Non è certo uno di quelli che le mandano a dire, Gordiano Lupi, direttore editoriale de Le Edizioni Il Foglio o come lui stesso ama definirsi “un vecchio scrittore di provincia, imbiancato nell’underground, rassegnato al suo ruolo, forse meno incazzato di prima, di sicuro molto più disilluso e meno sicuro di poter cambiare il mondo”. In questa raccolta di articoli, veri e propri gioielli di invettiva d’autore, ci regala uno spaccato veritiero della realtà editoriale contemporanea del nostro paese. Basta soltanto scorrere i titoli per sorridere, è vero che “Hemingway aveva le moleskine, io la carta della banca”, così come è vero “Non fare lo scrittore che è meglio”, per non parlare de “La tristezza di una libreria Coop”. Sorridiamo, in effetti, ma è un sorriso amaro, rassegnato, che fa venir la voglia di lasciar perdere tutto e smettere anche di arrabbiarsi, ma l’ironia è ancora oggi un’arma potente e un’alleata preziosa per non essere sopraffatti dalla banalità e dal qualunquismo. Gordiano Lupi è acuto, sagace, attento e preparato, conosce i meccanismi dell’editoria, del come, del cosa e perché si pubblica e lo rivela senza essere pedante né aggressivo, anche quando si tratta di raccontare episodi che lo riguardano da vicino e lo vedono vittima dell’ingratitudine e irriconoscenza di scrittori che ha scoperto e che al primo contratto con una casa editrice più grande non si degnano neppure di ricordarlo. E poi ancora la situazione delle piccole librerie, destinate forse a sparire e delle riviste letterarie, della piaga degli editori a pagamento che infestano il mercato di libri scadenti e i retroscena dei presunti best-sellers e degli autori blasonati. Un libro da centellinare, un articolo al giorno prima o dopo i pasti, per assorbire le proprietà benefiche di una critica costruttiva e intelligente. Merce oggi assai rara.\r\n\r\nVelina o calciatore, altro che scrittore\r\nGordiano Lupi\r\nEdizioni Historica\r\n\r\nArticolo di: Elena Torre