Maurizio De Giovanni è una delle voci narrative più interessanti del momento noi l’abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.\r\n\r\nQuanto nella creazione di un personaggio conta il suo aspetto umano?\r\nL’aspetto umano, per quanto mi riguarda, è l’unico davvero interessante. Ogni costruzione parte dalla definizione della personalità sia di chi ha compiuto un delitto, che dell’investigatore o anche della vittima.\r\n\r\nCosa di Ricciardi ha secondo te, convinto i tuoi lettori? In Italia e all’estero?\r\nL’incapacità di ignorare il dolore, operazione che la civiltà occidentale riesce a compiere con estrema e disarmante tranquillità. E naturalmente l’ambientazione nei primi anni Trenta, subito prima che la nostra nazione perdesse definitivamente l’ingenuità e la voglia di entusiasmarsi con poco e di credere nel futuro.\r\n\r\n Perchè ci si affeziona a personaggi seriali?\r\nPerché è come tornare a casa, senza dover di nuovo conoscere, scandagliare, approfondire le personalità. E perché è bello ritrovare chi si è imparato a conoscere, anche se non è troppo simpatico, e vedere come si comporta in una nuova storia.\r\n\r\n Come ti poni davanti ad una nuova storia?\r\nGuardo la vittima. Mi chiedo chi sia, chi abbia amato, quale sia stata la sua vita. E mi chiedo chi abbia voluto ucciderla, e perché, e come, e chi sembra invece che l’abbia uccisa, e perché. E’ la vittima l’inizio di ogni mia storia.\r\n\r\n Quanto ‘l’invisibile pesa’?\r\nPesa, come pesano le passioni e le miriadi di emozioni che una morte violenta suscita.\r\n
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\r\nCosa vorresti da te?\r\nContinuare a raccontare storie. E vedere negli occhi dei lettori la soddisfazione di leggerle.\r\n\r\nIntervista: Cinzia Ciarmatori