Tantissime voci. “Se solo fosse possibile tradurre le emozioni che hanno suscitato in noi le voci di coloro che abbiamo amato nel corso della nostra vita”, disse qualcuno. Eppure riusciamo a percepirle. Il parroco del paese che corteggiava le vedove, che amava la letteratura e il teatro, e che ci capitò da ragazzi di incontrarlo per strada mentre fumava un sigaro e scandiva i versi di Dante; lo zio d’America che tornava e descriveva un’Italia del secondo dopoguerra che più non c’era; il nonno che velava con la durezza del dialetto teneri gesti alternati ai ricordi del\r\nlavoro per il pane. Queste e altre voci ancora vengono a farci visita in un tempo altro dal nostro. Di questo viaggio, probabilmente, le voci che ho incontrato verranno a trovarmi quando ne avrò più bisogno.\r\n\r\nCosa ti proponi con questo album?\r\nAntonio: “Mescolare geografie e storie lontane tra loro, ma che in realtà sono molto più simili di quanto siamo portati a credere. Unire sonorità jazz, rock, blues, latine a milonghe e trombe mariachi e chitarre west di frontiera, e ancora voci liriche. Un disco che ha come tema il viaggio e l’incontro, e, naturalmente, l’ospitalità.\r\n\r\nCosa c’è a sud di nessun nord?\r\nAntonio: “A Sud Di Nessun Nord” c’è un atlante che contiene le mappe di tutte le terre a cui approdare con una barca guidata dai remi dell’immaginazione: la Città del Sole, Utopia, la Nuova Atlantide. Il Sud a cui tende il mio viaggio è fatto di frammenti mescolati con voci e visioni. A volte basta uno scorcio…e il pensiero si fa dolce in questo mare.\r\n\r\nIntervista di: Elena Torre