La campagna di repressione della pesca abusiva di avannotti di anguilla – conosciuti localmente come “cee” – il cui avvio era stato preannunciato dall’Ente Parco alla fine dello scorso mese di novembre, ha iniziato a produrre nelle ultime settimane consistenti risultati grazie ai numerosi accertamenti effettuati dagli ultimi giorni di dicembre fino al 28 gennaio, nella cui serata è stata svolta un’operazione su vasta scala nel tratto finale del fiume Arno, unitamente al Corpo forestale dello Stato e con la partecipazione dello stesso Direttore del Parco, Andrea Gennai.\r\n\r\nNel corso dei controlli sono state poste sotto sequestro numerose “riapaiole”, attrezzi da pesca il cui utilizzo è vietato dalla normativa vigente, e che saranno dunque confiscati in via definitiva e successivamente distrutti; gli avannotti recuperati – per fortuna molto pochi, giacché l’operazione è stata avviata all’inizio della serata – sono stati invece conferiti presso l’apposito impianto di incubazione gestito dalla Provincia di Pisa e realizzato in zona protetta della Tenuta di San Rossore, per permettere loro il raggiungimento della maturità prima della reimmissione nei corsi d’acqua.\r\n\r\nLa tutela delle “cee” è particolarmente importante non solo per le gravi conseguenze di natura ambientale che la loro pesca può determinare, ma anche per le ripercussioni sulle attività regolari di pesca dell’anguilla nelle acque interne di tutta la Toscana.\r\nD’altronde, se le norme comunitarie e nazionali – valide su tutto il territorio italiano – prevedono già pesanti sanzioni, per la pesca di questa particolare specie di fauna ittica il regolamento del Parco impedisce anche solo la semplice introduzione degli strumenti di cattura. L’esercizio di tale pratica illegale è infatti ancor meno accettabile nell’area protetta e nei corsi d’acqua interni ad esso, perciò sia il prelievo degli avannotti, sia l’introduzione della ripaiola determinano, oltre al loro sequestro, violazioni al regolamento del Parco, con multe superiori ai 600 euro ciascuna.\r\nOltre alle sanzioni di natura amministrativa, poiché la violazione del divieto può addirittura costituire ipotesi di reato, i soggetti individuati saranno perciò resi noti alla Procura della Repubblica per l’applicazione delle eventuali ulteriori sanzioni penali previste ad esempio dalla Legge 7.2.1992, n. 150, che tutela particolari specie animali; ma le conseguenze della pesca illecita possono essere ancor più gravi per gli autori, che rischiano anche il sequestro della barca, soprattutto in caso di ripetute azioni illegali.\r\n\r\nIl Direttore del Parco ha presenziato all’operazione del 28 gennaio: «Ho voluto partecipare personalmente ad una nuova operazione contro la pesca illegale di “cee” condotta sul fiume Arno dal servizio vigilanza del Parco e dal Corpo forestale dello Stato. Come avevamo preannunciato poche settimane fa, i controlli sono stati serrati e molti bracconieri sono stati sanzionati con pesanti multe e relativa segnalazione penale. Desidero ringraziare di cuore le guardie del Parco e il personale della Forestale del Comando di San Rossore per la loro professionalità e dedizione, oltre che per aver lavorato in condizioni ambientali difficili e rischiose, come ho potuto verificare io stesso. Dalla lotta a questa odiosa pratica illegale arriverà un concreto aiuto alla difesa dell’ambiente del Parco ed all’economia legata alle corrette forme di pesca dell’anguilla.»\r\n\r\nI controlli da parte dei guardiaparco proseguiranno nei prossimi giorni, sempre in stretta collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, lungo l’Arno e gli altri corsi d’acqua del Parco.\r\n\r\nFonte: Enrico Lippi