“Amondawa” è il disco d’esordio dei Blooming Iris e deriva da un piccolissimo gruppo etnico del Brasile. Gli si deve il titolo dell’album perché questa popolazione non conosce il concetto di tempo e gli individui che ne fanno parte cambiano nome a seconda della fase della vita che stanno attraversando.\r\n\r\nL’intento dell’album è quello di catapultare l’ascoltatore in una dimensione che, per l’appunto, non conosce il tempo, libera da ogni sorta di fardello che la vita di tutti i giorni comporta. “Amondawa” raccoglie brani che fanno parte di un rock senza tempo che si sposa con sintetizzatori e campionamenti propri della musica elettronica. Le atmosfere intime, talvolta surreali e le ritmichetrascinanti si mischiano con una voce calda che si muove velocemente tra registri vocali differenti.\r\n\r\nTracklist:\r\n\r\n- Same Old Blood\r\n\r\n- Spleen\r\n\r\n- Raw\r\n\r\n- Woodlack\r\n\r\n- Be Spring\r\n\r\n- NIM\r\n\r\n- The Mirror Stage\r\n\r\n- Solipsist\r\n\r\n- NIM II\r\n\r\n- Amondawa\r\n\r\nSame Old Blood: la tematica centrale del brano è quella dell’accettazione. Non viene narrata nessuna storia, ma descritto uno scenario in cui ognuno non è più giudice di se stesso, ma del prossimo. In fondo, però, come recita il ritornello, “we are from the same old blood is flowing out from my wounded heart”. Caso vuole che questa traccia nasca dall’unione di due canzoni, una di Daniele e una di Nicolò, che fortuitamente s’intrecciavano alla perfezione, creando questa scintilla quasi “folk”.\r\n\r\nSpleen: questo l’unico vero brano autobiografico dell’album. Descrive una situazione di immobilità, di prigionia trascorsa tra le mura della propria casa che sembra voler trattenere e deridere un animo in preda alla voglia di cambiare e voltare pagina, per liberarsi una volta per tutte dallo Spleen, il male di vivere. È la prima canzone scritta in assoluto, quella che è stata modificata maggiormente e anche quella che in una fase iniziale si pensava non sarebbe finita nel disco.\r\n\r\nRaw: la vita spesso ci dà più incertezze che certezze. Siamo confusi perché non riusciamo a fare chiarezza su quello che deve essere il nostro obiettivo, preoccupati dall’ambiente in cui viviamo e dal buio che il futuro sembra offrirci.\r\n\r\nQuesto brano è una promessa di fedeltà verso se stessi, verso i propri valori e verso la strada che si è scelto di percorrere. È una delle tracce più potenti live e quella in cui si sente maggiormente l’identità del progetto.\r\n\r\nWoodlack: sicuramente uno dei punti più alti del disco, è una canzone sull’amore, semplicemente. Senza presunzioni, senza cliché, ma anche senza il forzato tentativo di evitarli. Nasce d’inverno, dietro ad un computer, di sera, e nasce in un secondo. Daniele la passa a Nicolò, che ci appoggia una voce sopra, e da quel giorno è rimasta esattamente la stessa. Al suo interno c’è tutto quello che volevamo trasmettere.\r\n\r\nBe Spring: si tratta dell’unico brano totalmente improvvisato e su cui poi si è lavorato aggiungendo suoni, campionamenti e atmosfere. Nasce come stacco dopo l’ascolto di Woodlack, perché sentivamo il bisogno di lasciare galleggiare l’ascoltatore (quindi noi stessi in primis) dopo una delle canzoni per noi più importanti. Allora abbiamo giocato con la fantasia e con gli strumenti che avevamo in studio, ed è uscita Be Spring. Ha tanti significati, o nessuno allo stesso tempo.\r\n\r\nNIM: è una riflessione sul ruolo della famiglia scaturita da una amichevole chiacchierata fatta da Daniele e Nicolò. Dobbiamo davvero essere grati per tutto quello che ci viene offerto senza chiedere? Abbiamo la forza di slegarci dal magnetismo che, spesso, la famiglia esercita su di noi? È un tema che in realtà hanno in comune tutti, ma non esistono due modi uguali di rapportarsi alla famiglia, prima tra le realtà della nostra vita.\r\n\r\nThe Mirror Stage: la fase dello specchio (The Mirror Stage) è la fase descritta da Freud in cui il bambino inizia a riconoscersi allo specchio. Quando però un bambino continua a crescere senza mai maturare, rischia di cadere e non essere in grado di rialzarsi. Sta a ciascuno di noi decidere come rimediare alla situazione. La traccia era stata pensata per un piano elettrico, con toni molto low e dinamiche morbide. Invece è diventata il contrario, anzi qui si gioca proprio sul pieno e sul vuoto e sull’alternanza di chitarra e synth.\r\n\r\nSolipsist: questo brano racconta una storia realmente accaduta. Si può arrivare tardi ad aprire gli occhi e capire che la persona che si ha al proprio fianco ha vissuto fino a quel momento delle premure e delle attenzioni dell’altro. Qualsiasi rapporto umano necessita di due cuori e due cervelli, altrimenti si rischia di iniziare un monologo senza fine. È una delle canzoni che abbiamo finito di scrivere già in studio e una delle più istintive.\r\n\r\nNIM II: in realtà questo pezzo strumentale, con dei campionamenti di voce e chitarra di NIM, doveva essere quasi un remix su un nostro stesso brano, ma poi non abbiamo resistito ad inserirlo nel disco, più che altro come una piccola perla che rispecchia in pieno una parte di come siamo noi adesso, e dei suoni che ci attraggono a livello viscerale.\r\n\r\nAmondawa: è la title track del disco. Viene narrata una storia, un qualcosa accaduto nella mente di Nicolò non appena ha ascoltato il riff di chitarra con cui è nata la canzone. Cosa succede quando si perde qualcuno che si ama e si ritiene di non aver fatto abbastanza, o non averne avuto il tempo? La canzone nasce come trascrizione di Daniele di un beat che lo ossessionava tutti i giorni da mesi, quello del ritornello.