La nave di Greenpeace Arctic Sunrise è posta da ieri in stato di fermo dalle autorità spagnole nel porto di Arrecife, a Lanzarote, a seguito dell’azione di protesta non violenta di sabato scorso contro le trivellazioni offshore di Repsol al largo delle Isole Canarie.\r\n\r\n \r\n\r\n«Il fermo dell’Arctic Sunrise è un’offesa ai diritti di tutte le persone che si battono per difendere l’ambiente», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questo provvedimento dimostra che il governo spagnolo preferisce difendere gli interessi privati di una compagnia petrolifera, la Repsol, contro un’organizzazione ambientalista e pacifista che oggi è al fianco di milioni di persone, per opporsi alla minaccia costituita delle esplorazioni petrolifere».\r\n\r\n \r\n\r\nIl Ministero del Lavori Pubblici e dei Trasporti ha messo in stato di fermo l’Arctic Sunrise, nave che appartiene a Greenpeace International, fino a quando non sarà conclusa l’inchiesta in merito alla protesta pacifica dello scorso 15 novembre, quando due attivisti di Greenpeace – una italiana e uno spagnolo – sono rimasti feriti dopo uno scontro in mare con la Marina spagnola.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nIl governo spagnolo ha aperto un’inchiesta contro il capitano dell’Arctic Sunrise, per una presunta “violazione delle regole del traffico marittimo” – dettagliata nell’Art. 308 della Legge sui Porti di Stato e sulla Marina Mercantile- sanzionabile con una multa sino a trecentomila euro.\r\n\r\n \r\n\r\nIn attesa dell’esito del procedimento disciplinare, le autorità spagnole hanno ordinato che la nave venga trattenuta fino a che non verrà pagata una cauzione di 50 mila euro. Il capitano e l’equipaggio non sono in stato di fermo.\r\n\r\n \r\n\r\n«Riteniamo che queste misure siano una risposta del tutto sproporzionata a una protesta non violenta contro attività petrolifere estremamente pericolose», continua Boraschi.«Greenpeace e i suoi attivisti si assumono sempre la responsabilità delle proprie azioni ma non possono accettare provvedimenti che considerano ingiusti, non possono accettare la violazione del diritto alla protesta pacifica e del diritto a un ambiente sano e pulito», conclude.\r\n\r\n \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nUfficio stampa Greenpeace, 06.68136061
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