Amleto De Silva, noto vignettista per Cuore, Musica di Repubblica e, da quindici anni, per Smemoranda, autore teatrale per Montesano, vincitore del Premio Satira a Forte dei Marmi nel 2000, pubblica, o meglio ripubblica, il suo romanzo Statti attento da me con la ‘round midnight editrice. Si vanta di essere blogger della prima ora e da oltre dieci anni il suo blog www.amlo.it è seguitissimo, come anche la sua pagina FaceBook. Perché Amleto, nonostante sia caustico, irriverente e disincantato e non abbandoni quasi mai la sua verve satirica, è soprattutto una persona perbene, sempre educato, gentile e mai sgarbato con nessuno, neppure con chi non la pensa come lui. Riguardo all’Editoria Italiana contemporanea ha delle idee molto precise. Scopriamo se ha voglia di parlarcene.
Amleto, perché il tuo sguardo sulla realtà è così disincantato? C’è qualcosa che può salvarci ancora, secondo te? In cosa possiamo ancora credere e sperare nella nostra società? (laicamente parlando)
Direi in niente. Sto scrivendo un monologo teatrale che spero verrà portato presto in scena da un attore che stimo molto, e che si intitola L’inevitabile scapezzo del genere umano. La nostra società è destinata a finire molto male e molto presto.
Io credo che, sostanzialmente, quello che racconti nel tuo romanzo sia uno specchio della realtà tout court, non solo di quella partenopea che ne è protagonista. Ed è per questo che può essere una lettura interessante, oltre che divertente, per lettori di tutt’Italia. Pensi che mi sbagli di molto?
Non ti sbagli affatto. Solo perché i miei personaggi parlano napoletano non vuol dire che sono solo napoletani, o salernitani. E’ una storia ambientata a Salerno, questo sì, ma solo un completo idiota può dire che allora è una storia soltanto per i salernitani. Ti pare? Certo, ti devi sbattere, ma se volete il cocco munnato e buono le librerie sono piene di scalzacani.\
Non voglio farti domande specifiche per non togliere il gusto della scoperta dei personaggi ai lettori, ma ho una curiosità. Perché Lucio, sostanzialmente il personaggio più positivo (benché non vi sia una caratterizzazione tale per cui buoni e cattivi sono così nettamente connotati come nelle favole, e questa non è una favola), non si è meritato un finale migliore?
Ah ti sembra una brutta fine? A me no: Lucio è una brava persona, e ho già forzato la mano alla storia non facendolo morire di una brutta malattia. Come dice Marziano (scrittore, musicista e umorista salernitano ndr), Dio è sempre dalla parte dei farabutti. Non finirò mai di citare questa frase.
Ho sentito di recente una scrittrice (femmina e di nuovissima generazione: le tue preferite!) dire che lei non può giudicare i suoi personaggi. Tu cosa pensi dei tuoi? Te la senti di giudicarli?\
Non so, ma detta così mi pare una stronzata. Perché uno scrittore debba mettersi a giudicare i suoi personaggi mi sfugge. Quando racconti una storia, se lo fai bene, parti da un contesto ben definito, e narrazione e giudizio si confondono. Mi sembra una delle solite pippe senza senso della cultura italiana. Che palle questi.
Ho letto i commenti di qualche lettrice (forse un poco superficiale) che ritiene che tu non abbia una buona opinione delle donne, poiché nel romanzo quando si parla di loro non ne vengono fuori tanto bene. Se ti si conosce appena si capisce che in realtà non è affatto così, anzi. Secondo te perché qualcuna può aver avuto questa impressione?
Io scrivo, e sono una persona seria. Se vogliono le cialtronate parafemministe vadano altrove. Le librerie sono piene di libri schifosi che leccano il culo alle cialtroncelle. Io non scrivo per le vrenzole. Non le voglio. E a questo punto della mia vita non devo dimostrare niente a nessuno. Il libro non vi piace? Non ve lo comprate, tanto non siete intellettualmente in grado di capirlo. Piuttosto che piacere a loro mi taglio via un dito col coltello del pane.
Questo libro ha una storia particolare. È uscito prima in self publishing. Perché ? E perché adesso hai scelto di farlo ripubblicare dalla ‘round midnight?
Ah semplice. Perché non volevo sottoporlo al giudizio di editori che non stimo. Il mio lavoro non si tocca. O te lo prendi così com’è e ti presenti coi soldi in bocca o sono io che non te lo voglio dare. ‘round midnight me lo ha chiesto con educazione e senza cambiare una virgola, e l’ha avuto, e sono molto contento del loro lavoro. E’ gente seria e cazzuta.
Nella post fazione dici una cosa interessante sul ruolo dell’editor, sostenendo, in sostanza, che si tratta di quella figura strana del mondo editoriale capace di trasformare l’opera, magari meritevole, di un autore in una “infame cacata che però vende”. Io ho sempre pensato che fosse colui che trasforma la “cacata” di uno qualunque che vuole improvvisarsi scrittore in una “cacata che però vende”. Vuoi spiegarci meglio?
Ma non è vero, non sono neanche capaci di vendere, altrimenti avrebbero molti bestseller al mese, invece di uno ogni sei anni. E poi sono bravi tutti a vendere con la pubblicità ovunque, la tv e gli spazi in libreria. Dai la stessa cifra a me e vendo trecentomila copie.
Già che ci siamo: cosa pensi dei blog letterari, sempre più diffusi e – a detta di alcuni – sempre più influenti? E delle scuole di scrittura creativa, tanto di moda?
Io amo i blog. Ma quelli degli appassionati. Invece schifo a morte quelli che sono nelle mafiette letterarie o peggio ancora, che aspirano a farne parte. Le scuole letterarie sono un affare, e il mondo è pieno di stronzi coi soldi: domanda e offerta si incontrano, come vedi.
Hai detto da qualche parte che ti eri iscritto su Anobii ma che adesso non ci sei più. Ti sei annoiato come è successo a me?
No guarda, anobii davvero non si regge.
Ti faccio una domanda stupida ma sono certa che non darai una risposta che lo sia altrettanto. Quanto sei contento del riscontro positivo che Statti attento da me sta avendo e dell’affetto che la gente ti dimostra durante le presentazioni e sulla tua pagina FaceBook, oltre che sul tuo blog?
Sono felicissimo. Abbraccerei ognuno dei miei lettori: l’ho detto e lo ripeto, potessi, li inviterei tutti a bere con me. Vedi, comprare il mio libro è una scelta precisa; non vedi me in tv e non trovi il mio libro nelle grandi catene di bookstores: te lo devi andare a cercare, devi sbatterti per spendere dieci euro. E’ una sensazione fantastica, perché ogni libro che vendo io ne vale mille di un cretino da Feltrinelli. Certo, sarei più contento di vendere un fantastiliardo di copie, ma sono molto, molto, molto soddisfatto. I miei lettori sono persone con le palle.
Quando uscirà il tuo nuovo libro? Lo sai, vero, che quando si termina il tuo romanzo si va incontro ad una specie di crisi d’astinenza? E, se lo stai già scrivendo, di cosa parlerà, sarà forse il seguito di Statti attento da me?
Onestamente? Mi piacerebbe scrivere il sequel, mi tenta, ma non ora. Sto lavorando al nuovo, il titolo è LA NOBILE ARTE DI MISURARSI LA PALLA e sarà uno sputtanamento satirico dell’italietta letteraria. Come vedi, sono destinato a farmi schifare dai grandi editori. Qualcuno lo deve pur fare.
Intervista di: Alessandra Farinola