Per un uomo come Roberto Serra, che considera il lavoro in polizia come una missione, è impossibile accettare l’ingiusta sospensione che lo obbliga all’inattività. Gli basta leggere un trafiletto di giornale, perciò, e capisce cosa deve fare. È stato assassinato Mario Gardini, l’anziano medico che gli aveva mostrato come ammansire la Danza, inspiegabile disturbo che porta Roberto a vivere brandelli di vite che non sono la sua, come in una lucida allucinazione. Così, anche per fuggire dalle macerie della sua unica storia d’amore, finisce nella Bassa emiliana, a Pontaccio, un pugno di case multicolori ricostruite nel ’60 sul grande fiume dopo una devastante alluvione. Ad attenderlo, nell’afa inclemente di quella fettaccia di terra tra fiume e monte che sa di Guareschi e Sergio Leone, trova il maresciallo cattolico, il carabiniere comunista, la bella e solitaria Serenella che gestisce l’unico “Bartrattoria” del borgo assieme alla figlia Lucilla. E un mistero che sembra impossibile da dipanare, tra speculatori, pericolose dark lady, giovani perduti, anziani melomani e hippy fuori tempo massimo. Ma, soprattutto, trova le ombre dei pazienti del manicomio ospitato nella vicina reggia di Colorno, la grande e tetra Ca’ di màt che, sino alla chiusura era stata diretta proprio da Gardini. Chi ha massacrato il medico sulla porta di casa? Perché tutti lo chiamavano “Il re dei matti”? In che misura sono coinvolti gli ex pazienti di Colorno? Serra ha i giorni contati, e man mano che si addentra nel caso fatica sempre più a distinguere i matti dai cosiddetti normali, mentre le tanto invocate piogge d’agosto finalmente arrivano sotto forma di un diluvio che colma il Po al punto che l’onda di piena minaccia di spazzare via di nuovo Pontaccio.\r\nGiuliano Pasini riporta Serra nei luoghi che lo hanno presentato ai lettori nel fortunatissimo Venti corpi nella neve, grande successo di critica e pubblico.\r\nIl risultato è un noir emozionante e avvincente, ambientato in una torrida estate emiliana, tra manicomi abbandonati, osterie, vendette spietate, in un agosto segnato dalla presenza maestosa e incombente del Po in piena.\r\n
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