Da poco è uscito “The Green Dot Ep” il disco d’esordio prodotto da Cosecomuni, mixato da Alessandro Sgreccia e masterizzato da Chris Fogal nel Black in Bluhm di Denver, CO. “The Thrill” è il primo singolo estratto. Tutti i brani, in lingua inglese, ospitano una guest: Velvet, Roads Collide, Gipsy Rufina, Megan Pfefferkorn e altri musicisti. Quello che doveva essere un EP acustico diventa un vero e proprio collettivo, sulla scia dei canadesi Broken Social Scene.\r\n\r\nQuali le collaborazioni per questo disco d’esordio?\r\n\r\nCi sono ospiti in ogni brano: in “Even If” Gipsy Rufina, un artista folk che stimo particolarmente per la sua totale dedizione per la musica, costantemente in tour in tutto il mondo da ormai 5 anni. “Goodmorning/goodnight” è cantata insieme a Megan Pfefferkorn, incantevole attrice/cantante americana cresciuta tra Virginia e California. Per “Some Investments Are Recession Proof” ho voluto il giovane cantautore Roads Collide, nome d’arte del musicista e produttore Paolo Thomas Strudthoff. Infine nella cover di “Footloose” ci sono i Velvet, che sono anche produttori di “The Green Dot EP” uscito venerdì 25 gennaio per la loro etichetta “Cosecomuni”.\r\nCome hai scelto il singolo The Thrill?\r\n\r\nNon c’è una reale scelta di marketing, è l’unico brano in cui canto da solo (ci sono ospiti ma alle chitarre). Ci è piaciuto particolarmente il risultato finale delle percussioni usate senza una batteria, ma usando mani e piedi sul legno del pavimento dello studio e oggetti vari riadattati a percussioni. E’ un brano dalle molteplici influenze e abbiamo deciso di pubblicarlo come singolo.\r\n\r\n \r\n\r\nQuali i contenuti di questo album?\r\n\r\nE’ un concept basato su un rapporto a distanza, vissuto tra Roma e Los Angeles. I brani raccontano le difficoltà e la bellezza di un amore vissuto con dedizione e capacità di aspettarsi, dove la testa e il cuore devono trovare sempre nuovi stimoli per tener viva una “long distance relationship”.\r\nQuando è nato e sotto quali spinte?\r\n\r\nLe canzoni sono nate tre anni fa. Le ho scritte in poco tempo, erano piccoli regali che settimana per settimana facevo alla mia allora fidanzata americana. Ogni volta che scrivevo un brano lo suonavo dal vivo per lei via Skype. I testi sono autobiografici.\r\nHai lavorato anche all’estero, quali le differenze con l’Italia nella percezione della musica?\r\n\r\nHo vissuto in Canada e per un breve periodo anche in California. In Canada c’è molta libertà artistica. La musica è spesso condivisione, esistono molte collaborazioni tra artisti e i risultati sono spesso eccezionali. La California, Los Angeles in particolare, è la capitale dell’entertainment e ci sono moltissime band, cantanti, locali in cui suonare e case discografiche. Il livello è piuttosto alto e la musica è un business ma anche un divertimento. In sintesi, direi che all’Italia manca lo spirito collaborativo del Canada e la professionalità della California.\r\nCosa ti/vi aspetta adesso?\r\n\r\nNell’immediato c’è la promozione nelle radio e i concerti in Italia. Quest’estate tornerò a suonare negli Stati Uniti, sicuramente in California ma stiamo lavorando per “invadere altri stati”!\r\n\r\nHo iniziato a scrivere le canzoni del full album e anche per questo ci saranno collaborazioni italiane ed internazionali.\r\n\r\nIntervista: Elena Torre