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Diego Passera, l’intervista

A TU PER TU CON DIEGO PASSERA: L’IMPORTANZA E LA DIFFICOLTA’ DELLA TRADUZIONE IN UN’ALTRA LINGUA RELATORE DEL SEMINARIO TENUTO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “TRACCIATI  VIRTUALI”

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Grafica Divina

L’Associazione Culturale “Tracciati Virtuali” promuove il Seminario dal titolo La pubblicazione e la traduzione di opere letterarie veicoli di interazione tra i popoli che si svolgerà sabato 31 gennaio (dalle ore 10,15 alle ore 12,15) presso l’Auditorium Sant’Antonio a Città di Castello. Prenderà parte, fra gli altri, in qualità di relatore, Diego Passera, esperto di traduzione letteraria e non solo. Conosciamolo meglio. Assistere ad una sua lezione universitaria è coinvolgente, si comprende quanto questo giovane insegnante svolga con passione la sua professione. Passa con disinvoltura da un italiano forbito, ad un inglese dalla pronuncia oxfordiana. Gli studenti lo seguono senza nessuno sforzo, perché in lui c’è qualcosa di artistico e parlando con lui si capisce il motivo.

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Chi è Diego Passera?

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Bella domanda! Ho avuto una formazione variegata in risposta all’ampio orizzonte dei miei interessi di ricerca. All’inizio ho frequentato la facoltà di Lingue Straniere di Pisa, studiando inglese, spagnolo e russo. E poi? In seguito la mia passione per le arti performative mi ha portato a laurearmi in “Cinema Teatro e Produzione Multimediale”. Avevo scoperto in me la voglia di unire allo studio accademico anche uno di matrice più artistica e mi sono sempre dedicato a danza, canto e teatro.

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Se dico danza?

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Rispondo che la danza fa parte della mia vita. Dal 1992 al 2004 sono stato competitore di Danza Sportiva, esordendo con una vittoria al campionato italiano assoluto nel 1994 e da lì in avanti mi sono piazzato sempre ai primi posti in tutte le competizioni nazionali ed europee.

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Se dico Teatro?

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Mi sono mosso anche nel teatro: sono stato primo attore della Compagnia teatrale “Quieta Movēre” portando in scena tra l’altro un testo inedito su Molière e dal 2013 collaboro con la compagnia teatrale “Binario di Scambio”, unica compagnia universitaria riconosciuta dall’ateneo fiorentino, che nel 2014 ha ricevuto il “Premio speciale CTS per le politiche giovanili” nell’ambito del “Premio Cultura di Gestione” promosso da Federculture.

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A questo punto provo a dire anche canto?

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Mi è sempre piaciuta l’opera lirica e ho sempre avuto dentro di me la passione del canto. Ho iniziato a cantare da contraltista ma poi ho deciso di dedicarmi alla mia voce naturale, da baritono e adesso lo faccio in modo professionale. Canto in un coro e spesso mi esibisco da solista. Anche se non è il mio lavoro, ho comunque un approccio professionale. Tutto quello che faccio cerco di farlo al meglio.

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Se dico Craig?

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Quanto tempo abbiamo? Edward Gordon Craig … come fare a parlare di lui in poche righe? Per la discussione della tesi di laurea ho presentato l’edizione critica di Books and Theatres corredata di traduzione in italiano e testo a fronte. Il lavoro è stato acquisito e catalogato dalla Biblioteca nazionale di Francia, sede anche del Fondo Craig.

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Il mondo anglosassone l’affascina particolarmente…

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Sì, infatti per non farmi mancare niente, o quasi, a dicembre del 2009 ho vinto la borsa di studio per il Dottorato di Ricerca in Storia dello Spettacolo all’Università di Firenze e nel triennio 2010-2012 ho lavorato a una tesi dal titolo Gli Italiani in Inghilterra. Migrazione di saperi artigianali dello spettacolo al tempo dei Tudor (1485-1603). Questo studio rappresenta il primo tentativo di indagare in modo sistematico l’apporto della manodopera italiana allo spettacolo inglese sia sulla scena che dietro le quinte e l’influsso che l’attività degli italiani ha avuto oltremanica. Nel 2013 sono stato invitato alla “Graduate Conference Shakespeare and His Contemporaries. The Italian Connections” organizzata dal British Institute of Florence, dove ho presentato un paper dal titolo Elementi di spettacolarità italiana per Elisabetta I. Riflessioni intorno ai Princely Pleasures di Kenilworth (1575). L’intervento è stato selezionato e pubblicato negli atti del convegno. Sono da sempre sensibile alle questioni linguistiche e negli ultimi anni mi sono interessato ai problemi legati al processo di traduzione frequentando anche corsi di aggiornamento per traduttori professionisti organizzati da AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti).

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È molto difficile tradurre un libro da un’altra lingua?

\r\nSì è molto impegnativo ed è un lavoro di grande responsabilità morale nei confronti dell’autore. Le variabili da tenere sotto controllo sono infinite, e poi si tratta di tradurre l’anima oltre che le parole. Ci sono questioni molto profonde e problemi che non è facile racchiudere in poche righe, per questo vi invito a partecipare al Seminario La pubblicazione e la traduzione di opere letterarie veicoli di interazione tra i popoli che si svolgerà sabato 31 gennaio (dalle ore 10,15 alle ore 12,15) presso l’Auditorium Sant’Antonio a Città di Castello.\r\n\r\n \r\n\r\nIntervista di Daniela Lombardi

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