Da poco in libreria il nuovo libro di Andrea Gamanossi dedicato ai nuovi genitori noi l’abbiamo incontrato per sapere qualcosa in più.
Dal thriller a Il libro bianco della cicogna il passo è stato breve?
I diari, i libri bianchi dove scrivere le proprie esperienze e le proprie emozioni mi hanno sempre affascinato. Quindi, quando con l’editore Antonio Pagliai abbiamo parlato di questo nuovo progetto, mi ci sono gettato d’impulso e devo dire che, seguendo l’istinto, non ho avuto difficoltà particolari nel curare questo libro bianco.
In ogni tuo libro, da quelli dedicati alla cucina, ai gialli fino a questo, il filo conduttore sembra essere la memoria. Che ruolo ha per te?
La memoria storica è una parte essenziale della nostra esistenza, ma direi più in generale, di tutte le civiltà. Nella frenetica corsa di tutti i giorni, purtroppo, la stiamo perdendo. Stiamo perdendo la capacità di tramandare le nostre esperienze in ogni settore, sia nel campo affettivo che in quello lavorativo, affidandoci esclusivamente alle nuove tecnologie. E questa scelta, se non ce ne avvediamo presto, sarà pagata a caro prezzo.
Come curatore di questo “libro di ricordi”, su cosa hai posto l’accento?
Essendo un diario che racconta dell’infanzia ho cercato di far mettere in evidenza le emozioni e le sensazioni che i genitori provano durante la nascita e la crescita del proprio figlio. Poi, essendo un libro bianco, saranno proprio i genitori a riempire le pagine con i loro sentimenti. Loro, in realtà, sono i veri scrittori di questo libro.
In un momento in cui tutto sembra essere affidato alla tecnologia digitale, un libro di questo genere non è controcorrente?
Infatti questo libro è una sfida. Come ho detto prima dobbiamo cercare di invertire la tendenza. Le esperienze personali, le memorie devono essere una parte fondamentale del nostro pensiero, della nostra vita. La tecnologia è importante, ma non dobbiamo diventarne schiavi, e utilizzarla nel migliore dei modi. L’uomo non è robot, questo dobbiamo mettercelo in testa.
Qual è stata la difficoltà maggiore nell’affrontare questo nuovo lavoro? Quale la soddisfazione più grande?
A me piacciono le sfide e cimentarmi in questo genere di libro è stata una vera e propria sfida. Mai, qualche anno fa, avrei pensato di diventare il curatore di un libro del genere. Poi, nata l’idea, tutto è venuto da sé, senza particolari difficoltà. La soddisfazione più grande? Dimostrare a me stesso che sono in grado di affrontare anche altri settori editoriali, oltre al thriller e alla gastronomia.
A questo punto cosa possiamo aspettarci da te?
La mia grande passione è il thriller in tutte le sue sfumature, dal giallo al noir. Sto lavorando proprio su un giallo, ma nel contempo ho qualche altro progetto in cantiere. Ma aspetto a parlarne, anche un po’ per scaramanzia…
Intervista di: Elena Torre