Nel suo sito www.chiarapoli.it la nostra ospite si definisce così:Bergamasca, classe 1975: quarantenne all’anagrafe ma diciottenne bionda dentro, fuori e tutt’intorno. Con tanta fatica e tanto studio ho trasformato la mia passione nel mio lavoro. Maniaca seriale, fagocito serie tv dalla mattina alla sera. Lettrice compulsiva, costringo il mio Kindle a un superlavoro trecentosessantacinque giorni l’anno. Appassionata di cucina, sfogo la mia creatività anche ai fornelli: sottopongo mio marito ad arditi esperimenti culinari, per trovare sempre nuove combinazioni di sapori, e mi lascio sfuggire qualche prelibatezza per le nostre fedeli coinquiline, le bionde Labrador Asia, Pimpa e Dharma. La salute non è il mio forte, ma faccio del mio meglio per tenere alto l’umore, al motto di “aiutati, che il ciel t’aiuta”. Questo, per me, è il segreto della felicità.\r\n\r\nDa poco è uscito per Sperling & Kupfer un interesante saggio dedicato al mondo de Il Trono di Spade, natiralmente ne abbiamo voluto sapere di più… ecco cosa ci ha raccontato.\r\n\r\n \r\n\r\nll rapporto tra pagina e schermo è spesso complesso a volte conflittuale… perché nel caso de Il trono di Spade Martin ha atteso così tanto?\r\n\r\nLa trasposizione cinematografica o televisiva di un romanzo, prima ancora dei famosi “studi di fattibilità”, richiede una seria analisi dei costi. Martin ha sempre dichiarato che non credeva che la sua storia avrebbe visto la luce sotto forma di immagini, data la complessità (e i conseguenti costi) di realizzazione: moltissimi personaggi e ambientazioni, costumi ed effetti speciali, creature soprannaturali… Consapevole delle difficoltà oggettive, ha scelto di dare libero sfogo alla propria fantasia, che nei romanzi non “costa” nulla, e per anni ha rifiutato le proposte di Hollywood. In diverse occasioni gli è stato chiesto di cedere i diritti dei suoi romanzi per trarne dei film, ma in tutti i casi trama e personaggi sarebbero stati stravolti. Così Martin non ha mai ceduto: non gli interessava il guadagno sui diritti per una storia che non sarebbe più stata “sua”. E poi, finalmente, è arrivata la HBO…\r\n\r\nQuanto uno scrittore di narrativa può imparare da uno sceneggiatore e viceversa?\r\n\r\nSono due tipi di scrittura molto diversi. La narrativa è libera da ogni vincolo, segue l’immaginazione dell’autore e non deve rispettare alcuna regola (salvo quelle che danno senso a una storia: coerenza, presenza di conflitti, personaggi credibili). La sceneggiatura, invece, è una scrittura tecnica. La fantasia dell’autore deve necessariamente rientrare in tecniche e modelli precisi. Non si può scrivere “Tizio pensava che…”, in una sceneggiatura. Bisogna trovare il modo di mostrare i pensieri e le idee di Tizio. Bisogna concentrarsi sulla sintesi, sulla concretezza e sulla fattibilità (si scrive qualcosa che poi andrà girato e avrà dei costi, al momento della trasformazione in immagini), tenendole sempre presenti. Un romanziere, in un certo senso, è più libero, ma un romanziere che è (stato) anche sceneggiatore ha una marcia in più. Proprio come Martin, che ha lavorato in tv scrivendo episodi di diverse serie e ha imparato a dare concretezza ai sentimenti e ai pensieri dei suoi personaggi.\r\n\r\nCosa dell’opera di Martin è rimasto fuori nella serie?\r\n\r\nIn realtà nulla di davvero rilevante, almeno finora. La complessità dei Sette Regni, la varietà dei personaggi, e la ricchezza di costumi e ambientazioni sono state mantenute. Ci sono stati parecchi cambiamenti, certo, ma rivolti principalmente a una semplificazione necessaria, per impedire allo spettatore di “perdersi” fra troppi eventi e personaggi. Nel libro ne ho parlato diffusamente, e sono dell’idea che si tratti di passaggi “obbligati” che non tolgono nulla al valore del testo originale.\r\n\r\nTrovi che l’adattamento abbia valorizzato i libri?\r\n\r\nTrovo che l’adattamento abbia valorizzato la serie. I libri sono e restano qualcosa di molto diverso, anche quando la fedeltà al romanzo è quasi totale (come nel caso della prima stagione, che riporta cambiamenti decisamente “minori” rispetto al testo di partenza). La ragione del successo de Il trono di spade in tv è proprio la capacità di trasformare la magia della scrittura di Martin in una festa di colori, suoni e immagini che lasciano il segno nell’esperienza emozionale dello spettatore. Così come accade al lettore che scorre le pagine della saga, ma con tempi, modi e mezzi differenti. Sottolineare questa diversità di tempi, modi e mezzi è stata la chiave vincente.\r\n\r\nNel tuo libro analizzi moltissimi aspetti regalando al lettore un dettagliato quadro d’insieme che nelle storie articolate è l benvenuto. Come nasce questo progetto editoriale?\r\n\r\nSperling & Kupfer era interessata alla pubblicazione di un libro d’analisi su Il trono di spade. La casa editrice mi ha contattata e mi ha chiesto di fare una proposta, cioè di sottoporre un indice con gli argomenti che avrei voluto trattare. Il progetto è stato approvato, così ho iniziato a scrivere. Ho rivisto tutti gli episodi delle prime quattro stagioni, per prendere appunti completi durante la visione, e ho riletto tutti i romanzi, per segnarmi citazioni, differenze, riferimenti… Dopodiché sono passata alla lettura di diversi saggi storici, pittorici e dedicati al simbolismo. E’ stato un lavoro di ricerca piuttosto lungo e complesso, ma anche ricco di soddisfazioni. Ho imparato molto.\r\n\r\nDa sceneggiatrice e profonda conoscitrice dell’opera di Martin come ti sembra che lo abbiano trattato?\r\n\r\nMartin ha iniziato a lavorare alla sua saga, la “storia della sua vita”, come l’ha più volte definita, molti anni fa. Forte dei milioni di copie venduti e dei fan conquistati in tutto il mondo, quando Benioff e Weiss l’hanno contattato per la trasposizione televisiva ha fatto valere il proprio valore contrattuale. George R.R. Martin non ha solo ceduto i diritti e sceneggiato personalmente un episodio a stagione, ha soprattutto fatto inserire delle clausole che gli permettessero di avere il controllo sull’opera. Per ogni decisione “importante” che prevede un cambiamento rispetto ai romanzi, deve essere interpellato. La serie è di HBO, di Benioff e Weiss (creatori, sceneggiatori e produttori esecutivi), ma è anche di George R.R. Martin. Ufficialmente il suo nome compare solo come autore dei romanzi, ma è spesso lui ad avere l’ultima parola. Ha seguito il modello di Robert Kirkman con The Walking Dead: ha ceduto la sua “creatura” senza rinunciare a mantenere il controllo su di essa.\r\n\r\nQuali a tuo parere gli ingredienti che hanno decretato il successo planetario della serie TV?\r\n\r\nGli stessi che hanno fatto la fortuna del romanzo: il mix di generi. Il trono di spade racconta una storia fantastica, con creature soprannaturali, personaggi umani e imperfetti, ambizioni e debolezze terrene e aspirazioni divine. La storia si svolge in un mondo di impianto medievale, adattato alle esigenze dei Sette Regni; un mondo con una storia millenaria, delle tradizioni, dei credo religiosi completi e complessi. La varietà, la credibilità e la verosimiglianza (anche in presenza di draghi e morti viventi) hanno fatto de Il trono di spade il successo che tutti conosciamo.\r\n\r\nC’è qualcosa che avresti cambiato, omesso o aggiunto?\r\n\r\nCredo che sia perfetta così com’è, con i suoi difetti e le sue scelte. Anche nel caso di quelle più criticate, che abbiamo visto soprattutto nella quinta stagione. Ma non voglio rovinare sorprese a nessuno, quindi mi limito a consigliarvi di vederla…\r\n\r\nCome hai proceduto nella stesura del libro?\r\n\r\nCome dicevo prima, c’è voluto un lavoro di ricerca. Prima ho rivisto gli episodi analizzandoli “in diretta” e segnandomi tutti gli spunti di riflessione che coglievo. Poi ho riletto i romanzi, sottolineando cambiamenti e differenze rispetto alla serie. Dopodiché, sono passata alla ricerca: libri e libri di storia, arte, simbolismo… E poi ho iniziato a scrivere, rileggere e riscrivere. Nella speranza di aver condiviso con i lettori il mio amore per i romanzi di Martin e per la serie che ne è stata tratta.\r\n\r\nIl libro: Chiara Poli, Il mondo de Il Trono di Spade -Eroi, guerrieri e simboli dei Sette Regni- Sperling & Kupfer\r\n\r\n \r\n\r\nIntervista di: Elena Torre